Siamo custodi di una notizia splendida: “scelti da Dio per essere figli adottivi
mediante Gesù… in Lui siamo stati fatti anche eredi… in Lui abbiamo ricevuto il
sigillo dello Spirito”. E’ l’annuncio che risuona quale benedizione nella
seconda lettura odierna.
Una notizia – vera - che cambia la vita, apre
un orizzonte di speranza, svela la tua e l’altrui dignità: figli, fratelli,
chiamati a formare in Cristo una sola umanità. Cambia lo sguardo su di te e
sugli altri, su Dio e sulla storia dell’umanità.
Una notizia che sei e siamo chiamati a
diffondere a tutti.
Per questo siamo chiamati, scelti: come i
Dodici che “Gesù chiamò a sé e prese a
mandarli”, come Amos il profeta(prima lettura). Nessuno è escluso da questa
chiamata; e nulla, nemmeno le nostre umili origini e le nostre fragilità,
possono impedire a Lui di voler avere bisogno di noi, così come ha avuto
bisogno di Amos il mandriano e dei dodici operai e pescatori.
Oggi vediamo più volte che gli uomini per
diffondere notizie, più o meno vere e interessate, utilizzano mezzi non adatti
(inganno, menzogna, corruzione…); il fine, in ogni caso, giustifica i mezzi.
Non così per il discepolo chiamato da Gesù;
per lui i mezzi devono anticipare il fine. Questa notizia infatti più che
essere diffusa a voce, chiede di essere realizzata, attuata nella vita.
Se la notizia sta nell’amore di Dio che
tutti ci vuole suoi figli in Gesù, abitati dal suo Spirito e resi una sola famiglia,
ebbene i mezzi che annunciano e attuano questa bella notizia la devono
anticipare, rendere subito, immediatamente reale, vera. Non si può annunciare
di essere figli di Dio se poi si compiono discriminazioni e si respingono
persone che di fatto sono nostri fratelli e sorelle; non si può annunciare la
dignità e la grandezza di ogni persona se poi non si fa nulla perché questa
dignità venga rispettata e tutelata.
Per questo Gesù inviando i suoi discepoli
non chiede loro di compiere chissà quali cose o iniziative o programmi; propone
e ordina (ordinò loro dice il testo)
uno stile nuovo, quale mezzo efficace per dare subito corpo, concretezza alla
bella notizia.
Questo stile è proposto nella pagina del
vangelo e lo potremmo semplicemente sintetizzare tre suggerimenti.
“Prese
a mandarli a due a due”: la fraternità si costruisce
vivendola; a due a due, fraternamente si fa crescere il vangelo che annuncia
che siamo la famiglia dei figli di Dio.
“Ordinò
loro di non prendere…”: la libertà dalle cose, dalle
sicurezze umane apre a un atteggiamento di fiducia che annuncia la vicinanza di
un Padre che non dimentica nessuno e per tutti vuole dignità e giustizia.
Infine “scacciavano
molti demoni”: è la lotta contro il male che divide, è la concreta
promozione del bene che unisce e permette una vita guarita, piena, realizzata.
Indicazione di mezzi che già anticipano un
fine: essere insieme il popolo di Dio, che ci ha da sempre, “prima della creazione del mondo”, pensati,
scelti, amati per partecipare alla sua stessa vita. Questo è il fine verso il
quale tende l’umanità tutta; “ricondurre
a Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra”.
A noi, cristiani, consapevoli di questo
meraviglioso progetto, di questa sbalorditiva notizia, il compito di
promuoverla, attuarla, anticiparla dentro la nostra storia di oggi, proprio
attraverso quei mezzi, semplici ma efficaci che Gesù ci suggerisce.
Di cristiani-profeti, di annunciatori
autentici, di costruttori di comunione oggi c’è urgente bisogno.
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