Giovanni ci accompagnerà da oggi per cinque
domeniche proponendoci il capitolo sesto del suo vangelo, che abbiamo appunto
iniziato a leggere, tutto dedicato al discorso di Gesù sul “pane della vita”. Oggi l’attenzione
viene catturata dell’episodio dei pani condivisi e da altri particolari del racconto.
Innanzitutto si evidenzia l’esitazione e
l’incapacità dei discepoli nel sapersi prendere cura della folla. Provocati da
Gesù (“diceva così per metterlo alla
prova”) non sanno trovare altra possibilità, davanti alla gente da sfamare,
che affidarsi al denaro (“Dove potremo
comprare il pane…?”). Pur davanti a una piccola possibilità (i cinque pani
d’orzo e i due pesci del ragazzo) non sanno far altro che manifestare sconforto
e pessimismo: “che cos’è questo per tanta
gente?”. Non sanno individuare altre soluzioni al disagio della folla e un
poco, diciamolo, ci assomigliano: quali soluzioni pensiamo e attuiamo davanti
ai diversi bisogni della gente e in particolare di chi vive in situazioni di
precarietà?
Qui entra in gioco Gesù facendo capire loro
che altra è la soluzione, altro è il modo di prendersi cura delle persone e
delle loro fatiche. Non il denaro, non la sfiducia anche in quel poco di bene e
di possibilità presenti, ma piuttosto la capacità di vivere un amore generoso
che sa, proprio partendo dal poco, dalla debolezza e pochezza umana (i cinque
pani e i due pesci), aprirsi alla condivisione. E’ nell’offerta di chi sa
donare anche il poco, di chi sa fare il primo passo, perché altri passi si
aprano e si arrivi così al cuore, ai bisogni di tutti: questa è la strada che
Gesù vuole indicarci.
Non moltiplicazione (che ha sempre un
richiamo legato al profitto, al denaro…) bensì condivisione, quale via per
rendere tutti partecipi di quanto già abbiamo. Non moltiplicare, ma distribuire,
condividere è il vero miracolo!
Quante situazioni problematiche anche oggi
potrebbero essere diversamente affrontate, e forse anche risolte, se
imparassimo la strada della distribuzione, della condivisione delle risorse,
dei beni, delle capacità, del tempo, delle doti che ognuno, pur nel suo
piccolo, possiede; e invece… si cerca solo di moltiplicare per sé, di
accumulare per difendere le proprie sicurezze: questo nelle piccole questioni
come nelle grandi.
D'altronde per diventare capaci di una
logica diversa non è facile; occorre tornare bambini! Pensate che tra quelle
cinquemila e più persone di allora nessuno avesse anche solo un panino o altro?
Sicuramente chissà quanti avevano qualcosa; ma erano tutti ‘adulti’, cioè
preoccupati solo per sé e quindi incapaci di condividere.
Chi invece condivide il poco? Un ragazzo,
l’unico che pur avendo con sé la sua razione giornaliera di cibo, non esita a
metterla nelle mani di Gesù e degli altri. Solo chi sa farsi “piccolo”, cioè libero da interessi e
calcoli, diventa capace di uscire dalle strettezze dell’egoismo e aprirsi alla
generosa condivisione che porta beneficio alla folla.
E’ una strada di conversione che si apre
davanti a noi, soprattutto in questi tempi non facili: troppo abituati a
moltiplicare tutto, ad avere e volere tutto per sentirci grandi, abbiamo
disimparato a donare, a condividere, a saper assumere uno stile di libertà
dalle cose e di fiducia.
E abbiamo anche disimparato a non sciupare
i doni, quello che abbiamo. Curioso come Gesù invita a “raccogliere i pezzi avanzati perché nulla vada perduto”. E’ invito
a non sciupare i doni di Dio, a riconoscerne la grandezza e il valore.
L’eucaristia che celebriamo è momento che,
se vissuto consapevolmente, rivoluziona il nostro modo di vivere per aprirci a
una capacità di dono e di generosità concreta che diventi, oggi, segno efficace
del saperci anche noi, insieme con Gesù, prenderci cura gli uni degli altri.
Certo non è facile comprendere tutto ciò e
fidarsi.
Nemmeno la grande folla sfamata in
abbondanza capisce. E infatti lo cercano per farlo re; lo vogliono perché
risolve i problemi contingenti della vita. Non capiscono invece che il Dio di
Gesù è altro: un Dio che ci propone di essere sempre dono totale e gratuito per
gli altri. Questo non lo capiscono.
Questo ancora oggi scandalizza. Un Dio così
ci va meno bene, è meno comodo, è diverso dai nostri calcoli.
Gesù fugge, si allontana da loro: fugge chi
lo applaude e lo acclama, ma non lo capisce. Fugge, ma non per isolarsi, bensì
per trovarsi insieme con il Padre e saper così continuare ad essere limpida e
autentica immagine di Colui che è amore gratuito e abbondante.
Incontrandoci con Lui, ogni domenica, anche
noi possiamo imparare, nonostante tutte le fatiche e fragilità, che vale molto
di più saper distribuire e condividere che non moltiplicare e possedere.
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