La
sete dell’uomo: questo sembra essere il tema cui le letture di oggi fanno
riferimento. Il popolo, guidato da Mosè, in cammino nel deserto, ha sete. Di
sete parla pure il Vangelo.
La
sete d’acqua è simbolo di tutti quei desideri inappagati del cuore che si fanno
sentire e generano ansia e tormento, e spesso trascinano lontano, verso strade
illusorie indicate dall’egoismo.
E’
richiamo a una sete più profonda: sete di relazione, di incontro, di amore di
cui siamo carenti.
Come
quella donna: “non ho marito” dice a
Gesù. Qualche capitolo prima, alle nozze di Cana un’altra donna, Maria, disse “non hanno più vino”. E poi in un altro
passo “non hanno più pane” diranno i
discepoli.
L’uomo
è mancante, non ha ciò che sazia la sua sete, la sua fame di amore. E’ assetato
e continuamente in ricerca della sorgente.
Ma
ogni sete è appagata solo dal Signore, ci dice oggi la Parola. È lui che
conosce i bisogni dell’animo umano, ed è lui solo che sa quali sono i momenti e
i modi per soddisfarli. Come ci racconta il vangelo.
È
Gesù che ha sete di acqua quando a mezzogiorno si siede sul pozzo di Giacobbe.
La sua sete è solo occasione per aiutare la donna di Samaria ad accorgersi di
essere più che assetata, di avere dentro di sè molte seti insoddisfatte che lui
soltanto può acquietare.
Ella
non vorrebbe fare ogni giorno la fatica di andare al pozzo a prendere l’acqua,
non ha una vita affettiva ordinata e fedele, non ha chiarezza sulla preghiera e
quindi sulla vita interiore e sulla salvezza finale. Di solito le donne vanno
al mattino o alla sera ad attingere l’acqua, nelle ore meno calde; lei va a
mezzogiorno, e questo dice il disordine della sua vita, la pigrizia e la
volontà di non incontrare altri.
Incontra
invece Gesù. Nell’incontro egli si comporta in modo nuovo, sorprendente. Un
giudeo non avrebbe mai accettato di bere dal recipiente immondo di un
samaritano, ed egli invece lo chiede. Un giudeo non avrebbe parlato con una
donna della Samaria, per non perdere tempo e per non gettare le sue perle ai
cani: Gesù invece cerca il dialogo con lei e vuole insegnarle le cose di Dio.
Gesù ama, e ama tutti.
E
la donna nel dialogo, che dall’inimicizia iniziale passa alla sorpresa,
all’interesse e alla scoperta di chi ha davanti, a contatto con Gesù diventa
nuova: non è più lei.
Ella
sfuggiva il contatto con gli altri, ora corre a chiamare i concittadini. Finora
aveva solo cose da nascondere, ora deve manifestare la sua gioia e la sua
pienezza.
L’incontro
con Gesù le ha cambiato la vita. La donna scopre in quel giudeo, un uomo, un
profeta, il Messia. E arriva così al dono della fede.
La
sua sete trova ristoro in quel Gesù che gli svela il Padre, spirito e vita, che
può e deve incontrare non tanto in un luogo o in un tempio, ma accanto a lei: “Sono io che parlo con te”; lungo il
cammino della vita, nell’intimo del cuore, sorgente zampillante di vita eterna.
E
così, nella fede, Gesù diventa lo Sposo, l’acqua viva, il pane, la vita che dà
vita, diventa la pienezza di senso tanto cercata.
Gesù
siede ancora oggi sull’orlo dei pozzi dove corrono gli uomini di questo mondo.
Egli là è pronto ad accogliere le singole persone e le folle che accorrono, l’intera
umanità più che mai assetata di giustizia, di pace, di vita. Lui è venuto per
tutti e tutti cerca e attende per offrire quell’acqua che sazia ogni sete.
Lui
ancora oggi è qui per noi suoi discepoli, a volte così assenti e distratti e
non certo migliori degli altri, né di quella donna…; è qui per incontrarci,
così come siamo, con le nostre fragilità, paure, le nostre seti; ci attende per
riempire il nostro vuoto, per farci scoprire amati e donarci ciò di cui siamo
mancanti: quella fede che apre al Dio amore, spirito e verità.
E’
Gesù la sorgente, l’acqua che sgorga dalla roccia nel deserto del nostro
cammino, l’amore offerto in modo smisurato “mentre
eravamo ancora peccatori”.
Da
Lui, dal suo cuore aperto è realmente uscita l’acqua viva: un’acqua che
purifica, rigenera, dà vita; l’acqua inesauribile del Suo Spirito. Spirito che
fin dal giorno del Battesimo, come acqua viva, è stato riversato nei nostri
cuori. Paolo ce lo ricorda nella seconda lettura: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito santo che ci è stato dato”.
Se viviamo nello
Spirito che ci rende sempre più conformi a Gesù, allora tutta la nostra vita
diventa luogo della sua presenza, luogo del vero culto e della vera adorazione,
così che l’acqua dello Spirito che lui ci dona “diventerà in noi sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.
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