Oggi tutti i cattolici di rito latino si
uniscono alla Chiesa di Roma per ricordare e celebrare la Dedicazione della
loro cattedrale, la basilica del Laterano, che è il simbolo dell’unità di tutte
le Chiese, di cui il papa pure è figura. Con questa festa quindi proclamiamo la
nostra unità al vescovo di Roma papa Francesco, successore di Pietro.
Il passo del vangelo oggi ci ha portati sul
piazzale del tempio di Gerusalemme. Là vediamo Gesù in atteggiamento insolito;
non siamo abituati a un ‘Gesù collerico’. “Fece una frusta di cordicelle”.
Con questo gesto Gesù vuol far conoscere in modo inequivocabile il suo dissenso
ad una pratica cui tutti erano abituati e che molti giudicavano addirittura
bella e buona. Il piazzale del tempio, luogo destinato alla preghiera e
all’ascolto della Parola di Dio, era occupato invece da attività commerciali e
finanziarie. Cambiavalute e venditori di animali avevano il loro posto proprio
là.
È pur vero che sia il denaro che gli
animali venivano usati per le offerte e i sacrifici ad onore di Dio. Ma di
fronte ai pellegrini e a chi saliva per l’incontro con Dio, che figura ci
faceva proprio quel Dio che veniva onorato in tal modo?
L’idea di Dio che veniva trasmessa da quel
traffico non era certo l’idea di un Padre buono che accoglie nel suo cuore
tutti i suoi figli con amore disinteressato, ma piuttosto, per chi arrivava
qui, Dio faceva la figura di essere un commerciante o un padrone affamato di
denaro, che dev’essere accontentato. Più che figli ci si poteva sentire servi,
se non addirittura schiavi.
Il gesto di Gesù è il minimo che ci
potessimo attendere. «Fuori tutto, qui non è il posto per queste cose e per
queste attività»! “Non fate della
casa del Padre mio un mercato!”.
Gesù caccia i
mercanti, perché la fede è stata monetizzata, Dio è diventato oggetto di
compravendita. I furbi lo usano per guadagnarci, i pii e i devoti per
ingraziarselo: io ti do orazioni, tu in cambio mi dai grazie; io ti do
sacrifici, tu mi dai salvezza. (E.Ronchi)
Che cosa preme a Gesù?
A lui non preme il tempio, di per sè, ma il
Padre e il rapporto che gli uomini devono vivere con lui. Il Padre dev’essere
conosciuto e quindi amato come Padre.
Noi proprio questo vogliamo imparare e
vivere nelle nostre chiese. Esse sono state costruite per raccoglierci in una
preghiera serena, lieta, attenta, capace di ascolto, una preghiera nella quale
il primo posto appartiene al Signore.
Le nostre chiese sono casa di Dio, luogo di
incontro dei suoi figli in quanto figli suoi. Tutti devono potervi entrare, e
tutti in esse devono essere aiutati ad incontrare il Dio dell’amore, della
misericordia, della fedeltà, della pace, il Dio che parla a tutti e a ciascuno
personalmente.
Nella chiesa quindi deve essere favorito il
silenzio delle parole umane, il raccoglimento, togliendo tutto ciò che invece
porta a distrazione, dispersione se non a un’idea errata di relazione con Dio,
quasi fosse un padrone a cui rendere tributi.
Nel tempio è Dio che deve far conoscere il
suo amore e la sua sapienza, quella che darà luce per comprendere e forza per
vivere i vari momenti della nostra giornata.
Inoltre ciò che vale per l’edificio della
chiesa vale anche per ogni persona, tempio del Dio vivente! San Paolo ce lo
ricorda: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita
in voi?”. Già Gesù si presenta come il vero tempio, il luogo dove Dio
abita, alludendo appunto alla distruzione del suo corpo e alla sua
risurrezione.
Questo ci insegna a riconoscere che il vero
tempio dove Dio dimora è la vita di ogni essere umano prima ancora che dentro
una chiesa di pietre. Dobbiamo allora anche dal nostro cuore scacciare lo
spirito commerciale, cioè quegli atteggiamenti che ci portano a trattare e Dio
e gli uomini in modo utilitaristico e servile. Noi siamo tempio di Dio, ma in
noi c’è sempre qualcosa o qualche atteggiamento che deve essere scacciato, per
diventare uomini e donne che si accolgono con gratuità e autentico amore.
Dei nostri templi
magnifici non resterà pietra su pietra, ma noi resteremo, casa di Dio per
sempre. C'è grazia, presenza di Dio in ogni essere. Passiamo allora dalla
grazia dei muri alla grazia dei volti, alla santità dei volti. (E.Ronchi)
L’unico tempio di Dio libero e luminoso è
Gesù. Egli è il tempio, tempio che dà vita a tutti con le acque che sgorgano da
lui come ci ha ricordato la grandiosa immagine del profeta Ezechiele. Egli è
fonte di vita ed egli farà anche di me e di te un vero tempio dove qualcuno può
incontrare il vero Dio e riceverne la luce e l’amore.
Da Lui tutti noi attingiamo dunque le acque
dello Spirito e diventiamo la sua chiesa, il suo corpo vivente, le pietre vive
che sono unite tra loro e fondate su Gesù stesso, “infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi
si trova, che è Gesù Cristo”. Da Lui veniamo resi capaci di edificare nella
storia il suo regno di Dio.
Questa è la chiesa, la comunità cristiana.
Uomini e donne che con la loro vita di comunione e di fraternità diventano nel
mondo il tempio dove Dio abita. Certo poi occorrono anche le chiese di mura, ma
solo a condizione che siano luoghi che aiutano a crescere come comunità in
Gesù, luoghi dove non esercitare i nostri più o meno leciti traffici anche
religiosi.., ma dove attingere all’acqua viva dello Spirito e della Parola per
crescere insieme a immagine di Cristo divenendo con Lui e grazie a Lui il
tempio vivo e santo di Dio.
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