“Gesù trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso”: queste parole di Paolo nella 2 lettura ci guidano a comprendere il testo del vangelo e ci offrono il motivo della nostra speranza.
Un anticipo di Pasqua, un assaggio della resurrezione: di questo oggi ci parla il Vangelo. Appena entrati nel tempo di Quaresima il racconto della Trasfigurazione ci fa intravedere verso dove stiamo andando, la nostra meta, l’orizzonte vicino. Sì, vicino, perché questa trasfigurazione finale è già all’opera, possiamo già sperimentarla, non solo come visione (come i discepoli che videro) ma come esperienza che segna la nostra vita.
L’esistenza è già di per sé esperienza di una continua trasfigurazione, di continui passaggi dei quali però spesso vediamo solo il livello puramente umano, “secondo le cose della terra” come dice Paolo: crescita, conquiste, successi, risultati…
Facciamo anche assaggi di momenti che ci fanno sentire trasfigurati, momenti molto belli dai quali non vorremmo staccarci, come fu per i discepoli: esperienze particolari di bellezza e di estasi nel creato o ascoltando musica, o ancora in qualche buona lettura o momento di silenzio e preghiera, gesti autentici e profondi di amore…
Sono tutti segni indicatori di una trasfigurazione più profonda che è in atto ed è provocata “dai cieli”, dall’Alto.
Da quei cieli che si aprirono per Abramo (“guarda in cielo”) e diedero vita a un cammino di alleanza crescente.
Da quella “nube sul monte” dalla quale provenne una voce “Questi è il figlio mio l’eletto”. Voce che è risuonata dai cieli per Gesù ma anche per i suoi, per noi oggi, per ricordarci che in Gesù anche noi possiamo essere già trasfigurati, possiamo passare da tenebre a luce, da morte a vita, da terra a cielo.
Il suo volto luminoso qui tra noi ci dice che anche il nostro volto, la nostra vita possono diventare luminosi, trasfigurati, rinnovati, perché siamo destinati ad essere “conformati al suo corpo glorioso”. Lui è la meta, Lui ciò che saremo, Lui luce e vita sul nostro cammino.
E anche per noi la strada che porta a questa esperienza può essere la preghiera quale fiducioso abbandono e ascolto del Padre. Quella preghiera che caratterizza e apre il racconto del Vangelo “Salì sul monte a pregare e mentre pregava cambiò d’aspetto”.
La preghiera vera trasfigura la nostra vita e il mondo, non secondo i nostri calcoli terreni ma nella dimensione nuova del cielo, secondo il disegno di amore del Padre che guida oltre le tenebre e il male quanti a Lui si affidano.
Nella preghiera ascoltiamo la voce che ci parla: “Tu sei il mio figlio amato”. Nella preghiera le nostre tenebre, i momenti di paura e di dubbio, le fatiche e le incertezze del cammino possono trovare spiragli di luce, di speranza di fiducia, di coraggio.
Nel cammino quaresimale allora proviamo a lasciarci accompagnare e trasfigurare da un’esperienza di preghiera intensa e vera fatta di ascolto e di fiducia nella Parola del Padre.
Ascoltando la voce del Figlio suo possiamo, giorno dopo giorno, notte dopo notte, fatica dopo fatica, essere anche noi trasfigurati a sua immagine per essere e vivere come figli amati, costruttori assidui del suo Regno, missionari indomiti del Suo Amore, all'opera per trasfigurare già ora questa nostra storia, in cammino verso la Pasqua definitiva ed eterna dove saremo per sempre con il Figlio nell’abbraccio di quel Dio che si è rivelato alleato fedele dell’umanità.
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