mercoledì 9 settembre 2020

L'omelia del vescovo Oscar alla festa della Madonna del Soccorso

Sebbene in edizione ridotta a causa della pandemia ancora in corso, non abbiamo rinunciato all'annuale appuntamento e siamo accorsi qui, nella casa della Madre, anche a nome di tante altre persone solitamente presenti per trovare consolazione e sperimentare la sua tenerezza.

È l'accorrere dei figli che si rifugiano presso Maria in un tempo difficile, un tempo di sofferenza, di distacco da tante persone a noi care, di incertezza anche per il prossimo futuro.

La Tremezzina ha pagato un prezzo molto alto in questi mesi.

Tanti fratelli e sorelle sono stati sottratti non solo ai loro familiari, ma anche alla comunità civile ed ecclesiale.

Siamo un unico corpo, membri di un'unica famiglia, coinvolti in una medesima storia comune, responsabili gli uni degli altri, solidali nelle prove e nelle vicissitudini della vita.

Il facile slogan in uso più frequente e che si è dimostrato del tutto vano ed erroneo, è stato l'espressione "tutto andrà bene". S. Paolo, nella lettera che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci invita piuttosto a sottolineare che "tutto concorre al bene" di coloro che amano Dio.

Il corona virus è certamente un male, ma è importante sottolineare che nella fede possiamo ricavare un'utile ammaestramento anche da questa triste e persistente realtà.

Questo sentirci tutti esposti un comune pericolo, che abbiamo affrontato insieme, condividendo le avversità di tutti, ci ha insegnato a vivere nella solidarietà. Ci si salva o ci si perde insieme.

Non è facile rivestirsi di questa convinzione a causa del nostro peccato, che ci rende individualisti, presi a progettare e a difendere i nostri soli interessi personali e facili a delegare gli altri, magari anche a criticarli perché fanno, mentre noi preferiremmo volentieri non esporci e non comprometterci.

La pandemia ha stimolato molte persone ad assumersi grandi responsabilità e prendersi cura degli altri, soprattutto dei più deboli, delle persone più esposte, degli anziani, delle persone sole, dei poveri, che abbiamo visto crescere in misura sempre più grande.

Non sono mancate persone che in questo periodo si sono maggiormente esposti, dalle autorità civili ai medici, agli infermieri, ai sacerdoti, ai tanti volontari del servizio civile, a quanti si dono esposti anche a rischio della loro vita. Persone a cui dobbiamo riconoscenza, ma che diventano per noi anche dei modelli di impegno perché acquistiamo un senso di fraternità vera.

La fraternità è il nuovo nome della pace, una fraternità non originata dalla paura, ma dall'amore, essendo tutti figli dello stesso Padre.
Ci aiuti Maria ad acquisire questo spirito di fraternità che trova nella Comunità cristiana il luogo più favorevole per esercitarla, in vista di una testimonianza a servizio del mondo.

                                                                                     + Vescovo Oscar

 

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