La prima lettura apre una prima finestra sulla prima comunità cristiana. Una comunità chiusa, impaurita, in difensiva che avvolta dallo Spirito, come vento e fuoco, viene lanciata fuori nel mondo, in avanti, oltre ogni timore. Così oggi desideriamo per noi, per la nostra chiesa che, al di là delle crisi di numeri, al di là di scandali e debolezze, possa di nuovo attingere quello slancio originario e aprirsi al dialogo con tutte le lingue, le culture, le religioni, per edificare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà un futuro di fraternità e di pace. E’ lo Spirito che genera la chiesa e la spinge alla missione, ieri come oggi.
Un secondo spiraglio lo troviamo nelle splendide parole del Salmo: “Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra”. Frase che rimanda a un’altra bellissima affermazione che diciamo durante la preghiera eucaristica: “per opera dello Spirito santo fai vivere e santifichi l’universo”.
Stanno a dirci che tutto ciò che vive, tutto il creato, è immerso nella sua luce, forza, vita, santità. L’universo intero vive grazie alla forza dello Spirito. La creazione tutta è in buone mani e di certo in cammino verso un futuro di pienezza, di realizzazione. E’ lo Spirito creatore che fin dagli inizi del tempo plasma e da forma e vita ad ogni cosa.
La terza finestra sulla Pentecoste la apre Paolo nella seconda lettura. Lo Spirito dà a ciascuno una manifestazione particolare per il bene comune. “Vi sono diversi carismi ma uno solo è lo Spirito”. E nell’immagine del corpo ci è detto che ciascuno di noi è prezioso, importante, dono indispensabile per edificare il bene comune. Vocazioni differenti per generare novità, varietà, creatività sia nella chiesa, corpo di Cristo, come nel mondo. E’ lo Spirito che diffonde doni e capacità guidando le diversità a fondersi nell’armonia a servizio del bene comune, in una ‘convivialità delle differenze’.
Infine – quarto spiraglio - il Vangelo racconta la Pentecoste come un incontro tra amici nella sera di Pasqua: “venne Gesù, stette in mezzo, soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito santo”. In quella stanza chiusa e dall’aria stagnante, entra il grande, ampio e profondo soffio del cielo. Entra il respiro di Dio, soffio che già aveva creato l’essere umano, per ricrearlo di nuovo, liberarlo da schemi e chiusure e mandarlo a generare riconciliazione, perdono, pace. “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. E’ lo Spirito del Padre e del Figlio che invia, manda i suoi amici, la chiesa, noi, a costruire relazioni fondate sul perdono, la misericordia, la pace.
Quattro spiragli di luce che non solo ci dicono qualcosa dello Spirito santo, ma ci fanno sperimentare la sua presenza e ci indicano il cammino da intraprendere. Diventare chiesa in uscita, capace sempre più di accoglienza e dialogo verso tutti, custodire con responsabilità e solidarietà il creato, orientare le diversità e le molteplici capacità per il bene comune, diventare portatori di perdono e costruttori di pace. A questo ci spinge oggi lo Spirito.
La Pentecoste che riviviamo rafforzi in tutti noi la Sua presenza e ci renda capaci ogni giorno di ascoltare la sua Voce che parla nel profondo e nel silenzio dei nostri cuori perché abbiamo a vivere guidati dalla sua luce e dalla sua sapienza pur in mezzo alle oscurità del cammino di ogni giorno, aperti alla sua consolante forza che mai ci abbandona.
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