Nel vangelo di Giovanni la prima parola pronunciata da Gesù è stata “Chi cercate?” – l’abbiamo ascoltata e
meditata domenica scorsa. Oggi, inoltrandoci nel vangelo di Marco, diverso è l’inizio della
missione pubblica di Gesù. “Il tempo è
compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”:
queste le prime parole che l’evangelista pone sulle labbra di Gesù,
presentandolo quasi come un nuovo Giona venuto tuttavia ad annunciare vita,
salvezza.
Un annuncio che porta con se una notizia sorprendente. Il lungo
cammino del tempo arriva al suo compimento e Dio è qui, la sua Presenza è
vicina, con noi, in noi, ora e per sempre.
Un annuncio che risuona ancora oggi perché abbiamo a non dimenticare
che la Sua Presenza sempre ci accompagna. Sempre e ovunque.
“Il regno di Dio è vicino” è qui, è presente oggi come allora dentro una
storia difficile. Il brano infatti si apre con l’accenno alla prigionia di
Giovanni il battista che lo porterà alla morte violenta; proprio mentre il
potere politico tenta di far tacere la voce della verità e della giustizia,
proprio in quel momento e in quel contesto Dio si fa vicino, presente.
In luoghi considerati di periferia e in balìa di pagani e profughi,
quale era allora la Galilea, proprio lì, “lungo
il mare di Galilea”, Dio si fa vicino, presente.
Ieri come oggi: in mezzo a situazioni di violenza e di emarginazione,
di povertà e di ingiustizia, Dio continua a stare con noi, vicino e presente.
E’ qui tra noi e per tutti noi, nessuno escluso; soprattutto vicino a
coloro che sono più soli e fanno maggior fatica a vivere. Proprio lì è
presente, lì dove invece noi facciamo fatica a riconoscerlo.
Ecco perché Gesù fa seguire subito un appello: “Convertitevi e credete a questa buona notizia”. Convertirsi
significa infatti girare lo sguardo e orientare tutta la nostra vita verso di
Lui. Solo uno sguardo nuovo, orientato su Gesù, ci permetterà di riconoscere la
sua vicinanza. Lo hanno intuito i primi discepoli che hanno immediatamente
orientato su di Lui la loro vita, seguendolo. Hanno intuito la verità di
quell’annuncio farsi concreto in quella persona che li invitava a “pescare
uomini”, a lavorare per una umanità nuova, libera dai gorghi di quel male che
fa annegare ogni speranza e uccide la dignità delle persone.
Se Dio è qui, dentro questa nostra storia, vuol dire che è possibile
una storia altra, dove ci si prende per mano e ci si aiuta a liberarci gli uni
gli altri dalle acqua mortifere del male.
E’ per questa storia che i primi discepoli sono stati pronti a
collaborare. E’ per una storia secondo i disegni di Dio che noi cristiani siamo
ancora oggi chiamati a collaborare.
Anche oggi occorrono mani che si tendono ai fratelli per offrire
sostegno e liberazione; messaggi di speranza che risuonano nelle nostre strade
e case; occhi che sappiano riconoscere la Sua presenza anche dove altri vedono
solo buio e male.
Il Regno di Dio è in mezzo a
noi! Riconosciamolo, facciamo crescere questa Presenza. Questo è ciò che conta
soprattutto.
Soprattutto portiamo avanti insieme questo
annuncio e questa testimonianza. Insieme imparando a costruire comunione,
armonia, unità tra di noi, nelle nostre comunità e anche con chi è diverso da
noi.
Siamo nella settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. E mai come oggi si fa sempre più urgente la capacità di
essere uno, di armonizzare le diversità, di annunciare insieme, dentro questo
mare tormentato della storia, la buona e bella notizia che Gesù ha portato e ha
affidato alla sua chiesa: “Il Regno di
Dio è qui”.
Con Gesù, seguito, ascoltato e amato,
diventiamo insieme “pescatori di uomini”,
per riportare a speranza quanti sono sommersi da tanta disperazione, per donare
gioia a quanti si nutrono solo di tristezza e scontentezza.
E’ la grande missione della chiesa tutta, unita in
Gesù per far risuonare ancora oggi nel cuore di ogni uomo e donna l’annuncio
che non siamo soli a lottare e a vivere, ma Lui è qui con noi e in noi sempre.
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