sabato 14 giugno 2025

"Un progetto di vita" - Santissima TRINITA'

 

Dio è uno ma plurale. Gesù nel vangelo ci parla di un Dio plurale: parla di sé, del Padre, dello Spirito. Una sola armonica comunione di persone.

Un Dio relazione che proprio attraverso l’opera dello Spirito “guida” anche noi affinché entriamo in relazione con loro: “Lo Spirito vi guiderà… prenderà del mio e ve lo annuncerà… tutto quello che il Padre possiede è mio..”

Paolo nella 2 lett. afferma che lo Spirito riversa nei nostri cuori l’amore di Dio, così che siamo da Lui abitati.

Trinità è il termine che la chiesa da sempre ha usato per indicare un Dio che non sta solitario e lontano, ma è amore che si comunica, che entra in relazione con noi, con l’umanità tutta. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica”.

Credere in Dio è per noi cristiani credere nell’Amore sorgente e fine di tutto: “Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà”.

La Trinità non è solo principio e fine della nostra vita, ma anche modello a cui ispirare la nostra esistenza.

Credere in Dio è riconoscere che noi siamo stati pensati, creati a Sua immagine (Salmo: che cosa è l’uomo? L’hai fatto poco meno di un Dio). Benedetto XVI: “La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati”.

La fede in Dio Trinità diventa allora imparare da Lui ad amare.

In Dio, Padre, Figlio e Spirito vediamo realmente cosa significa amare veramente.

Vediamo un amore che non si chiude su sé stesso, che non si impone sull’altro, che non esclude il diverso, che si espande e si dona in perdita, gratuitamente: così è l’amore tra Padre Figlio e Spirito.

Ecco perché la Trinità può e deve diventare modello per le nostre relazioni.

“Il pensiero, l’ammirazione e la lode della Santissima Trinità, fonda e sostiene l’impegno concreto di ispirarci a tale modello perfetto di comunione nell’amore per costruire le nostre relazioni umane di ogni giorno. La Trinità è veramente comunione perfetta! Come cambierebbe il mondo se nelle famiglie, nelle parrocchie e in ogni altra comunità i rapporti fossero vissuti seguendo sempre l’esempio delle tre Persone divine” (Benedetto XVI).

Trinità dunque non mistero inspiegabile, ma progetto di vita, progetto di relazioni; in essa possiamo vedere il progetto di come edificare la società stessa.

In essa comprendiamo che la diversità è ricchezza e attraverso il dialogo genera armonia, comunione, unità.

Lì percepiamo che il donarsi è lo specifico del vero amore; quel donarsi che chiede accoglienza dell’altro, apertura, espansione.

Comprendiamo che le persone della Trinità “ognuna vive non solo con l’altra, ma per l’altra e nell’altra!”; solo così possono nascere relazioni profonde, nuove, capaci di rinnovare le nostre famiglie, le nostre comunità.

Credere in Dio Amore chiede allora a noi cristiani di lasciarci conformare al suo stesso Amore e manifestarlo, diffonderlo attraverso una vita capace di relazioni autentiche e aperte con tutti per costruire – con tutta la fatica del caso – una storia più fraterna e pacifica.

 


sabato 7 giugno 2025

"Senza la sua forza nulla è nell'uomo" - Solennità di PENTECOSTE

 

Siamo forti. Non dobbiamo dimenticarcelo mai. Non dobbiamo mai lasciarci prendere dallo sconforto, dalla sfiducia. Abbiamo una forza che può cambiare continuamente noi stessi e cambiare il mondo intero! Non si tratta di esagerazione, di illusione. Si tratta della nostra vera realtà. Siamo forti, di una forza che può cambiare noi stessi e il mondo.

Questa forza non è frutto delle nostre capacità, del nostro carattere, del nostro ingegno, della nostra volontà. Anzi è vero il contrario: capacità, carattere, ingegno, volontà vengono anch’essi da questa Forza che ci avvolge, ci pervade, ci abita.

