Per fare chiarezza e riscoprire un cammino per tutti.
I cosiddetti
valori monastici altro non sono che l’essenza stessa dell’essere
cristiano, il DNA di ogni battezzato che voglia non solo dirsi, ma
essere tale. Non sono dunque un optional per alcuni che ‘sentono
richiami strani’… né un momento di oasi nel deserto, bensì sono il
quotidiano stile di vita, ciò che ci caratterizza e qualifica in quanto
cristiani, e questo prima ancora del ‘posto’ o del ‘ruolo’ che nella
vita veniamo ad occupare.
Certo che occorre superare l’ambiguità che l’espressione ‘valori monastici’ spesso assume.
Con essa infatti siamo portati subito a
pensare a una ‘vita altra’, separata, particolare, diversa e forse
contrassegnata da una serie di rinunce che arrivano a farla sembrare
poco ‘umana’. Qui sta lo sbaglio; facilitato anche dall’aver relegato i
valori monastici dentro i monasteri e a persone che li hanno assunti in
modo radicale come stile di vita. Di fatto invece questi valori sono
quelli che veramente ci aiutano a umanizzarci fino alla vera
consapevolezza del nostro io, aprendo la strada alla nostra piena
realizzazione. Per questo essi sono di tutti e per tutti.
Riassumiamoli: la ricerca di Dio nella
ricerca di sé stessi, attraverso il silenzio, la meditazione, l’ascolto
che genera preghiera e apre all’amore fraterno, alla carità, facendo
così del seguire Gesù la strada della nostra piena realizzazione. Se
questi sono i cosiddetti valori monastici si tratta allora di valori
essenziali per la riuscita di noi stessi. E anche l’espressione ‘valori
monastici’ acquista il suo giusto significato: valori che ci conducono a
diventare ‘monos’ (monaci), cioè unificati, capaci di realizzarci come
persone nell’unità di mente, corpo, spirito e cuore; e solo di
conseguenza questi valori portano ad essere “separati”, in quanto ‘non
DEL mondo’ pur essendo NEL mondo e PER il mondo.
La sfida allora è aiutarci a comprendere
questo e a viverlo nel quotidiano. Aiutare tutti, perché tutti sono
interessati a questa riscoperta (uomo e donna, laici, preti, sposi,
religiosi…). Per riuscirci credo sia necessario ‘far uscire’ questi
valori dal recinto esclusivo del monastero (che tuttavia ha il pregio di
conservarli vivi e di costantemente testimoniarli) per riproporli in
modo nuovo e concreto alla gente comune e dentro la vita di ogni giorno.
E’ quanto con questa esperienza desidero
tentare. Un’esperienza dunque che non vuole riprodurre la vita del
monastero, ma permettere di scoprire e far vivere nella vita quotidiana
quei valori che possono dare ad essa consapevolezza e pienezza e che
dunque sono chiamati a diventare richiamo per tutti e scelte stabili di
vita.
Per questo l’esperienza della Tenda di
Mamre non vuole essere affatto una chiusura e una fuga dalla vita, bensì
una ricerca aperta per far sì che la vita di ogni donna e uomo possa
orientarsi verso la piena consapevolezza e realizzazione.
Una proposta di vita “monastica”: (monos = unificato)
perché “tutti siano una cosa sola”.
In questo essere UNO sta lo specifico della vita monastica che ci si
propone. Ma non tanto l’unità frutto della separazione dal mondo, quanto
l’unità attraverso la comunione nel mondo e per il mondo. Quindi non la
scelta della separazione, rinuncia del mondo e al mondo, bensì la
scelta dell’’accogliere con’, della condivisione e assunzione del mondo,
per generarlo all’unità, alla comunione.
“NEL mondo”:
secondo le parole di Gesù in Gv. 17
“…sono nel mondo… non sono del mondo… io ho mandato loro nel mondo…”.
E’ la scelta di essere NEL mondo senza essere DEL mondo e offrire in
questo modo, nel quotidiano, la propria testimonianza di vita cristiana
“perché il mondo creda…”.
Questo proprio attraverso la
realizzazione personale e comunitaria di quei ‘valori monastici’ sopra
descritti. Che altro non è che vivere la comune vocazione battesimale.
Cosa che appare scontata, ma di fatto oggi bisognosa di essere
recuperata e compresa, al fine di attuarsi concretamente nella vita di
ogni cristiano.
“nella vita fraterna”:
secondo la consapevolezza che il
vivere questi valori NEL mondo chiede la capacità di attuare unità non
solo a livello personale, ma anche nella relazione tra uomo-donna che è
alla base della struttura sociale. La vita fraterna che si propone vuole
proprio rendere sperimentabile e nel contempo far intuire che i valori
del vangelo e la sequela di Gesù per essere vissuti non chiedono
‘separazione’, bensì capacità di comunione, di fraternità, di
equilibrato rapporto tra uomo e donna e dunque anche tra prete,
religioso e donna. Per questo l’esperienza è aperta a una presenza mista
e vuole testimoniare come questa comunione tra uomo e donna, vissuta
sotto la guida dello Spirito, sia di reciproco aiuto e sostegno nella
maturazione verso la pienezza e la realizzazione personale.
Nessun commento:
Posta un commento