sabato 6 aprile 2019

V domenica di Quaresima - C


Ancora una volta sono gli scribi e i farisei che provocano Gesù, come domenica scorsa. Sono i più integralisti e rigidi, scrupolosi nel far osservare la legge…agli altri, giudici spietati verso chi non rientra nei loro schemi mentali. Come questa povera donna sorpresa in adulterio.
C’è in questo atteggiamento un non so che di attuale. Condannare, giudicare, mettere all’indice chi, secondo noi, sbaglia, è diverso o agisce fuori da quella che è ritenuta la prassi comune. Oggi questo è diventato un vizio pubblico: con parole e gesti si porta a rovina la convivenza stessa, le relazioni sociali, anche dentro le famiglie, alimentando sfiducia, cattiveria, odio. E quante volte certi giudizi diventano come muri che bloccano ogni possibilità di crescita, di cambiamento, di maturazione!
“Ma allora lasciamo correre tutto? Va tutto bene? Lasciamo che ognuno faccia quel che vuole?”. No. La questione non è questa. Occorre riconoscere ciò che è sbagliato, il peccato, ma salvare, aiutare chi sbaglia, la persona.
Gesù non chiude un occhio sul peccato, non scusa la donna per un peccato che sicuramente ha commesso. Gesù vuole però che il giudizio di Dio sia di Dio, non dell’uomo; l’uomo non può arrogarsi questo diritto, tutti siamo peccatori: “chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra”.
E il giudizio di Dio non è mai senza una possibilità di salvezza, perché Dio non vuole la morte ma la vita per tutti i suoi figli.
Nell’incontro tra ‘la miseria e la misericordia’ (come s.Agostino definisce questo racconto) Gesù regala a quella donna - e a tutti noi - la speranza. Una speranza più forte di ogni peccato. Condanna il peccato, la miseria, non condanna il peccatore, usa misericordia. E con il perdono lo riabilita e lo apre alla speranza di una vita nuova, di un futuro nuovo.
“Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco faccio una cosa nuova”.  Sono le parole del profeta nella 1 lettura. La novità lì promessa è la novità stessa manifestata da Gesù. “Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”.
Forse il dramma è proprio qui. Non ci accorgiamo che è possibile una via nuova, scelte diverse. Andiamo avanti immersi nei nostri schemi, nel nostro modo abituale di catalogare gli altri, Dio, noi stessi e non ci accorgiamo che invece Dio ha rovesciato tutto, ha scompigliato i nostri schemi, ha buttato all’aria i nostri giudizi.
In Gesù fa germogliare la novità sconvolgente del suo amore misericordioso che ha la forza di aprire un futuro là dove tutto sembrava fosse perduto. Ha la capacità di ridare speranza a chi, a causa del suo passato, si sente soffocare dall’angoscia e dalla disperazione.
La presenza di Gesù è la novità assoluta: una presenza che cambia il destino di ciascuno di noi. 
Cambia il nostro modo di guardare a Dio e ci svela il suo vero volto di perdono e misericordia.
Cambia il nostro modo di guardare verso l’altro, sentendo ogni creatura come parte di noi stessi aprendoci ad atteggiamenti di misericordia e di perdono reciproco.
La presenza di Gesù poi cambia anche il nostro modo di guardare a noi stessi perché ci fa comprendere che non c’è fallimento che non possa essere superato; non c’è caduta dalla quale non ci si possa rialzare; non c’è peccato che non possa essere perdonato.
Con Lui tutti possiamo sempre ricominciare di nuovo. Tutti possiamo cambiare. E insieme possiamo aiutarci a cambiare questa nostra società divenuta così spietata e ingiusta, così arrogante e giudicante.
Cambiamo sguardo, cambiamo prospettiva, per generare relazioni di misericordia, di attenzione alle fatiche dell’altro; offrendo quel perdono che apre a strade di novità, regalando parole e gesti di comprensione e di incoraggiamento che permettano, riconosciuti gli sbagli, di ricostruire se stessi.
“Và e d’ora in poi non peccare più”: ecco la forza del perdono, che riconosce il peccato ma permette di superarlo, di aprirsi a una novità di  vita. Sono parole dette per ciascuno di noi: “Và e d’ora in poi non peccare più”. Và e d’ora in poi regala a tutti misericordia e non giudizio e condanna.

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