Questa forza è dono. Il suo nome è Spirito. Spirito di Dio, Spirito santo. E’ lo Spirito del Padre e del Figlio che ci è donato e abita in noi.

Lo abbiamo ascoltato nella Parola: “Lo Spirito di Dio abita in voi” ci ha ricordato Paolo. “Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, siamo figli di Dio”. “Egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” promette Gesù ai suoi discepoli. Un “altro Paraclito”, cioè difensore, aiuto che ci sta accanto; il primo è stato Gesù, ora lo Spirito di Gesù e del Padre che definitivamente viene ad abitare in noi. Mai più soli, mai più schiavi, mai più schiacciati dal male. Con noi l’avvocato difensore, il Paraclito che sostiene. Con noi la forza stessa della presenza di Dio.

“Senza la tua forza, nulla è nell’uomo”. E’ la consapevolezza che nasce in questo giorno di Pentecoste. Noi siamo da sempre abitati da Lui, ogni cosa respira grazie a Lui. Se lo sapessimo davvero, se lo avvertissimo sempre presente e vivo accanto a noi, a soffiarci dentro forza e coraggio, a calmare la nostra angoscia, a carezzare le nostre ferite, Lui il Consolatore. Invece ce ne ricordiamo solo oggi, e giusto solo per un paio d’ore, che esiste Qualcuno “con noi per sempre”.

Grande, fondamentale la festa della Pentecoste che oggi celebriamo. Essa porta a compimento in noi la Pasqua di Gesù, nel senso che permette che si compia in noi e nella chiesa.

Da qui scaturisce la vita cristiana quale vita spirituale, cioè guidata dallo Spirito, nostra forza, luce, sostegno. Vita eterna che già germoglia dentro la nostra vita terrena.

Una vita che deve aprirci allora a nuove relazioni.

Con Dio che, alla luce dello Spirito che Gesù ci dona ci è rivelato “Padre, Abbà”, papà.

Con le altre creature che alla luce del medesimo Spirito si rivelano fratelli e sorelle, tutti chiamati a costruire fraternità, comunione, armonia. Chiamati a “parlare in altre lingue”, a parlare il nuovo linguaggio del vangelo, dell’amore, che tutti, in ogni parte del mondo possono comprendere e vivere; è la vocazione e la missione della Chiesa.

Certo lo Spirito non opera come un mago, va accolto con fede e umiltà, come hanno fatto i discepoli e Maria nel Cenacolo.

Lo Spirito va invocato e alimentato in noi attraverso la quotidiana preghiera e l’ascolto della Parola affinché possa diventare luce e guida: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.”

Dallo Spirito dobbiamo lasciarci quotidianamente plasmare, edificare per essere capaci di una profonda vita interiore e per saper costruire una vita di comunione e di armonia tra noi e con tutti. Allora si ritrova energia, capacità di uscire allo scoperto, di parlare il linguaggio nuovo della fede, di vivere con coraggio il vangelo. Allora si ha veramente la forza di lavorare perché lo Spirito cambi noi stessi, la chiesa e il mondo.

Non stanchiamoci di invocarlo e di accoglierlo nella nostra vita, perché solo Lui è la forza capace di “rinnovare la terra”.

Pentecoste: occasione di ripresa per un rinnovato cammino personale e per la Chiesa che nasce dal soffio e dal fuoco dello Spirito. Un cammino di conversione allo Spirito e di spazio a Lui e alla sua Parola, se vogliamo essere segno dell’Amore che Gesù ci ha donato e forza rigenerante della storia dentro la quale abbiamo la missione di essere testimoni di speranza e operatori della Sua Pace.

 

 


sabato 31 maggio 2025

"Di me sarete testimoni" - Ascensione del Signore

 

Sono due i racconti di questo evento dell’ascensione di Gesù. Entrambi scritti da Luca: negli Atti degli Apostoli (1 lettura) e nel vangelo che abbiamo letto.

