Abbiamo ascoltato le vicende di Pietro nella prima lettura e Paolo stesso che nella seconda lettura fa un resoconto del suo cammino di apostolo. Due voci, due testimonianze, due persone diverse e due apostoli che ci confermano un solo, unico messaggio: “il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza”, “il Signore mi ha liberato da ogni paura”, come abbiamo pregato nel salmo.
Questo ci ricorda che non stiamo celebrando due super eroi che hanno compiuto grandi imprese, ma due discepoli di Gesù che lo hanno riconosciuto quale figlio di Dio: “Voi chi dite che io sia? Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”, risponde Pietro e su di Lui, la roccia angolare, hanno costruito e impegnato la loro vita fino al dono del martirio.
Questo è il primo richiamo anche per noi: “Voi chi dite che io sia?”, riconosciamo Gesù quale fondamento della nostra vita personale e comunitaria? E’ come se mi dicesse: significo qualcosa per te? Lo senti il mio amore per te?
La chiesa che siamo chiamati a costruire insieme nasce da questo riconoscimento, da questa centralità di Cristo su cui far poggiare le nostre vite, il nostro impegno, il nostro essere insieme annunciatori e testimoni del suo vangelo.
Pietro con Paolo diventano inoltre richiamo di una chiesa sinodale, chiamata a camminare insieme armonizzando i doni diversi che la costituiscono.
Certo c’è un primato di Pietro ma finalizzato a un servizio: edificare, custodire, legare e sciogliere. Un servizio reso direttamente a Gesù perché alla fine è lui che edifica e fa crescere mentre noi siamo solo amministratori come Paolo stesso riconoscerà.
Quindi mentre oggi preghiamo, come fecero i primi cristiani (1 lettura) in particolare per il successore di Pietro, papa Leone, vogliamo chiedere al Signore che non solo lo sostenga nel suo servizio universale alla chiesa ma anche preghiamo perchè ci renda collaboratori con lui, sotto la sua guida, per costruire questa chiesa che Cristo stesso ha voluto e su di lui cresce e si edifica per portare nel mondo il regno di Dio, regno della novità evangelica.
Oggi più che mai c’è bisogno di questi passaggi: fondare su Gesù, collaborare insieme sotto la guida di colui che Gesù ha voluto come suo primo riferimento in un cammino sinodale, riscoprire l’importanza e la bellezza di essere chiesa, comunità radunata nel nome della Trinità e chiamata a continuare la missione stessa di Cristo nel mondo.
Sono tre aspetti tutti da ‘rispolverare’ perché il rischio è quello di andare verso un cristianesimo individualizzato o di piccoli gruppi che altro non fa che far male alla chiesa frammentandola e rendendola insignificante.
Occorre riprendere la passione della comunione tra noi, del lavorare insieme, del riconoscerci strumenti – spesso incapaci e fragili – che tuttavia sono guidati e sostenuti da Cristo stesso. La vera pietra è il signore Gesù. Pietro e tutti noi siamo pietre friabili, di roccioso a cui ancorarsi c’è solo il Suo amore e la Sua fedeltà che resta salda, pronta a perdonare sempre e nonostante tutto.
Così anche noi possiamo allora ripetere: “il Signore ci è stato vicino e ci ha dato forza perché anche noi potessimo portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero.”
Nessun commento:
Posta un commento