Né
a noi né a Dio è bastato darci la sua Parola. Troppa fame ha l'uomo, e Dio ha
dovuto dare la sua Carne e il suo Sangue (Divo Barsotti). Neppure il suo corpo
ha tenuto per sé: prendete, mangiate, neppure il suo sangue ha tenuto per sé:
prendete, bevete. Neppure il suo futuro: sarò con voi tutti i giorni fino al
consumarsi del tempo. La festa del Corpo e Sangue del Signore è raccontata dal
vangelo attraverso il segno del pane che non finisce. I Dodici sono appena
tornati dalla missione, erano partiti armati d'amore, e tornano carichi di
racconti. Gesù li accoglie e li porta in disparte. Ma la gente di Betsaida li
vede, accorre, li stringe in un assedio che Gesù non può e non vuole spezzare.
Allora è lui a riprendere la missione dei Dodici: cominciò a parlare loro di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Allora è lui a riprendere la missione dei Dodici: cominciò a parlare loro di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
C'è
tutto l'uomo in queste parole, il suo nome è: creatura che ha bisogno, di pane
e di assoluto, di cure e di Dio.
C'è
tutta la missione di Cristo, e della Chiesa: insegnare, nutrire, guarire. E c'è
il nome di Dio: Colui che si prende cura.
La
prima riga di questo Vangelo la sento come la prima riga della mia vita. Sono
uno di quei cinquemila, in quella sera sospesa: il giorno cominciava a
declinare; è il tempo di Emmaus, tempo della casa e del pane spezzato. Mandali
via, tra poco è buio e qui non c'è niente... Gli apostoli hanno a cuore la
situazione, si preoccupano della gente e di Gesù, ma non hanno soluzioni da
offrire: che ognuno si risolva i suoi problemi da solo. Hanno un vecchio mondo
in cuore, in quel loro cuore che pure è buono, ed è il mondo dell'ognuno per
sé, della solitudine. Ma Gesù non li ascolta, lui non ha mai mandato via
nessuno. Vuole generare, come si genera un figlio, un nuovo mondo. Vuole fare
di quel luogo deserto, di ogni deserto, una casa, dove si condividono pane e
sogni. Per questo risponde: date loro voi stessi da mangiare. Gli apostoli non
possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani e due pesciolini. Ma a
Gesù non interessa la quantità, e passa subito a un'altra logica, sposta
l'attenzione da che cosa mangiare a come mangiare: fateli sedere a gruppi, a
tavolate, create mense comuni, comunità dove ognuno possa ascoltare la fame
dell'altro e faccia circolare il pane che avrà fra le mani.
Infatti
non sarà lui a distribuire, ma i discepoli, anzi l'intera comunità. Il gioco
divino, al quale in quella sera tutti partecipano, non è la moltiplicazione, ma
la condivisione (R. Virgili). Allora il pane diventa una benedizione (alzò gli
occhi al cielo, recitò la benedizione, e lo spezzò) e non una guerra.
E
tutti furono saziati. C'è tanto pane nel mondo che a condividerlo davvero
basterebbe per tutti.
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