sabato 14 dicembre 2024

"Che cosa dobbiamo fare?" - Terza domenica di Avvento - Gaudete

 

“Che cosa dobbiamo fare?” La domanda che risuona sulla bocca di persone diverse nel vangelo di oggi è una domanda che più volte anche noi ci facciamo.

Quando emerge questo interrogativo? Quando ci si trova davanti a situazioni o eventi che ci toccano da vicino, che ci interpellano, in negativo (malattie, fallimenti, liti, problemi sul lavoro e di relazioni varie…) e anche in positivo (un evento imprevisto, una nuova opportunità di lavoro o di sistemazione, una vincita, incontri che segnano la nostra vita…)

“Che cosa dobbiamo fare?”: quali scelte, quali priorità, davanti a situazioni di questo tipo che ci interpellano?

Così deve essere accaduto per quella folla che seguiva il Battista davanti all’annuncio carico di forza e di profezia del Messia, davanti all’annuncio di una novità che si profilava all’orizzonte e che chiedeva di preparare strade, di abbattere colli, di riempire vuoti.

Come fare? Come muoverci davanti a un evento così nuovo e sorprendente? Come preparare la strada alla venuta di questo Dio così imprevedibile?

“Che cosa dobbiamo fare?” Questa la preoccupazione, questo vogliono sapere quella folla di rappresentanti anche di tutti noi oggi. Che cosa dobbiamo fare perché fiorisca nella storia la novità e la bellezza di Dio, perché l’amore vinca l’odio, perché si aprano strade di riconciliazione, di pace, di giustizia.

Forse quella gente – come noi – si attendeva risposte impegnative e complesse. Giovanni Battista invece offre risposte estremamente semplici.

“Che cosa dobbiamo fare?”: basta un pezzo di pane, un vestito, un poco di onestà, il rispetto dei corpi e dei beni degli altri. Cose di tutti i giorni, niente di straordinario. Ma è come se dicesse: sei tu che devi cambiare, allarga il tuo cuore, sveglia i tuoi occhi, guarda chi ti circonda con un poco più di affetto; solo così prepari la strada a Dio, solo con un pizzico di amore in più nelle cose che fai. Nelle cose di tutti i giorni.

Non lasciarti cadere le braccia” abbiamo ascoltato nella prima lettura del profeta Sofonia, non ti vengono chieste cose straordinarie per andare incontro al Dio che viene, l’importante è il “come” le fai, quanta vita tua ci metti dentro in tutto il tuo ordinario quotidiano.

Questo vivere l’ordinario in modo straordinario, cioè con e per il Signore è ciò che tutti noi siamo chiamati a fare. I nostri impegni di ogni giorno, le relazioni con gli altri e nella famiglia, l’attenzione a chi ha più bisogno, il coltivare la giustizia e l’onestà in tutto. E’ la strada, è la via perché fiorisca ancora oggi la novità di Dio dentro la nostra storia personale e sociale.

E sarà allora esperienza di gioia. Quella gioia che oggi viene annunciata e augurata dalla Parola di Dio: “Rallegrati, grida di gioia…perché? Il Signore è in mezzo a te. Gioirà per te e ti rinnoverà con il suo amore”. Dunque “siate sempre lieti nel Signore, siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino”.

Facciamo crescere in noi e attorno a noi, nonostante i tempi difficili che stiamo vivendo, anzi soprattutto in questi tempi difficili, la gioia che nasce dalla certezza che il Signore viene ed è presente per sostenerci e guidarci con il Suo Spirito, Lui che è il più forte. Con Lui impariamo a discernere la paglia dal grano, ciò che è vano da ciò che invece veramente conta e vale. Ecco cosa dobbiamo fare: con la nostra amabilità riaccendere gioia e fiducia in chi incontriamo perché tutti possiamo comprendere che solo nel Signore ci sarà data vera gioia e la sua pace custodirà i nostri cuori e le nostre menti.

 

 

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