sabato 6 maggio 2017

Quarta domenica di Pasqua



“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Bastano queste parole per dire tutto l’amore di Dio per noi.
Parole che evidenziano l’unica grande vocazione alla quale tutti siamo chiamati: la vocazione alla vita, a una vita abbondante, significativa, realizzata.
Davanti a questa chiamata tuttavia dobbiamo interrogarci e chiederci: cosa e chi mi fa vivere sempre meglio? cosa e chi invece mi inganna e distrugge la mia vita?
Gesù parla chiaro infatti. Ci sono persone o cose che sono “ladri e briganti” che ingannano la gente; entrano nella loro vita con astuzia e creano scompiglio, portano divisione, tolgono la pace dal cuore. Queste persone o cose non entrano dalla porta, cioè apertamente ma come ladri con astuzia vengono ad occupare la nostra mente, i nostri pensieri e infine le nostre scelte, fino a diventare loro i padroni di noi stessi, riducendoci a schiavi del loro volere. Se ci fermiamo a riflettere riusciamo sicuramente a dare un nome e un volto a questi “ladri”: a volte persone reali che ci ingannano e ci spingono a scelte disoneste, al male e alla maldicenza…, altre volte si tratta di cose o atteggiamenti: brama di possedere, orgoglio, egoismo, se non violenza e cattiveria…
Non sono certo queste persone o cose che possono donarci una vita bella; anzi lentamente la frantumano e distruggono, portandoci a una vita assurda e vuota.
Sempre con chiarezza Gesù afferma invece che lui vuole entrare nella nostra vita non con inganno e malizia, ma dalla porta; perché lui non è ladro, ma “pastore”, perché “chi entra dalla porta è il pastore”. Per questo porta pace, pienezza e armonia di vita. Non si fa padrone, ma custode, rendendoci così figli liberi e amati.
Come e quando avviene questo? Quando ”ascoltando la sua voce” e “seguendo le sue orme” facciamo spazio a Lui nella nostra vita come si fa spazio a un amico, a una persona amata. Più lo accogliamo e più la nostra vita cresce, si rafforza, si unifica, si fa bella e feconda.
E più Lui “pastore e custode delle nostre anime” ci libera, ci strappa fuori… Lui che ci conosce per nome “conduce fuori”, dice il vangelo. Anzi: “spinge fuori”; fuori da ogni recinto e chiusura, perché sa bene che non si può avere vita abbondante se ci si chiude in se stessi e nei propri recinti. Così facendo si soffoca, ci si impoverisce, si diventa sterili. Ecco perché “spinge fuori”, invita a uscire da ogni recinto mentale, relazionale, di gruppo o di casta, di idee… Quanti recinti innalziamo pensando di salvarci, difenderci, custodirci, ma di fatto questi recinti ci isolano, ci chiudono, ci impoveriscono.
Quanti recinti ancora oggi possono tenerci fermi in una religiosità più pagana che cristiana, più superstiziosa che autentica. E questo anche nelle nostre comunità: il recinto della propria piccola parrocchia, il recinto di tradizioni e usanze vissute senza più convinzione; il recinto fatto di calcoli, di critiche, di giudizi che ci chiudono gli uni agli altri…
Occorre veramente osare con coraggio passare oltre, uscire per quella porta giusta che è Gesù.
Se vogliamo la vita in abbondanza occorre lasciar entrare Gesù per poi con Lui uscire verso gli altri, verso il mondo, verso ogni uomo e donna per condividere la vita stessa e insieme crescere, camminare, portare frutti abbondanti di bene. “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.
E’ tempo di imparare a cacciare dal cuore, dalla mente e dalla vita coloro che ci derubano della vita stessa, ne vogliono essere i padroni, impoverendoci e chiudendoci dentro i nostri piccoli e sterili recinti. Cacciare chi ci deruba la vita, per lasciar entrare Colui che invece è la porta stessa della vita, e ce la dona in abbondanza. Questa è la conversione che Pietro indicava a quanti domandavano: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?” cercando di dare una svolta nuova alla loro vita. “Convertitevi” a Gesù, “ciascuno di noi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo”, si lasci immergere nella sua vita e troverà vita in abbondanza, “riceverà il dono dello Spirito Santo”, la vita stessa del Padre e del Figlio.
E’ tempo dunque di imparare a distinguere una voce dall’altra. Di imparare a seguire quella voce che ci riconduce dall’essere “erranti” all’incontro con “il pastore e il custode” della nostra vita.
Giornata di preghiera per le vocazioni oggi: perché impariamo a riconoscere la Voce che ci conduce alla Vita; perché con Gesù impariamo a uscire verso gli altri a fare della nostra vita un dono generoso a servizio del vangelo e della chiesa.
Così diventeremo anche comunità ricche di vita, della vita dello Spirito capaci di suscitare nuove energie a servizio del vangelo. Lo ricorda papa Francesco nell’Evangelii Gaudium In molti luoghi scarseggiano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore apostolico contagioso, per cui esse non entusia­smano e non suscitano attrattiva. Dove c’è vita, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgo­no vocazioni genuine”.
Sia così la nostra vita e la vita delle nostre comunità.

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