domenica 29 maggio 2022

"Cielo e terra in un unico abbraccio" - Ascensione del Signore

 

Gesù è venuto, ha vissuto tra noi fino al dono della sua vita, è morto ed è risorto, ed ora ritorna al Padre.

Potrebbe sembrare la fine di un’avventura dove, dopo tante emozioni, tutto ritorna come prima, pure con un bilancio abbastanza fallimentare….

Non è così: da ora in poi tutto non è più come prima.

Questa venuta di Dio tra noi in Gesù ha cambiato ogni cosa.

Grazie a Gesù il cielo si è definitivamente aperto e Dio ha rivelato il suo volto di Padre; ci siamo scoperti amati, benedetti, salvati, fini a riconoscerci figli di Dio; la storia è diventata luogo della presenza stessa di Dio e del costruirsi del suo regno; la sofferenza, il dolore, la morte stessa, pur rimanendo nella loro tragicità, hanno ricevuto un senso e una fine; l’umanità tutta è chiamata a un destino di gloria, di vita piena.

Tutto non è più come prima. E questo grazie all’incarnazione di Gesù, il Dio fatto uomo e al suo mistero pasquale di cui l’Ascensione è il vertice. Celebriamo il vertice della Pasqua che avrà nella Pentecoste il suo compimento: non la fine, ma il realizzarsi per sempre di una novità assoluta che si è compiuta in Gesù e che ora avvolge la nostra vita.

Questo è il senso dell’Ascensione: siamo tutti “avvolti” da una Presenza nuova. Cielo e terra uniti insieme per sempre: “non state a guardare in cielo” ma imparate a vedere il cielo in terra, Gesù accanto a noi sempre.

E Gesù ci lascia una benedizione e una promessa.

Lo Spirito viene ad avvolgerci, lo Spirito di quel Gesù che diventa ora e per sempre “la via nuova e vivente” (2 lett.) che ci porta al Padre e alla nostra piena umanizzazione e divinizzazione, al compimento della Pasqua in noi.

Inizia così il tempo dello Spirito: Lui ora è il protagonista e il costruttore della vita della Chiesa e della nostra vita personale.

Avvolti nella Sua Presenza siamo chiamati a diventare “testimoni” (1 lett. e Vg.): cioè a dare un volto a Colui che non è più visibile, ma è Presente.

Presente per sempre nella Parola e nello Spirito.

Su questo si fonda la testimonianza come suggerisce il Vangelo: “Di questo voi siete testimoni”. E il “questo” è il “così sta scritto”, la Parola.

E questo grazie allo Spirito donato che ci rende capaci di portare a tutti “conversione e perdono” (1 lett.).

Siamo invitati dunque a uno sguardo nuovo.

Non più uno sguardo basso, tutto rivolto alla terra, né chiuso nel passato, uno sguardo spento, senza speranza.

Siamo chiamati a uno sguardo alto, rivolto alla meta ultima (il Cristo che tornerà); uno sguardo teso in avanti verso la novità di Dio; uno guardare lontano, a quel Regno che è chiamato a giungere a tutte le genti, per portare a tutti l’amore di Dio che tutti avvolge.

Chiamati a relazioni nuove, nuova capacità di comunicazione che parte dall’ascolto con il cuore (giornata delle comunicazioni). Un ascolto che ci renda capaci di scoprirci fratelli e di continuare a seminare benedizione e relazioni d’amore. Ovvero fare quello che ha fatto Gesù. Farlo con Lui che ci sostiene con il Suo Spirito.

Anche noi come i primi discepoli allora, così come li presenta la conclusione del vangelo di oggi, viviamo la festa dell’Ascensione nella gioia per la consapevolezza di questa Presenza nuova e nella preghiera perseverante, perché Parola e Spirito rafforzino in noi la loro Presenza rendendoci capaci di esserne i testimoni con la nostra vita.

sabato 14 maggio 2022

Camminiamo sulla strada...


 Domenica 15 maggio: Charles de Foucauld santo

 

Voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld. Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese». Voleva essere, in definitiva, «il fratello universale». Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen.

 (Papa Francesco, Enciclica Fratelli tutti, n.286-287)

Padre mio,
Io mi abbandono a te:
fa’ di me ciò che ti piace!
Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio.

Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature.

Non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo.

Ed è per me un’esigenza d’amore il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché tu sei il Padre mio.

 Charles de Foucauld