sabato 27 dicembre 2025

"Quale famiglia?" - Festa della santa famiglia di Nazaret

 

Nella prima domenica dopo il Natale, la liturgia ci mette davanti sempre la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, la santa famiglia. La domanda che si sente spesso è:” Come possiamo confrontarci con una famiglia Santa? È possibile trovare degli aspetti che la possano affiancare all’esperienza delle nostre famiglie che se hanno un aggettivo che spesso le può accomunare è “affaticate”?

Il Siracide (1 lettura) è un libro dell’Antico Testamento che contiene molti consigli. Una buona parte del libro è dedicata alla vita familiare, ai doveri del marito e della moglie, agli obblighi dei figli verso i genitori e viceversa. Nella prima parte della lettura (v 2-6), il Siracide riassume con il termine onorare il comportamento che i figli devono tenere nei confronti dei genitori. Ripete per ben cinque volte questo verbo e lo applica indistintamente sia al padre che alla madre. In un mondo in cui la donna era ancora discriminata e considerata inferiore all’uomo, questa non è una novità da poco. Inoltre l’amore verso i genitori, dice il Siracide, espia i peccati e fa accumulare tesori davanti a Dio. Chi onora i genitori sarà a sua volta onorato dai figli (v 5). Sentenza saggia! Nella seconda parte della lettura viene suggerito il comportamento da tenere nei confronti dei genitori anziani. Può succedere che l’indebolimento non li raggiunga solo nel fisico, ma li colpisca anche nella mente! Accudire chi ha perso la memoria, chi ripete sempre le stesse frasi è molto gravoso, eppure quello è il momento di manifestare fino in fondo il proprio affetto. Quando poi si creano situazioni irrecuperabili… allora non rimane che la pazienza amorosa.

Nella 2 lettura, (lettera ai Colossesi) sono indicati alcuni mezzi per mantenere o costruire l’armonia fra i membri della famiglia. “La Parola di Dio dimori tra voi abbondantemente”. È l’invito a meditare insieme il Vangelo. La famiglia che, con regolarità, riesce a trovare un momento da dedicare alla lettura di una pagina del Vangelo, pone solide basi per trovare sempre un accordo e per fare scelte illuminate. “Ammaestratevi, ammonitevi (v.16). Quando l’intesa è creata dalla scelta della Parola di Cristo, come punto di riferimento, è sempre possibile creare un dialogo costruttivo.  “Cantando a Dio inni e cantici spirituali”. Quanti accorgimenti, quanti stratagemmi mettiamo in atto per ottenere che nelle nostre famiglie regnino la fiducia reciproca, l’affiatamento, la concordia! Paolo suggerisce il suo: la preghiera in famiglia.

Nel Vangelo la prima osservazione la possiamo fare guardando a Giuseppe. Uomo di poche parole, anzi di nessuna parola. È un uomo concreto, capace certo di riflettere ma sempre anche di realizzare ciò che dalla riflessione è scaturito. A Giuseppe appare in sogno un Angelo e questo accade ogni volta che si trova davanti a un momento, una situazione in cui non è semplice districarsi. Gli appare quando si trova in difficoltà davanti a Maria incinta e gli appare in sogno anche in questo brano di oggi, e per tre volte di seguito. L’Angelo del Signore, portatore della divina parola, informa Giuseppe delle trame di Erode e lo invita a partire; lo mette poi al corrente della morte di questo re violento e omicida e gli suggerisce infine di stabilire la sua dimora in Galilea. L’Angelo è il tramite tra Dio e Giuseppe, è portatore di una parola potente che illumina la strada, lampada ai passi di questa famiglia che deve fuggire. Per due volte in questo brano l’angelo si rivolge a Giuseppe invitandolo ad alzarsi e prendere con sé il bambino e sua madre. Per due volte si dice di Giuseppe che si alzò, prese il bambino e sua madre e fece quanto consigliato dall’angelo. “Alzati”, si alzò: è un verbo usato per la risurrezione di Gesù, un verbo pasquale. Sappiamo dagli studi sui vangeli che i racconti dell’infanzia in Matteo e Luca, sono stati scritti come ultima parte dei vangeli. Non ci stupisce pertanto trovare un verbo pasquale, anzi lo sentiamo molto bello. Quando le difficoltà si presentano e possono abbatterci, preoccuparci, farci perdere l’orientamento, sentire pertanto questo invito ad alzarci, come lo ha sentito Giuseppe, a risorgere attingendo la forza del Risorto stesso, diventa lo stimolo per ripartire con forza, con la forza della Pasqua. C’è poi un altro verbo molto interessante: ”prendi con te il bambino e sua madre” a cui fa eco la risposta concreta di Giuseppe che “prese” il resto della famiglia e si mise in cammino.  Noi traduciamo con “prendere” un verbo greco che significa sì prendere, ma anche accogliere. Giuseppe dopo aver accolto Maria con sé quando era incinta, continua ad accogliere Maria ed il bambino e questa accoglienza diventi reciproca e continua, come raffigura il cammino che i tre compiono, prima verso l’Egitto e poi di ritorno verso la terra d’Israele fino in Galilea.

La domanda con cui abbiamo aperto la nostra riflessione richiede però una risposta: come la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe entrano nelle nostre esperienze di famiglia?  Anzitutto per i problemi che affronta, che la fanno sentire di casa nelle nostre case: il quotidiano che si incrocia con le difficoltà, la malattia, il mettere insieme il necessario per vivere, le relazioni, le priorità da dare. Dalla famiglia di Nazaret apprendiamo uno stile che è quello dello spazio dato all’ascolto della parola divina di cui l’Angelo è portatore: invito a ritagliare spazi di incontro con la Parola che ci facciano ritrovare la freschezza degli inizi.

In questi tempi in cui tante persone sono in fuga da luoghi di guerra, dove novelli Erode si accaniscono sulla vita delle persone senza rispetto nemmeno per i bambini, la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe sperimenta anch’ella la durezza della fuga in terra straniera, dove non sempre si applica l’accoglienza, non sempre si offrono a queste famiglie in fuga, possibilità di vita dignitosa e di lavoro. E se siamo così fortunati da non sperimentare l’essere migranti, guardiamo alla santa famiglia per trovare la fantasia e la disponibilità per essere accoglienti e solleciti verso chi arriva da lontano.

Riflessione di d.franco mosconi, monaco

 

 

 

 


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