Ci
lasciamo guidare, oggi, dalla grande figura del profeta Elia, di cui la prima
lettura ci presenta un episodio della sua vita.
Lui,
il più grande dei profeti, vuole morire. “Ora
basta Signore!”. E’ perseguitato, ricercato, deve fuggire e si addentra nel
deserto. Così scoraggiato che dice: “Ora
basta Signore! Prendi la mia vita”, non ce la faccio più.
E
invece il profeta scoraggiato vede accanto a sé un angelo. Nella Bibbia
l’angelo è sempre il segno dell’intervento di Dio che ti dà la certezza di non
essere mai abbandonato, di non essere mai solo. Qualcuno è con te, capace di
toccarti, capace di svegliarti dal sonno, di dirti: “Alzati, mangia!”.
Quante
volte anche noi come Elia vediamo attorno solo deserto.
Quante
volte sperimentiamo il senso dell’inutilità, dello scoraggiamento, che ci porta
a dire: “E’ tutto inutile, non serve a nulla quelle che faccio, non cambia
niente. Non val la pena impegnarsi, essere onesti…”
L’episodio
di Elia oggi ci dice invece cose bellissime e la sua vicenda può davvero esserci
di aiuto.
La
nostra vita è cammino mai abbandonato. C’è sempre una mano che ti risolleva.
Dio viene, si fa vicino. “Elia guardò e
vide una focaccia cotta e un orcio d’acqua”. Dio interviene.
Certo,
qualcuno potrebbe dire: cos’è mai un po’ di pane e un po’ d’acqua? Sono
l’indispensabile, l’essenziale: pane come forza e energia che risveglia la mia
forza, acqua che risveglia il mio corpo.
Sostegno
a una fatica che rimane certo. Dio interviene così. Non toglie la fatica, non
capovolge la situazione, non annulla i problemi, ma assicura la sua presenza
con la forza delle cose semplici, non clamorose ma essenziali, come il pane e
l’acqua.
Così
Dio interviene sempre. E’ lui la forza, per cui Elia si sente rimotivato e
spinto a continuare il cammino.
Anche
noi, pur dentro tempeste e prove della vita troviamo l’energia di continuare a
remare, a lottare, a camminare. Dio non viene a noi con miracoli, ma con segni
quotidiani e semplici che ci infondono energia. Quanto volte ci sarà capitato,
in momenti di sconforto e abbandono, di percepire un piccolo segno (un amico,
una parola buona, una telefonata, una lettera…) che ha riacceso la speranza e
la fiducia per continuare. E’ l’angelo di Dio, è Dio stesso che ci tocca e ci
dice: “Alzati… è ancora lungo per te il
cammino”.
Siamo
noi che dobbiamo imparare a riconoscere questi piccoli segni e accoglierli.
Dio
è il vicino che risolleva. E lo fa con tutti. “Tutti saranno istruiti da Dio” dice il vangelo di oggi. Ma non
tutti sanno riconoscerne la presenza.
Gli
stessi Giudei mormorano contro Gesù, non riconoscono in lui, di cui conoscevano
tutto, il segno di Dio che li ama.
Solo
chi si fida può riconoscere i segni della vicinanza di Dio: “chi crede ha la vita eterna”.
La
vita piena e realizzata, eterna, è il dono di Dio agli uomini. E’ la meta per
tutti. Questo se ascoltiamo e accogliamo quel segno può eloquente e definitivo
della vicinanza di Dio agli uomini che è Gesù stesso.
Lui
si presenta a noi come “pane della vita”:
energia per vivere. Al punto che “chi ne
mangia non muore”: nulla, nemmeno la morte può spegnere in noi la vita, che
diventa la vita stessa di Dio in noi.
“Io sono il pane
disceso dal cielo… Io sono il pane della vita… e il pane che io darò è la mia
carne per la vita del mondo”.
In
Gesù è Dio stesso che si fa nostro cibo lungo la strada perché nessuno si senta
solo e abbandonato. E ogni domenica veniamo qui a celebrare il sacramento del
pane e della parola, a nutrire la vita. “Chi
mangia questo pane vivrà in eterno”: parole che dicono una verità semplicissima
e fondamentale; come se Gesù dicesse: “Io faccio vivere”. Io alimento la vita,
quella che non ne può più, come quella di Elia, quella che ritiene il cammino
troppo lungo, quella seduta e spenta nel deserto, come quella piena di affanni,
di problemi, di paure che non vede più via di uscita.
“Io
faccio vivere” ci ripete Gesù. Il segreto della nostra vita è oltre noi, viene
dal cielo, come il pane, è in Gesù.
Ed
è la comunione con Dio il segreto della vita. Lui in Gesù è venuto a ricordarci
che non viviamo la storia da soli, che c’è un amore che come un’onda ci avvolge
e ci trascina tutti verso una sempre più ampia e profonda comunione, tra noi e
con Dio stesso.
La
comunione sarà il nostro destino, il destino del cosmo.
Una
comunione d’amore che già qui possiamo e dobbiamo assaporare, nell’Eucaristia e
nella comunità, e più ancora dobbiamo costruire tra noi, diventando gli uni per
gli altri angeli di speranza, pane che offre energia, acqua che rinfresca e
rigenera.
E’
l’invito di Paolo nella seconda lettura: “Fatevi
imitatori di Dio”. E come ci viene da dire? “Camminate nella carità, come Cristo vi ha amato”. “Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno,
ira, grida e maldicenze, con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli
uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come Dio ha
perdonato a voi”. Siate insomma pane, acqua, sostegno, energia gli uni e
gli altri, come Dio è per voi forza e sostegno.
Senza dimenticare che tutto ciò nasce e cresce proprio
a partire da qui, da questa tavola dove ogni domenica ci è detto “Alzati, mangia”. “Io sono il pane vivo
disceso dal cielo” perché possiate insieme “camminare nella carità”.
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