Ancora
una volta Gesù fa uso di immagini per aiutarci a capire qualcosa di più di Lui,
del Padre, della nostra vita di cristiani.
Dopo
essersi paragonato alla porta e al pastore buono, oggi fa uso dell’immagine
della casa: “nella casa del Padre mio vi
sono molte dimore… vado a prepararvi un posto…”
Teniamo
presente che questo brano si colloca negli ultimi
momenti che Gesù trascorre con i suoi discepoli. Loro sono turbati perché sanno
di doversi separare da lui e per l’annuncio dell’imminente morte. Ma Gesù li
vuole rassicurare, tranquillizzare: “Non
sia turbato il vostro cuore”. Vuol far loro comprendere un paradosso: che
la sua morte non sarà una perdita per loro, ma un guadagno; che la sua morte
non sarà un’assenza, ma una presenza ancora più intensa. Li rassicura che Dio è
con lui. Ecco perché dice: “Abbiate fede in
Dio e abbiate fede anche in me”. E poi
rassicura sull’effetto della sua partenza e dice appunto che “nella casa del Padre vi sono molte dimore”.
Qui bisogna comprendere bene questo versetto alla
luce di quanto segue: “Vado a prepararvi
un posto e… verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate
anche voi”. E poi nel versetto 24 Gesù dirà: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il
Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui”.
Con l’immagine della casa Gesù dunque non pensa a
una dimora fisica, concreta, dove arriveremo dopo la morte. Pensa invece a ciò
che la casa esprime: comunione, intimità. Essa è il luogo privilegiato
dell’incontro, dello stare insieme, dove ognuno ha il suo posto, il suo spazio.
Non si tratta quindi di una dimora presso il Padre ciò a cui allude Gesù, ma del Padre che
viene a dimorare tra gli uomini. Questa è la novità, la grande novità proposta da Gesù: non c’è più un
santuario dove si manifesta Dio, ma in ogni persona che lo accoglie, lì Dio si manifesta. Noi possiamo
diventare, proprio grazie alla sua ‘partenza’, al suo ‘tornare al Padre’ cioè entrare
nella comunione intima con Lui, il luogo, la casa dove Lui si fa presente, dove
vivere una comunione intima e permanente nella sfera della dimensione divina,
nella sfera dell’amore.
Per questo Pietro nella seconda lettura ricorda
ai cristiani: “Voi siete costruiti come
edificio spirituale… avvicinandovi al Signore pietra viva”. Voi siete ora
la sua casa! Quindi il Dio
di Gesù è un Dio che chiede di essere accolto per fondersi con la persona e
dilatare la sua capacità d’amore. Questa sarà la sua dimora.
Ecco tuttavia che i suoi discepoli fanno fatica a
capire; e così anche noi. Sia Tommaso, prima, che Filippo, poi, pongono a lui
una domanda. “Non sappiamo dove vai, come possiamo
conoscere la via?”. Sembra dire Tommaso: ma quale via dobbiamo seguire
per arrivare a questo incontro, a questa comunione, a questo stare insieme? Anche
Filippo manifesta esitazione: “Mostraci
il Padre e ci basta”, mostraci Colui con il quale ci inviti a vivere
insieme, chi è questo Padre?
Le risposte di Gesù fanno chiarezza. “Io sono”: rivendica la sua condizione
divina, affermando che solo Lui è “la via,
la verità, la vita”. E poi aggiunge: “Se avete
conosciuto me, conoscerete anche il Padre”. “Da tanto tempo sono con voi e tu
non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”.
Ecco l’importante rivelazione di Gesù: “Io sono” il manifestarsi del Padre; io
via che conduce alla verità su Dio e all’incontro di vita in Lui. Via che
conduce alla ‘casa’, alla comunione d’amore.
Gesù è manifestazione visibile di Dio, ha
mostrato chi è Dio con tutta la sua vita: amore che si fa servizio e si dona a
noi.
Gesù è il manifestarsi del Padre; Dio è uguale a
Gesù. Gesù è molto chiaro: “Chi ha visto
me ha visto il Padre”.
E
stranamente non dice “lo conoscerete nel futuro”,
ma Gesù afferma: “Fin da ora lo conoscete e lo avete
veduto”. Questa
comunione con il Padre alla quale Gesù ci invita dunque avviene già ora: “Fin
da ora lo conoscete”, cioè siete in relazione con Lui.
Già ora siamo
nella casa del Padre se siamo con Gesù, nel suo amore. C’è un vincolo, un
legame personale strettissimo che ci rende partecipi della stessa vita di Dio,
attraverso quella via che è Gesù stesso, venuto a svelarci la verità su Dio e
su noi stessi.
“In verità, in verità vi dico: chi crede
in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più
grandi di queste, perché io vado al Padre”. Così poi si chiude
il brano. Come si fa a compiere azioni più grandi di Gesù? Non certo da soli. Gesù
non ha potuto rispondere a tutti i bisogni dell’umanità. E’ nella comunità dei
discepoli che oggi continuano le opere dell’amore, le opere del Padre. La
relazione d’amore col Padre non è solo fatto personale, ma è chiamata a
riflettersi nella vita della comunità. Una comunità tuttavia, come ci ricorda
la prima lettura, che deve superare ogni forma di divisione e litigio e
lasciarsi guidare solo dalla Parola di Gesù e dal suo Spirito. Solo così, se la
comunità si rifà al suo nome e si edifica su Lui pietra angolare, diverrà
capace di essere casa di comunione e di pace, “edificio spirituale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato
perché proclami le opere ammirevoli di Lui, che ci ha chiamati dalle tenebre
alla sua luce meravigliosa”.
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