Dove sta Gesù? Cosa
fa nelle sue giornate? Il Vangelo di oggi lo presenta totalmente dentro la vita
degli uomini: è nella sinagoga, va nella casa di Pietro, sta presso la porta
della città, va in ogni luogo, ovunque c’è vita. Ma più che stare in luoghi
diversi, vive relazioni reali e profonde con chi incontra. Così facendo annuncia
che Dio, il Padre, ama la vita, ogni vita, ed è qui accanto all’uomo che vive,
con tutte le sue fatiche.
La vita, come già urlava Giobbe nella prima lettura, è
fatica, prova. Lo sperimentiamo ogni giorno. La fatica di vivere è evidente
attorno a noi. La Parola oggi ci parla di un Dio che in Gesù è dentro in questa
vita. Per amarla. Per sostenerla. Per apprezzarla.
E’ un Gesù che
tocca, parla, prende le mani. Non fa discorsi; non dice: ‘poverino sopporta,
rassegnati’. No: parla con gesti. Con i gesti accompagna l’annuncio che è
possibile vivere meglio, trovare vita in pienezza, vivere una vita bella,
buona, gioiosa. Ascolta, si avvicina, si accosta e prende per mano. Mano nella
mano: così davanti alla suocera di Pietro. E la rialza.
Cristo
non è un mago che fa sparire la malattia, la sofferenza e la morte, ma qualcuno
che condivide, accompagna, offre sollievo e conforto, libera e salva. Questo lo
fa vivendo relazioni che risanano. Non si chiude a nessuno, ma si pone in
relazione con tutti.
Per
tutta la giornata a Cafarnao combatte la sofferenza e il male stringendo
relazioni forti, vitali. E ci aiuta a riconoscere che ogni vita, anche quella
sofferente, piccola, indifesa, è preziosa davanti a Dio.
Ogni vita ha bisogno di un mano che accompagni, risollevi, accarezzi, aiuti.
Oggi celebriamo la
giornata per la vita e i vescovi nel messaggio sottolineano che: ”i segni di
una cultura chiusa all’incontro gridano nella ricerca esasperata di interessi
personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza
verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento
e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Solo una comunità dal respiro
evangelico è capace di trasformare la realtà; una comunità che sa farsi
“samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata. Di
questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme bisogno per
cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la
cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di ogni
relazione”.
Vivere relazioni
feconde che generano vita: questo è l’invito; questo fa Gesù.
Tuttavia vivere così
non è facile. Spesso è stressante.
Pensiamo a una
giornata tipo quella di Gesù, così densa di eventi, descritta nel vangelo. Noi
al suo posto ne usciremmo logorati, distrutti…
Ma Gesù ci svela il
segreto per riuscirci. Il Vangelo dice che “si
ritirò in un luogo deserto e la pregava”. Nella relazione d’amore col Padre
sta il segreto. Senza questa relazione d’amore con Dio non può esserci vera
relazione d’amore con i fratelli. Non c’è nulla che possa dare energia come
passare del tempo a pregare con amore il Padre.
Senza preghiera saremo
sempre più preoccupati e meno appassionati. Senza guardare il volto del Padre,
saremo incapaci di riconoscere il valore della vita – nostra e di ogni creatura
che ci circonda -, di vedere in ogni volto il Suo.
L’amore per la vita
matura nella relazione d’amore con Dio, sorgente della vita stessa. E da Lui ci
viene la forza, la capacità di affrontare con coraggio la vita anche nei
momenti più difficili.
Ecco il segreto,
ecco dove Gesù attinge la sua forza, la pazienza, la dedizione, la capacità di
spendersi, di servire. In questa relazione quotidianamente nutrita con il Padre,
scaturisce la capacità di vivere con amore, attenzione, coraggio. La capacità
di servire ogni vita.
Anche noi con Gesù cerchiamo
di vivere una vita di relazioni che trovino la loro sorgente nell’amore del
Padre.
E’ la missione che Cristo affida ai discepoli ovunque.
Dice loro: “Andiamocene
altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi
anche là; per questo infatti sono venuto!” E Paolo, nella seconda
lettura, esclama “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”. Guai se non
trasmetto, con le parole e i gesti, quella bella notizia che la vita è il dono
più grande, perché essa è la vita stessa di Dio, ed è da Lui amata, sostenuta,
accolta e destinata a trovare in Lui la sua pienezza e bellezza definitiva.
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