L’inquietudine e le domande del profeta Abacuc (1 lettura), sono anche le nostre: ”Fino a quando Signore? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?”. Davanti a noi stanno rapina e violenza, liti, contese e guerre orrende; lotte sanguinose per il potere; morti di fame e povertà degradante; corsa agli armamenti; uccisione di innocenti. Dio sembra assistere impassibile e inerte a quel che l’umanità compie ogni giorno. La fede pare perdere la sua forza e la capacità di cambiare il mondo. Noi credenti siamo tentati di sfiducia. Quale è l’atteggiamento cristiano di fronte alla tragica realtà della vita e del mondo presente?
Il profeta annuncia tuttavia anche un intervento liberatore di Dio che farà trionfare la sua giustizia. Quando avverrà? Noi vorremmo sapere il giorno e l’ora dell’azione di Dio. Ma il Signore risponde che “certo verrà e non tarderà”. L’ora in cui Dio interverrà resta a noi ignota; le ore di Dio non sono come le nostre ore, ma Dio non inganna e non delude. Dio ordina ad Abacuc: scrivi ciò che sto per dire, perché voglio che rimanga documentato. Ecco la promessa: a breve termine non ci saranno cambiamenti immediati. Passerà un certo tempo prima che giunga la liberazione. Guai però a scoraggiarsi, diffidare, rassegnarsi all’ingiustizia, adeguarsi al comportamento dei malvagi. Una risposta sorprendente: Dio non dà alcuna spiegazione, chiede solo fiducia incondizionata. Capisce le fatiche del popolo tuttavia assicura che un giorno apparirà a tutti con chiarezza, ciò che oggi soltanto a lui è dato di vedere: l’empio, che apparentemente prospera, in realtà sta ponendo le basi della sua rovina. Davanti al giusto, davanti a colui che si fida del Signore, si spalancano invece orizzonti di vita. Il profeta ripete: ”Il giusto vivrà per la sua fede”. Occorre sapere attenderlo con pazienza e fiducia. La fede è paziente, sa attendere è costanza piena di speranza. Soltanto chi si affida veramente a Dio, impara a misurare la realtà con il metro di Dio e quindi a diventare veramente paziente e perseverante nel bene nonostante tutto. L’impazienza di chi conta solo su sé stesso, si perde nell’agitazione inconcludente ed effimera.
Il brano del Vangelo risponde allora alla richiesta dei discepoli e nostra: ”Aumenta la nostra fede”. Ma è possibile fare crescere la fede? O si crede o non si crede, pensa qualcuno. Allora non ci può essere un più o un meno. Questo sarebbe vero se la fede si riducesse a un pacchetto di verità cui aderisco. Ma non è così. Si può essere immersi nelle pratiche religiose e non avere fede. (Vannucci). In realtà il credere comporta una scelta concreta, implica la piena ed incondizionata fiducia in Cristo e l’adesione convinta alla sua proposta di vita. Stando così le cose è facile rendersi conto che la fede può crescere o diminuire. Il cammino al seguito del Maestro a volte è più spedito, a volte meno, a volte ci si stanca, si rallenta e ci si ferma. L’esperienza di una fede incerta e vacillante viene fatta ogni giorno: crediamo in Gesù, ma non ci fidiamo totalmente di lui, non abbiamo il coraggio di compiere certi passi, di slegarci da certe abitudini, di fare certe rinunce. Ecco la fede che deve rafforzarsi! Gli apostoli si sono resi conto che questa maturazione non è frutto del loro sforzo, ma è un dono di Dio, per questo chiedono a Gesù di renderli più decisi, più convinti, più generosi nella scelta di seguirlo. E’ quanto anche noi vogliamo chiedere. E Gesù ci dice che la fede produce meraviglie. Parla di un albero che può essere miracolosamente sradicato e piantato in mare. La fede, dice Gesù, è capace di realizzare anche l’impossibile. Per chi crede, dice Gesù non esistono situazioni irrecuperabili. Noi vogliamo crederlo e operare con perseveranza per il bene, per la giustizia, per l’accoglienza del migrante e del povero, per la pace. Questo lo facciamo confidando in lui senza pretese, riconoscendoci “servi inutili”, cioè semplici servi che altro non fanno che il loro dovere: diventare missionari di speranza lasciando agire in noi la sua Parola, la Sua Presenza capace di far fiorire anche il deserto.