Due racconti per descrivere un’unica esperienza vissuta da tutti i discepoli. Gesù, colui che ha condiviso in tutto la loro vicenda umana e che è passato tra la gente facendo il bene e annunciando la bella notizia dell’amore di Dio, quel Gesù che è stato ingiustamente condannato e crocifisso, è risorto, è il Vivente, è Dio con noi.

L’ascensione, più che un fatto fisico, esteriore, è un’esperienza spirituale profonda che porta i discepoli alla certezza che in Gesù, morto e risorto, è Dio stesso che si è manifestato.

Colui che è disceso ora ascende. Dio che in Gesù si è fatto uomo, dopo aver manifestato il suo volto, il suo amore, cessa di rendersi visibile nell’umanità, continuando ad avvolgere con la Sua presenza ogni cosa. L’immagine dei ‘cieli’ cui ascende sta a indicare quella realtà spirituale che avvolge ogni cosa.  Come ci ricorda la lettera agli Ebrei (2 lettura) “Cristo è entrato nel cielo stesso”, diventando “via nuova e vivente” per tutti noi. Questo è il senso dell’Ascensione: la consapevolezza che siamo “avvolti” da una Presenza che è la presenza di Dio rivelata in Gesù. Quel Gesù che diventa “via nuova e vivente”. Si apre così per i discepoli, per l’umanità tutta, un cammino nuovo, di ascensione, di realizzazione.

Celebrare l’ascensione dunque è innanzitutto affermare che “Gesù è la via nuova e vivente”: è cioè il centro, il cuore, il senso della storia stessa. In Lui ci è dato di vedere il volto di Dio, di comprendere il suo disegno sull’umanità, di partecipare alla sua stessa vita. Non per nulla, nell’episodio narrato nel vangelo, Gesù si congeda lasciando ai suoi una promessa e una benedizione. “Mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso… poi li benedisse”. Lo Spirito viene ad avvolgerci, lo Spirito del Padre e del Figlio. In Gesù questa promessa e benedizione si compiono. In Lui entriamo nella benedizione di Dio, cioè nel suo amore che ci rende figli amati.

Avvolti così nella Sua Presenza siamo chiamati a diventare “testimoni”: “di questo sarete testimoni”; “riceverete la forza dello Spirito santo e di me sarete testimoni fino ai confini della terra”. Ecco delinearsi il nostro compito, la nostra missione. Testimoni verso tutti che Gesù è Dio rivelato a noi. Un Dio che benedice l’umanità e non la maledice. Un Dio che avvolge tutti con la Presenza del Suo Spirito e tutti trascina verso l’incontro, la comunione con Lui: meta verso cui siamo in cammino.

E’ il compito di ogni cristiano e della chiesa: “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dai peccati”. Conversione: l’invito a convergere, orientare a Lui la nostra vita. E il perdono dei peccati, la misericordia che rinnova, l’amore che unisce e armonizza le persone. Perché questo è il disegno e la volontà di Dio.

Questa testimonianza oggi in particolare chiede di essere offerta da tutti noi in alcuni ambiti ben precisi.

Innanzitutto testimoni della pace che viene dal vangelo dentro una società tesa alla guerra, al riarmo, alla distruzione. Ha detto ieri papa Leone: “C’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento. La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni.

Testimoni poi di parole e notizie vere: oggi giornata delle comunicazioni sociali siamo chiamati a educare a un uso più responsabile dei social e soprattutto a far circolare verità e informazioni costruttive, positive. “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” è il tema di questa giornata. 

Infine testimoni di un amore che ha il coraggio del perdono, del dialogo, del dono reciproco dentro le nostre famiglie, per educare i figli a relazioni sane e costruttive, nel rispetto e nella capacità di dialogo.

Lo Spirito della pace, della verità e dell’amore che invochiamo in questi giorni preparandoci alla Pentecoste ci renda sempre più testimonio credibili del Vangelo di Gesù.