Cosa fanno i discepoli dopo la Pasqua? Fanno comunità. Prende lentamente corpo la chiesa.
Nel vangelo questa comunità appare inizialmente chiusa (erano chiuse le porte), piena di paura, che fa fatica a credere, frammentata (manca Tommaso).
Negli Atti degli Apostoli (1 lettura) ritroviamo gli stessi discepoli a formare una comunità invece unita e aperta (stavano insieme nel portico), in crescita (venivano aggiunti credenti), testimoniante con le opere l’amore e la presenza di Gesù che opera con loro al punto che “tutti venivano guariti”: non c’è ferita, paura, timore che non possa essere sanato dall’amore misericordioso di Dio operante in Gesù.
Si è compiuto un passaggio, una ‘pasqua’, che li ha radicalmente cambiati. E’ il passaggio di Gesù in mezzo a loro. “Venne Gesù, stette in mezzo”. Lui al centro e tutto cambia.
Lui che entra nonostante le porte chiuse, le paure e i dubbi. Viene per andare in cerca di chi è smarrito e fa fatica, di chi è ferito e deluso. Entra lo stesso e dona pace.
Così è stato per i discepoli: “Pace a voi. Come il Padre ha mandato me così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo” Dove c’è Gesù e lo si pone ‘in mezzo’, al centro, fiorisce innanzitutto la pace. Quando Gesù entra nella tua vita, entra in te la sua Parola, senti la pace. Quella pace che vince la paura, la rabbia. Quella pace che è Presenza che ci invade facendoci sperimentare la riconciliazione, l’armonia, la gioia. Con Lui allora si cresce nella fede, aiutandosi insieme, affrontando i nostri dubbi e le nostre fatiche (come è stato per Tommaso) fino a riconoscere che Lui è il “mio Signore e mio Dio”. Credere diventa allora accogliere la Sua Presenza in noi, fare nostre le sue ferite e le ferite di ogni fratello e sorella; fare nostro il suo Soffio, il Suo Spirito che spira parole e gesti di perdono e di misericordia: “Soffiò e disse… ricevete, perdonate”, perché non può esserci pace senza perdono, senza misericordia.
Con Lui la comunità si trasforma e da chiusa si fa aperta; e da timorosa diventa capace di testimonianza; e da ferita e debole si rende strumento di guarigione, annunciando e operando la misericordia ricevuta in dono.
Anche noi oggi abbiamo bisogno, continuamente, di vivere il passaggio di Gesù tra noi, di lasciare che Lui possa entrare nelle nostre comunità e stare in mezzo, al centro.
Un passaggio che continua sempre. Lo ricorda la Parola ascoltata: “nel giorno del Signore”, “otto giorni dopo”, ogni domenica questo passaggio si rinnova. Ogni domenica la comunità è chiamata, pur con i suoi dubbi, le sue fatiche a credere, ad esserci. Tutti insieme; anche con Tommaso, anche con chi si è allontanato, con chi più di altri fa fatica.
Perché è lì nella comunità che ogni domenica Lui viene, sta in mezzo, dona la pace, rafforza la fede, rinnova il soffio delle Spirito, ci investe della sua misericordia e rinnova l’invito: “mando voi”. Diventate operatori di misericordia nelle vostre famiglie, nella società, in ogni ambiente dove vi trovate portate guarigione, liberazione, pace. E’ la missione della Chiesa: continuare l’opera stessa di Gesù. Come ha fatto e ci ha invitati a fare papa Francesco in questi anni.
In particolare in questo tempo pasquale, in questi cinquanta giorni che ci portano alla pienezza della Pasqua nel giorno della Pentecoste, siamo chiamati ad aiutarci insieme ad essere una comunità che rinasce, si trasforma, accogliendo Gesù nella Parola, nel Pane dell’eucaristia, nel suo Spirito, ogni domenica. Comunità che prega ora perché lo Spirito del Risorto illumini i suoi pastori nelle importanti decisioni che saranno chiamati, a giorni, a compiere; comunità capace di continuare nel tempo, con chi sarà il nuovo papa, la missione di Gesù: missione di amore e di misericordia per portare l’umanità intera alla pace, alla Sua Pace.