Mercoledì 11
luglio, festa di S.Benedetto, un centinaio di persone - chi partendo dal
Santuario della Madonna del Soccorso in Ossuccio e chi dall’abbazia
dell’Acquafredda in Lenno - hanno raggiunto, dopo una buona ora di cammino,
l’antica abbazia (1083) di San Benedetto in Valperlana. Un monastero voluto
dall’allora vescovo di Como Rainaldo quale luogo per attuare una profonda
riforma della vita cristiana, ai quei tempi fortemente decadente…
Ciò che ha spinto
queste persone a inoltrarsi fino in fondo valle non è stato il desiderio di una
passeggiata alla ricerca di ristoro e di frescura. Ben altro ha guidato i loro
passi; un desiderio più profondo, quasi un richiamo che ogni anno risuona da
quella valle spingendo gente diversa e da luoghi differenti (dalla Valtellina
alla bassa comasca, gente del lago e della città) a darsi appuntamento: sono
più di 18 anni che in questa data ci si ritrova per celebrare alle ore 11.00
l’Eucaristia.
E’ il richiamo di
s.Benedetto, della sua Regola, della sua vita luminosa, fortemente evangelica a
risvegliare il bisogno di attingere ancora una volta da lui quei valori limpidi
ed essenziali che danno sostegno e orientamento alla vita.
Silenzio e ascolto
per ricercare Dio; preghiera e lavoro per custodire il creato e generare
bellezza; accoglienza dell’altro e ospitalità per costruire relazioni solidali,
fraterne, imparando a riconoscere Gesù nell’ospite pellegrino. Valori che oggi,
più che mai, necessitano per ridare unità alla vita di ciascuno di noi e per ricostruire
una società, un’Europa (di cui Benedetto è patrono) più accogliente e fraterna.
Lì, nel profondo
silenzio di quella valle, monaci dell’anno 1000 hanno fatto risuonare con il
loro “ora et labora”; valori che, al varcare dell’anno 2000, sono
stati ripresi da monaci di oggi, da quel Ginepro che con la sua presenza
decennale in questi luoghi ha ridato anima all’antico messaggio e ha ridato
cura e salvezza al vecchio monastero.
Si torna quindi per
fare memoria di questo passato, per risvegliare nel cuore, sempre in ricerca,
quell’ ”Ascolta, figlio...” che
introduce a una regola di libertà e di sapienza profonda; per ritrovare persone
che, abitate dalla bellezza e dalla profonda spiritualità di questo luogo, hanno
in anni passati lavorato volontariamente per tenere in vita questo gioiello
romanico ma soprattutto per non far spegnere una proposta di vita fortemente
alternativa quanto profondamente cristiana. Persone che vogliono ancora una
volta insieme far sì che non venga meno questo richiamo, che non si perda la
cura di queste ‘pietre parlanti’, cosicché altri, tanti altri, soprattutto
giovani, possano, oggi e in un domani, attingere al sempre attuale e moderno
messaggio che viene da s.Benedetto, che altro non è che il messaggio del
Vangelo: “con la guida del vangelo,
inoltriamoci nelle Sue vie per meritare di vedere nel suo regno Colui che ci ha
chiamati” (R.s.B.).
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