Una riflessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu)
Davanti
a una scelta
La
vita ci mette continuamente davanti a una scelta. Piccole o grandi che siano,
le nostre decisioni ci svelano e dicono qualcosa di noi, soprattutto mostrano
la direzione che abbiamo preso e dove stiamo andando: «Davanti agli uomini
stanno la vita e la morte, il bene e il male» (Sir 15,17). È un po’ come
percorrere un sentiero di montagna: troviamo bivi e incroci. E la strada che
scegliamo di percorrere può portarci o meno alla meta. Possiamo perderci o
possiamo impiegare un tempo maggiore per arrivare a destinazione. Ma abbiamo
veramente una meta nella vita? E qual è? A volte ci perdiamo nei boschi della
pigrizia o nelle selve delle nostre inquietudini perché non ci siamo neppure
fermati a chiederci dove vogliamo arrivare, cosa stiamo cercando nella vita.
La
meta e i criteri
Eppure
è una domanda fondamentale, perché è proprio alla luce di questo obiettivo che
possiamo valutare i criteri più opportuni: mentre saliamo in montagna,
riconosciamo le indicazioni del sentiero che abbiamo scelto di percorrere.
Quelle indicazioni custodiscono il nostro cammino, non sono certo un obbligo,
ma sono una garanzia per salvaguardare il nostro percorso e per giungere dove
il nostro cuore desidera. Le Parole di Dio ci custodiscono, impedendo che
cadiamo dal precipizio, ci difendono e ci mantengono sulla strada della vita.
La tragedia accade quando l’uomo pretende di sapere meglio di Dio quale sia la
strada che porta alla felicità. Decide così di fare pericolosi fuori pista che
per lo più lo portano a sbattere e a mettere a repentaglio anche la vita degli
altri. Il peccato nasce quindi dalla superbia ovvero dalla pretese di sapere
più di Dio.
Interiorizzare
Una
guida esperta, diventa così familiare con le indicazioni dei sentieri che non
ha più bisogno di guardarle, le ha interiorizzate. E a volte solo questa familiarità
con quei sentieri permette di salvarsi: immaginiamo infatti che le intemperie o
un malintenzionato abbiano cancellato quei segnali, come si potrà giungere alla
meta? Mi sembra che il processo suggerito da Gesù alla sua comunità, in questo
quinto capitolo del Vangelo di Matteo, vada proprio in tale direzione: Gesù ci
propone, per il nostro bene, di diventare così familiari con i criteri che ci
permettono di trovare la nostra felicità da poterli riconoscere anche quando
non sono così evidenti. Alla sua comunità, Gesù chiede di fare un percorso di
interiorizzazione (come la guida che percorre con agilità i sentieri di
montagna e che in questo modo può salvare la propria vita e quella degli altri
nei momenti difficili). Gesù non vuole cancellare le indicazioni dei sentieri,
anzi suggerisce di diventare così familiari con essi da portarli nel cuore: «ma
io vi dico…». I farisei e gli scribi sono al più corretti, cioè osservano le
indicazioni e procedono, obbediscono.
Diventare
adulti
L’antica
sinagoga contava 613 precetti (248 comandi, come le membra del corpo umano
secondo una certa interpretazione, e 365 divieti, come i giorni dell’anno):
indicazioni da tenere sempre davanti agli occhi e a portata di mano. Ma se
pensiamo al nostro processo di crescita, ci accorgiamo che nei primi anni di
vita i genitori (o il mondo degli adulti) rappresentano quelle indicazioni
esterne che, a volte anche con rimproveri e punizioni, ci tengono sulla strada
migliore per noi (o quella che ritengono tale, dal momento che il bambino non è
ancora capace di scegliere la propria strada). Sappiamo bene, però, che il
bambino non può diventare un adulto che si porta sempre dietro la mamma o il
papà (la cosa tragica è quando questo effettivamente succede, sempre più spesso
al giorno d’oggi). Diventare adulto significa interiorizzare e fare proprie le
indicazioni che (speriamo) ci sono state date. In questo modo la persona
diventa capace di scegliere autonomamente e responsabilmente il bene. Gesù sta
chiedendo ai discepoli di diventare adulti e interiorizzare quei precetti,
affinché siano il loro modo di agire e non semplicemente l’obbedienza a un
comando esterno.
Dentro
al cuore
Le
scelte che facciamo fioriscono quindi nel nostro cuore: l’omicidio comincia
dall’ira e l’adulterio comincia dal desiderio. I criteri per decidere dove
vogliamo andare ce li portiamo dentro di noi. Non meravigliarti se arrivi a
uccidere tuo fratello o a tradire tua moglie, non si tratta semplicemente di
non aver rispettato un comando, guarda piuttosto quello che da tempo si stava
muovendo nel tuo cuore. Potrai anche non aver ucciso tuo fratello e potrai non
aver tradito tua moglie, sarai stato al più corretto, ma non vuol dire
necessariamente che avrai amato il tuo fratello e tua moglie. Puoi
accontentarti di vivere una vita da persona corretta, come gli scribi e i
farisei (e non sarebbe poco) oppure puoi cercare un di più nella tua vita e
cominciare a scegliere con il cuore, credendo veramente in
quello che fai!
Nessun commento:
Posta un commento