Quante Quaresime hai già vissuto? Quante opportunità ti sono state date per portare buoni frutti con la tua vita? Queste domande mi nascono dopo aver ascoltato il vangelo nella sua parte finale. Ben più di tre anni ho avuto a disposizione. “Lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.
“Il Signore ha – veramente – pietà del suo popolo” e di ciascuno di noi e continua a donarci tempo, opportunità per la conversione della nostra vita così che abbiamo a portare frutti di bene e di amore.
Nonostante ciò si ripete il rischio, già descritto da Paolo nella seconda lettura facendo memoria del popolo di Israele, che nonostante tutti i segni, gli interventi, le opportunità che Dio ha dato loro, continuarono a non fidarsi, a “mormorare”. “Queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento”, scrive Paolo, appunto perché nonostante la pazienza e la bontà di Dio anche noi rischiamo di non smuoverci più di tanto e continuiamo con la routine di una vita cristiana ormai assopita, ripetitiva, spenta e a volte carica di "mormorazioni".
Occorre – e la Parola di Dio oggi ce lo ricorda – che ci lasciamo smuovere, rinnovare, cambiare per portare frutti buoni dentro una storia cattiva.
Da cosa dobbiamo lasciarci smuovere?
Innanzitutto dalle meraviglie che il Signore continua a compiere per noi e per l’umanità, da tutti i segnali di bene, di amore, di novità che Lui compie in mezzo a noi. Il Signore è fuoco di amore che da sempre brucia come ci ha ricordato la prima lettura. “Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele»”. Lui è da sempre il liberatore, il salvatore che opera in mezzo a noi per condurci verso una terra rinnovata. Questo deve veramente smuoverci, risvegliando in noi la speranza e la decisa volontà di camminare con Lui ogni giorno.
Poi occorre che ci lasciamo smuovere anche dai fatti e dalle situazioni negative della vita, come ricorda la prima parte del vangelo. Fatti di cronaca nera, stragi, guerre, violenze, disastri naturali. Ieri come oggi non mancano. Come reagiamo davanti a questi episodi? Anche da queste vicende deve scaturire un sussulto di indignazione (che non sempre invece abbiamo chiusi nella nostra indifferenza!) ma anche e soprattutto una volontà di cambiamento, di impegno per reagire insieme a una società che si sta lasciando ormai guidare ciecamente da ciechi, o meglio da gente che vede solo il proprio interesse e tornaconto politico o economico che sia. E per raggiungere questo non esita a schiacciare chi è più debole e fragile generando una catena infinita di soprusi, lotte e violenze.
“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”, ammonisce Gesù. E non per castigo di Dio, che nella sua pazienza e bontà desidera solo il nostro bene, ma per castigo nostro che ci lasciamo assuefare dal male e dall’odio e ci lasciamo intimidire dalla paura e dalla rassegnazione.
E allora il tempo che Dio continua a donarci nella sua infinita misericordia sia occasione e stimolo per fare la nostra parte, per operare insieme, come Chiesa, per costruire una società più attenta ad ogni persona e più rispettosa verso tutti e in particolare i piccoli e i deboli, per portare ciascuno frutti di bene, di giustizia e di pace. “Disarmare la terra” ha detto papa Francesco, per seminare in questa terra il seme sempre fecondo del vangelo perché cresca in questa nostra storia il regno di Dio in tutta la sua bellezza e armonia.
Non continuiamo a rimandare. Non aspettiamo giorni migliori. Iniziamo subito a mettere mano alla nostra vita. Lui, il Padre-agricoltore continua a concimare, seminare, zappare questo nostro arido terreno. Non si stanca di credere in noi. Oggi e sempre.
Nessun commento:
Posta un commento