sabato 8 novembre 2014

Festa della dedicazione della basilica del Laterano



Oggi tutti i cattolici di rito latino si uniscono alla Chiesa di Roma per ricordare e celebrare la Dedicazione della loro cattedrale, la basilica del Laterano, che è il simbolo dell’unità di tutte le Chiese, di cui il papa pure è figura. Con questa festa quindi proclamiamo la nostra unità al vescovo di Roma papa Francesco, successore di Pietro.
Il passo del vangelo oggi ci ha portati sul piazzale del tempio di Gerusalemme. Là vediamo Gesù in atteggiamento insolito; non siamo abituati a un ‘Gesù collerico’. “Fece una frusta di cordicelle”. Con questo gesto Gesù vuol far conoscere in modo inequivocabile il suo dissenso ad una pratica cui tutti erano abituati e che molti giudicavano addirittura bella e buona. Il piazzale del tempio, luogo destinato alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio, era occupato invece da attività commerciali e finanziarie. Cambiavalute e venditori di animali avevano il loro posto proprio là.
È pur vero che sia il denaro che gli animali venivano usati per le offerte e i sacrifici ad onore di Dio. Ma di fronte ai pellegrini e a chi saliva per l’incontro con Dio, che figura ci faceva proprio quel Dio che veniva onorato in tal modo?
L’idea di Dio che veniva trasmessa da quel traffico non era certo l’idea di un Padre buono che accoglie nel suo cuore tutti i suoi figli con amore disinteressato, ma piuttosto, per chi arrivava qui, Dio faceva la figura di essere un commerciante o un padrone affamato di denaro, che dev’essere accontentato. Più che figli ci si poteva sentire servi, se non addirittura schiavi.
Il gesto di Gesù è il minimo che ci potessimo attendere. «Fuori tutto, qui non è il posto per queste cose e per queste attività»!  Non fate della casa del Padre mio un mercato!”.
Gesù caccia i mercanti, perché la fede è stata monetizzata, Dio è diventato oggetto di compravendita. I furbi lo usano per guadagnarci, i pii e i devoti per ingraziarselo: io ti do orazioni, tu in cambio mi dai grazie; io ti do sacrifici, tu mi dai salvezza. (E.Ronchi)
Che cosa preme a Gesù?
A lui non preme il tempio, di per sè, ma il Padre e il rapporto che gli uomini devono vivere con lui. Il Padre dev’essere conosciuto e quindi amato come Padre.
Noi proprio questo vogliamo imparare e vivere nelle nostre chiese. Esse sono state costruite per raccoglierci in una preghiera serena, lieta, attenta, capace di ascolto, una preghiera nella quale il primo posto appartiene al Signore.
Le nostre chiese sono casa di Dio, luogo di incontro dei suoi figli in quanto figli suoi. Tutti devono potervi entrare, e tutti in esse devono essere aiutati ad incontrare il Dio dell’amore, della misericordia, della fedeltà, della pace, il Dio che parla a tutti e a ciascuno personalmente.
Nella chiesa quindi deve essere favorito il silenzio delle parole umane, il raccoglimento, togliendo tutto ciò che invece porta a distrazione, dispersione se non a un’idea errata di relazione con Dio, quasi fosse un padrone a cui rendere tributi.
Nel tempio è Dio che deve far conoscere il suo amore e la sua sapienza, quella che darà luce per comprendere e forza per vivere i vari momenti della nostra giornata.
Inoltre ciò che vale per l’edificio della chiesa vale anche per ogni persona, tempio del Dio vivente! San Paolo ce lo ricorda: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”. Già Gesù si presenta come il vero tempio, il luogo dove Dio abita, alludendo appunto alla distruzione del suo corpo e alla sua risurrezione.
Questo ci insegna a riconoscere che il vero tempio dove Dio dimora è la vita di ogni essere umano prima ancora che dentro una chiesa di pietre. Dobbiamo allora anche dal nostro cuore scacciare lo spirito commerciale, cioè quegli atteggiamenti che ci portano a trattare e Dio e gli uomini in modo utilitaristico e servile. Noi siamo tempio di Dio, ma in noi c’è sempre qualcosa o qualche atteggiamento che deve essere scacciato, per diventare uomini e donne che si accolgono con gratuità e autentico amore.
Dei nostri templi magnifici non resterà pietra su pietra, ma noi resteremo, casa di Dio per sempre. C'è grazia, presenza di Dio in ogni essere. Passiamo allora dalla grazia dei muri alla grazia dei volti, alla santità dei volti. (E.Ronchi)
L’unico tempio di Dio libero e luminoso è Gesù. Egli è il tempio, tempio che dà vita a tutti con le acque che sgorgano da lui come ci ha ricordato la grandiosa immagine del profeta Ezechiele. Egli è fonte di vita ed egli farà anche di me e di te un vero tempio dove qualcuno può incontrare il vero Dio e riceverne la luce e l’amore.
Da Lui tutti noi attingiamo dunque le acque dello Spirito e diventiamo la sua chiesa, il suo corpo vivente, le pietre vive che sono unite tra loro e fondate su Gesù stesso, “infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo”. Da Lui veniamo resi capaci di edificare nella storia il suo regno di Dio.
Questa è la chiesa, la comunità cristiana. Uomini e donne che con la loro vita di comunione e di fraternità diventano nel mondo il tempio dove Dio abita. Certo poi occorrono anche le chiese di mura, ma solo a condizione che siano luoghi che aiutano a crescere come comunità in Gesù, luoghi dove non esercitare i nostri più o meno leciti traffici anche religiosi.., ma dove attingere all’acqua viva dello Spirito e della Parola per crescere insieme a immagine di Cristo divenendo con Lui e grazie a Lui il tempio vivo e santo di Dio.

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