Apriamo il nuovo anno con lo sguardo a Maria, la Madre di Dio.
Non c’è definizione più sublime di questa: una donna che genera Colui che ha generato tutte le cose! Grandioso, al limite dell’impossibile. Ma lei stessa in questo è stata confermata: Nulla è impossibile a Dio!
Cosa ha fatto Maria di straordinario per meritarsi questo? Nulla. Ha vissuto piuttosto l’ordinario, il quotidiano, lo scorrere del tempo con la capacità di custodire nel cuore la vita, come il vangelo di oggi ricorda: “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
In questo paziente lavoro interiore di custodia e di cura Maria ci dona Colui che è venuto a prendersi cura di tutti noi. In Lui, in quel bambino “cui fu messo nome Gesù” ci è data ogni benedizione e salvezza, perché “in nessun altro nome possiamo essere salvati” se non nel nome di Gesù.
In Maria e nel suo figlio Gesù vediamo concretamente cosa significa prendersi cura. Nella loro vita si svela questo atteggiamento di cura che manifesta tutto l’amore del Padre per noi.
Prendersi cura. Deve essere il proposito per il nuovo anno che iniziamo oggi. Prendersi cura imparando a custodire nel cuore la vita, con le sue giornate di bellezza e i suoi momenti di fatica e si sofferenza. Prendersi cura è tenere il cuore aperto a chi incontriamo, custodire le relazioni, far crescere la fraternità con tutti, nel rispetto delle diversità; è custodire in noi quello Spirito che “ci rende figli e non più schiavi”. Prendersi cura è custodire la creazione, la casa comune che ci accoglie e ci dona vita, rispettare, coltivare, condividere i doni del creato.
Il prendersi cura apre così a un percorso di pace. E’ l’invito che papa Francesco di offre nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace che oggi celebriamo: “La cultura della cura come percorso di pace”.
In questo messaggio ci offre una “grammatica” della cura che siamo invitati a imparare e far diventare “bussola” per il cammino personale e comunitario. Questa grammatica altro non è che la riscoperta dei principi fondamentali della dottrina sociale della chiesa che derivano dalla stessa Parola di Dio.
Ogni bussola segnala quattro punti di riferimento, così quattro sono i principi che siamo chiamati a vivere per costruire una cultura della cura: la persona, la sua dignità e i suoi diritti, il bene comune, la solidarietà, la salvaguardia del creato. Quattro direzioni essenziali “per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, una rotta veramente umana. Questa, infatti, consentirebbe di apprezzare il valore e la dignità di ogni persona, di agire insieme e in solidarietà per il bene comune, sollevando quanti soffrono dalla povertà, dalla malattia, dalla schiavitù, dalla discriminazione e dai conflitti. Mediante questa bussola, incoraggio tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali”. Perché ciò avvenga occorre che non ci stanchiamo di educarci alla cultura della cura, a partire dalle nostre famiglie, primi luoghi dove imparare reciprocamente a prendersi cura gli uni degli altri, a vivere in relazione e nel reciproco rispetto. Così la cultura della cura “costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace”.
Abbiamo davanti un bel programma di vita per il nuovo anno, per aiutarci insieme ad aprirlo alla speranza, alla novità, alla pace!.
Facciamo nostro l’augurio che papa Francesco esprime a conclusione del suo messaggio rivolgendosi in particolare ai cristiani: “In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la “bussola” dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”.
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