sabato 21 settembre 2024

"Farsi bambini" - XXV domenica del tempo ordinario

 Mentre sono in cammino, Gesù cerca la privacy, vuole stare solo con i suoi discepoli quale occasione per insegnare loro. Non un insegnamento teorico, bensì presenta loro (ancora una volta) sé stesso, la sua vita, la sua scelta: “il figlio dell’uomo viene consegnato”: consegnare sé stesso, farsi dono, questo l’insegnamento, questa la strada da percorrere.

Ma i discepoli “non capivano queste parole” o forse preferivano non voler capire. Le loro preoccupazioni infatti erano ben diverse, centrate su loro stessi, sui privilegi e sul primato che speravano di conseguire seguendo il Messia.

Erano così “pieni di desideri”, come dice Giacomo nella seconda lettura, da non poter fare spazio a quanto Gesù cercava di insegnare loro. E si trattava di desideri assai meschini ma nel contempo distruttivi, capaci di portare alla lotta, perché “dove c’è gelosia e ogni spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni”, ricorda ancora Giacomo con parole molto chiare e attuali.

All’arrivo Gesù pone una domanda che svela questi loro pensieri: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”.

“Essi tacevano”, un po' come monelli colti con le mani nel sacco, quasi per vergogna di svelare i loro desideri di ambizione e di prestigio.

Questa è la domanda che oggi viene rivolta dal Signore anche a ciascuno di noi. Quali pensieri abitano il nostro cuore? Quali discorsi, quali parole, quali desideri riempiono il nostro cammino lungo la via della vita? Proviamo a fermarci un attimo e a interrogarci con sincerità, a leggere dentro di noi chi e cosa guida le nostre scelte, la nostra vita.

“Essi tacevano”, e forse anche noi preferiamo non rispondere riconoscendo che siamo spesso abitati da desideri e pensieri ben diversi da quelli di Gesù.

“Avevano discusso tra loro chi fosse il più grande”. Desideri di grandezza, di affermazione di sé. Competizione e ricerca di potere. Desiderio di emergere, ambizione e orgoglio.

Questi desideri spesso abitano anche in noi e nelle nostre famiglie e comunità. E allora nascono i malumori, gli scontri, le invidie, le lotte. “Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo voi?” ci chiede Giacomo; “non vengono forse dalle vostre passioni…? siete pieni di desideri, siete invidiosi, combattete e fate guerra”.

Quanto attuale e vera questa analisi. Non abbiamo bisogno di interpellare psicologi e terapeuti (con tutto il rispetto per loro!) Queste chiare parole portano già con sé la possibilità di comprendere ciò che avviene in mezzo a noi e quali siano le cause. Nel contempo aprono anche a una prospettiva costruttiva: occorre tornare a “la sapienza che viene dall’alto pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera”. Sapienza che genera un frutto di pace e di giustizia in coloro che la seguono.

E’ proprio quello che Gesù con pazienza indica ai suoi discepoli: “sedutosi, li chiamò e disse loro: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti. E preso un bambino lo pose in mezzo a loro”, in mezzo, al centro, come riferimento di chi dobbiamo diventare. Un’immagine e delle parole che risuonano come inversione di tendenza dove per alzarsi bisogna abbassarsi, dove il primo è l’ultimo, il grande è il piccolo e le misure non sono quelle di sempre, ma quelle sovversive di Dio. Ecco la sapienza che viene dall’alto, la strada che Gesù ha fatto propria e che anche il discepolo è chiamato a seguire.

La realtà nostra è tutta tesa al primeggiare in ogni ambito e chi non emerge viene emarginato, e chi cerca di andare controcorrente viene deriso e combattuto (come ricorda la prima lettura: “Tendiamo insidie al giusto per noi è di incomodo e si oppone alle nostre azioni”). Tuttavia sta nel coraggio di assumere questo modo nuovo di essere che ci dobbiamo far riconoscere come cristiani. Certo è forte la tentazione dell’adeguamento alla mentalità comune. Ma non mancano testimoni, esempi di uomini e donne che cercano di camminare sulla strada del vangelo.

Per questo occorre ogni giorno, accogliere l’insegnamento di Gesù, invocare la sapienza che viene dall’alto e ritrovare il coraggio di vivere la novità del vangelo nonostante tutto. Semplicemente. Come bambini.


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