Riflettendo su questo episodio della manifestazione di Gesù ai Magi, ai lontani, alle genti, (è questo il senso dell’Epifania che “le genti sono chiamate a condividere la stessa eredità” dice Paolo), mi sono reso conto di quanto i Magi siano attuali per noi oggi.
Guardando al brano di Vangelo notiamo una contrapposizione tra staticità e movimento. Da una parte la staticità degli abitanti di Gerusalemme, di Erode, degli scribi e dall’altra il movimento ininterrotto dei Magi.
Questi personaggi appaiono come uomini del cammino che, lasciandosi interrogare dai fatti, dalla situazione che vivono, dai segni che vedono, non stanno ad aspettare una risposta, una soluzione, ma la cercano. In cammino lasciandosi interrogare, aperti ad ogni provocazione e situazione. Quanto attuale questo invito. Essi sono veri pellegrini di speranza.
Nel loro pellegrinare possiamo così cogliere alcune indicazioni utili anche per noi in questo anno giubilare.
Innanzitutto ci invitano a saper leggere i segni: “Alza gli occhi intorno e guarda” diceva già il profeta Isaia. “Abbiamo visto – dicono i Magi – e siamo venuti”. Hanno visto segni (la stella, le antiche scritture) si sono lasciati interrogare e si sono messi in movimento per cercare, per trovare la novità intuita. Importante anche per noi saper leggere i segni di quanto avviene e lasciarsi interrogare da essi. Cosa mi dice quanto sto vivendo? quali provocazioni mi offre? a quali domande mi provoca? quali segni riesco a vedere, in bene e in male, attorno a me, nei fatti del quotidiano? ci sono luci di bene, di solidarietà, ci sono fatiche e sofferenze, ci sono rovesciamenti di abitudini… tutto ciò cosa mi dice? Occorre lasciarci interrogare, chiederci cosa ha da dirci quanto stiamo vivendo. E’ il primo passo se vogliamo aprirci a un cammino di novità, uscendo dall’immobilismo delle nostre paure e abitudini, delle nostre fragili sicurezze ed essere pellegrini di speranza.
Viene poi una seconda indicazione, tutta fatta di verbi: “Videro… si prostrarono, adorarono, aprirono, offrirono”. Verbi che indicano azioni che si riassumono in un unico atteggiamento: farsi dono. Hanno intuito che ciò che hanno visto e compreso attraverso il loro ricercare, il segno incontrato (videro il Bambino), conduce alla scelta di fare della propria vita un dono. Non tenere per sé, ma mettersi ai piedi dell’altro, del piccolo, riconoscerne la dignità, aprirsi e offrire sé stessi con i doni e le capacità che li caratterizzano. Invito oggi per noi a riscoprire il valore dell’apertura, delle relazioni: con Dio e con gli altri, nella rinnovata consapevolezza che nel farsi dono sta il segreto per ricostruire relazioni autentiche aperte alla disponibilità nel servire, nell’offrire, nel condividere. «La speranza del mondo sta nella fraternità» ha detto giorni fa papa Francesco. E continua: “la speranza di un mondo fraterno non è un’ideologia, non è un sistema economico, non è il progresso tecnologico. La speranza di un mondo fraterno è Lui, il Figlio incarnato, mandato dal Padre perché tutti possiamo diventare ciò che siamo, cioè figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi”. Quel Bambino che i Magi incontrano e adorano.
Ultima indicazione: “per un’altra strada tornarono”. Cambiare strada diventa allora fondamentale. Non più la strada di Erode: del potere, del dominio, della forza, del primeggiare e possedere, della sicurezza personale e individualistica, della paura che chiude e paralizza. Una strada nuova è necessaria oggi come allora. Per un'altra strada dobbiamo imparare a camminare oggi: la strada del coraggio, della responsabilità personale, della giustizia e dell’onestà, del rispetto della vita e delle persone, della solidarietà, dell’attenzione al creato, del prendersi cura della vita di tutti e di ciascuno, della pace.
Non sciupiamo la provocazione che ci viene dai Magi e mettiamoci subito in movimento: interrogarci, cercare, cambiare, per poter arrivare anche noi a fare l’esperienza dell’incontro con Colui che apre sempre a cammini di speranza e ci riempie – come per i Magi - di “una gioia grandissima”.
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