sabato 18 novembre 2023

XXXIII domenica del tempo ordinario

 

Cinque, due, uno… non iniziamo a fare la conta di quanto abbiamo, delle capacità e delle qualità. Non è questo che conta. La parabola di oggi sembra voler dire altro: non vivere per mettere al sicuro te stesso, le cose e i doni che hai, ma rischia, impiega, mettiti in gioco, realizza te stesso.

Non conta se hai poco o tanto: Dio non è un banchiere che conta quanto produci, ma un padre che desidera vedere i suoi figli capaci di valorizzare la loro vita.

Per Lui conta non quanto tu restituisci o produci, conta che tu abbia il coraggio di mettere in gioco te stesso, la tua vita le tue capacità il tuo tempo, e non di ‘assicurarla’ per restituirla intatta, non di seppellirla per paura.

Dio è pronto a farci prendere parte alla sua gioia, alla sua vita, se di questa nostra vita abbiamo avuto il coraggio di non tenerla stretta per noi, vivendo al minimo, ma di condividerla con generosità, di spenderla a servizio degli altri.

Questa nostra vita, dono splendido e grande, Dio lo mette nelle nostre mani, nelle mani della nostra libertà.

Dono diverso e particolare per ciascuno. Ma non da mettere in ‘sicurezza’ bensì spendere e giocare per Lui e per gli altri.

Questo chiede a noi anche attenzione e vigilanza, come ci ha ricordato Paolo, per non lasciarci ingannare dalle tenebre, dal male, per non farci rubare la vita ma piuttosto renderla sempre più luminosa, quali “figli della luce e del giorno”. Oggi viviamo in un contesto sociale ed economico dove invece prevale l’idea dell’accumulo per sé, del possesso finalizzato a sentirsi grandi e superiori agli altri. E questo è un inganno che genera ingiustizia, crescente disparità sociale, povertà in aumento.

Ci è chiesta più responsabilità e solidarietà: ce lo ricorda la donna della prima lettura che rappresenta il popolo, la sposa a Dio gradita, capace di mettere sé stessa e i suoi beni a servizio in particolare dei poveri: “apre le sue mani al misero, stende la mano al povero”.

E’ anche l’invito che papa Francesco ci rivolge in questa giornata mondiale dei poveri che la chiesa tutta oggi vive. Papa Francesco ci invita innanzitutto a uno sguardo attento e coraggioso: “Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4,7). E’ il tema di questa giornata. Non solo guardare, vedere il povero ma non distogliere, cioè tenere fisso lo sguardo su di lui. Quando siamo davanti a un povero non possiamo voltare lo sguardo altrove, perché impediremmo a noi stessi di incontrare il volto del Signore Gesù.

Siamo chiamati a incontrare ogni povero e ogni tipo di povertà, scuotendo da noi l’indifferenza e l’ovvietà con le quali facciamo scudo a un illusorio benessere.

Viviamo un momento storico che non favorisce l’attenzione verso i più poveri. Il volume del richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà”.

Oggi la Parola ci richiama a saper vivere nella condivisione, nella solidarietà, operando per generare giustizia, fraternità e pace.

La vita allora non diventa sfida a chi rende di più schiacciando magari gli altri, ma coraggio di metterci tutti in gioco con ciò che si è e si ha – e ognuno è prezioso e importante – perché nel servizio reciproco si costruisca una umanità più giusta, fraterna e solidale.

“Ringraziamo il Signore perché ci sono tanti uomini e donne che vivono la dedizione ai poveri e agli esclusi e la condivisione con loro; persone di ogni età e condizione sociale che praticano l’accoglienza e si impegnano accanto a coloro che si trovano in situazioni di emarginazione e sofferenza. Non sono superuomini, ma “vicini di casa” che ogni giorno incontriamo e che nel silenzio si fanno poveri con i poveri. Non si limitano a dare qualcosa: ascoltano, dialogano, cercano di capire la situazione e le sue cause, per dare consigli adeguati e giusti riferimenti. Sono attenti al bisogno materiale e anche a quello spirituale, alla promozione integrale della persona”.

Non seppelliamo la nostra vita sotto il macigno della paura e dell’egoismo, ma entriamo anche a noi nel numero di coloro che con generosità e gioia sanno fare della loro vita una condivisione di doni per generare un futuro di fraternità, di giustizia e di pace.

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