sabato 18 ottobre 2025

"Missionari di speranza tra le genti" - XXIX domenica del tempo ordinario

 

Perseverare: è il ritornello che torna nelle letture di oggi:

-      Nella 1° l. Mosè sta ritto sul monte durante la lotta

-      Nella 2° l. Paolo invita: “rimani saldo” nella Parola e annuncia in ogni momento (ascolto e missione)

-      Nel vangelo Gesù chiede di “pregare sempre senza stancarsi mai”

Nella lotta, nell’ascolto e nella missione, nella preghiera ci è chiesto di perseverare, anche se non vediamo risultati e Dio possa sembrarci lontano e sordo al nostro grido.

Riconosciamolo senza timore: facciamo fatica in questo perseverare. Un po’ in tutti i campi della vita e come cristiani nel vivere la nostra fede: abbassiamo in fretta le mani davanti ai problemi, le lotte, le sfide che la vita ci presenta. Non stiamo saldi nella Parola (ci accostiamo in modo occasionale se non solo domenicale…) e non abbiamo di conseguenza nulla o poco da dire, da annunciare; si spegne dunque la spinta missionaria. E poi pregare sempre... sembra utopia; si prega, ma quando capita, quando ne abbiamo voglia, tempo, bisogno…

Lecita allora la domanda finale di Gesù: troverò ancora fede? troverò uomini e donne che saranno perseveranti nel seguirmi con fiducia e passione?

Perché alla fine è la fede che si spegne se viene meno la perseveranza. Ad esempio: se un atleta, un artista si allenassero solo occasionalmente… quali risultati? Solo la perseveranza quotidiana rende capaci di ottenere grandi risultati in ogni campo; senza c’è solo il fallimento.

Noi in cosa siamo perseveranti?

Oggi la Giornata Missionaria mondiale si pone come occasione propizia per rafforzare la nostra perseveranza da una parte sostenuti dall’esempio di tanti testimoni missionari che affrontano in diverse parti del mondo le situazioni più difficili; dall’altra ripensando alla nostra vocazione battesimale e quindi alla missione che ne consegue di essere testimoni e costruttori del regno di Dio.

Dal battesimo infatti siamo figli di Dio chiamati a vivere come tali perseverando nel seguire Gesù, nelle lotte e sfide, nell’ascolto della Parola e nella preghiera.

Potremmo così dire che come figli siamo preghiera e siamo missione. Siamo preghiera perché essa non è questione di formule da recitare, ma di relazione d’amore da tener viva, di respiro dell’anima che ci unisce a Dio e all’umanità facendoci così anche voce delle tante ‘povere vedove’ che gridano chiedendo giustizia, dei piccoli e degli oppressi, di una umanità in cerca di speranza. Siamo nello stesso tempo missione perché la bellezza e la gioia di essere figli di Dio va comunicata e testimoniata a tutti; perché tutti possano scoprirsi figli amati di un Padre, fratelli chiamati a dare vita a una nuova umanità dove il vangelo di Gesù trovi accoglienza e realizzazione.

Siamo figli di Dio chiamati a vivere e portare a tutti la bella notizia del suo amore. E solo la capacità di perseverare in questo amore pur in mezzo alle fatiche, alimentandolo nell’ascolto della Parola e nel respiro calmo e profondo della preghiera ci renderà non solo credenti ma soprattutto credibili.

Uomini e donne che sapranno tener vivo nel tempo il fuoco della fede fino al giorno del Suo ritorno e tenere accesa la speranza in mezzo a questa nostra umanità vivendo quali “Missionari di speranza tra le genti”, così come il messaggio per questa giornata ci suggerisce, a iniziare proprio lì dove ogni giorno scorre la nostra vita.

 


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