Il
racconto del vangelo ci mette di fronte alla sconvolgente esperienza dei primi
discepoli il mattino di Pasqua. Un’esperienza condensata in due verbi: “vide e credette”.
Vedere e
credere: dove il vedere non è tanto la persona di Gesù quanto il sepolcro vuoto,
la pietra rovesciata, la morte sconfitta. Di conseguenza nasce il credere, il
fidarsi che questo Gesù, il crocifisso è vivo.
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è
una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con
una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione
decisiva» diceva
già Benedetto XVI.
Questa
persona è il Signore Gesù il vivente.
“Cristo
vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo.
Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita”. Sono le parole di papa Francesco
che danno inizio all’esortazione apostolica “Christus
vivit” scritta dopo il Sinodo dei giovani.
E così continua: “Egli vive! Occorre ricordarlo spesso,
perché corriamo il rischio di prendere Gesù Cristo solo come un buon esempio
del passato, come un ricordo, come qualcuno che ci ha salvato duemila anni fa.
Questo non ci servirebbe a nulla, ci lascerebbe uguali a prima, non ci
libererebbe. Colui che ci colma della sua grazia, Colui che ci libera, Colui
che ci trasforma, Colui che ci guarisce e ci conforta è qualcuno che vive. È
Cristo risorto, pieno di vitalità soprannaturale, rivestito di luce infinita.
Per questo San Paolo affermava: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra
fede» (1 Cor 15,17)”.
E noi oggi siamo
qui innanzitutto per riaffermare questa nostra fede nel Vivente, in Gesù il
risorto e presente.
Certo, perché se
Lui è vivo le conseguenze sono enormi e sono motivo di gioia e di stupore.
Innanzitutto “se Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in
ogni momento, per riempirlo di luce. Così non ci saranno mai più solitudine e
abbandono. Anche se tutti se ne andassero, Egli sarà lì, come ha promesso: «Io
sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Egli riempie tutto con la sua presenza invisibile, e dovunque tu vada ti starà
aspettando. Perché non solo è venuto, ma viene e continuerà a venire ogni
giorno per invitarti a camminare verso un orizzonte sempre nuovo”. Sono
sempre parole di papa Francesco.
Inoltre, “contempla Gesù felice, traboccante di gioia. Gioisci con il tuo Amico
che ha trionfato. Hanno ucciso il santo, il giusto, l’innocente, ma Egli ha
vinto. Il male non ha l’ultima parola. Nemmeno nella tua vita il male avrà
l’ultima parola, perché il tuo Amico che ti ama vuole trionfare in te. Il tuo
Salvatore vive”.
E ancora: “Se Egli vive, questo è una garanzia che il bene può farsi strada nella
nostra vita, e che le nostre fatiche serviranno a qualcosa. Allora possiamo
smettere di lamentarci e guardare avanti, perché con Lui si può sempre guardare
avanti. Questa è la sicurezza che abbiamo. Gesù è l’eterno vivente. Aggrappati
a Lui, vivremo e attraverseremo indenni tutte le forme di morte e di violenza
che si nascondono lungo il cammino”.
Queste conseguenze
sono il frutto della fede; quella fede in Gesù risorto che altri non è che il
Gesù crocifisso, come annuncia Pietro nella prima lettura: “Lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al
terzo giorno”. La croce dunque
non è un purtroppo ma la strada che porta alla vita piena riuscita; strada di
amore totale che si interseca con le tante strade di dolore e fatica per aprire
a tutti passi di speranza e di novità.
Non esitiamo dunque
a camminare su questa strada, la strada di Gesù, del vangelo, indicata da una
Parola che fa da luce ai nostri passi; camminiamo con lo sguardo a Lui, come ci
ricorda l’apostolo “se siete risorti con
Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo”.
La Pasqua che celebriamo sia il ri-orientare la nostra vita a Lui per
riconoscerlo presente con noi e per operare ogni giorno, insieme con Lui, alla
costruzione di una storia rinnovata, di relazioni autentiche, di parole e
gesti che profumano di vangelo e di autentico amore verso tutti, perché, grazie
alla Pasqua di Gesù, sappiamo che solo da questo Amore è possibile un futuro di
speranza.
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