I vangeli di queste prime domeniche del tempo pasquale ambientano l’incontro con Gesù Risorto nell’ambito domestico, casalingo. L’incontro con Gesù avviene lì: “Quando fu a tavola con loro”, nel ripetersi quotidiano del gesto dello spezzare il pane, che da quel giovedì sera aveva assunto un sapore totalmente nuovo; lì i discepoli aprono gli occhi e riconoscono: “prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”.
Questo tuttavia è preceduto da un cammino: i discepoli “erano in cammino”. Un cammino strano: da Gerusalemme a Emmaus la periferia; un cammino di fuga. Un cammino non solo fisico ma anche interiore. Un cammino carico di dubbi, di tristezza, di delusione per quanto stavano vivendo sulla propria pelle: l’esperienza del dolore, dell’ingiustizia, della morte, del fallimento e del crollo di ogni speranza: “Noi speravamo…”
E’ proprio lungo questo cammino, faticoso e silenzioso, che scoprono di non essere soli: “si avvicinò e camminava con loro”. Una vicinanza che pian piano apre al dialogo, alla condivisione della vita, dei fatti, dei problemi per arrivare, sempre passo dopo passo, a gettare su essi una luce nuova che aiuta a rileggere quanto accaduto, a riaccendere una speranza ormai assopita, a illuminare e scaldare il cuore: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Gesù, oggi come allora, lo si incontra nel cammino della vita quale pellegrino sconosciuto che si affianca a noi. Cammina con noi dentro i nostri tortuosi e a volte misteriosi cammini per aiutarci a decifrarli, scoprendo che la croce, ogni croce, è passaggio, mai l'ultima parola ma sempre strada per far fiorire novità, quando essa diventa luogo dove l'amore sa offrire tutto fino al compimento; è così da sempre, dicono le antiche Scritture! “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
Non bastano, anzi non servono i segni clamorosi (“sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli ma…”); serve piuttosto il coraggio di affrontare la vita concreta con occhi nuovi che sappiano andare oltre l’apparenza, lo scontato; capaci così di cogliere la silenziosa e nascosta Presenza di un Dio che in Gesù, il Vivente, percorre le nostre strade e le illumina con la Sua Parola.
E la casa resta anche oggi il luogo dell’incontro, dalla consapevolezza della Presenza che non sparisce ma ci permea così profondamente da non aver più bisogno di vederla, perché sentita e percepita nel cuore riscaldato dalla Parola, nell’amore rinnovato, nella fraternità solidale attuata con parole e gesti che rendono efficace e vero il gesto dello spezzare il pane.
C’è alla fine il ritorno alla comunità; da essa si erano allontanati ora diventa luogo dove condividere l’incontro sperimentato: “essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”. Che bella questa immagine di comunità! Luogo dove condividere l’esperienza dell’incontro riscoprendoci figli e fratelli, famiglia di un Dio venuto tra noi e rimasto per sempre per affrontare con noi ogni cammino, ogni notte. «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».
Sì o Signore, anche in questa sera del mondo, resta con noi: i nostri occhi sappiano riconoscerti sulle nostre strade, in ogni fratello e sorella che condivide con noi il cammino della vita; il nostro cuore sia riscaldato dalla tua Parola che è luce e speranza e che illumina i nostri dubbi e ci sostiene nelle nostre prove e fatiche; la nostra vita sappia fare memoria e rinnovare ogni giorno, dentro e fuori le nostre case, il gesto pasquale dello spezzare il pane, segno della tua Presenza e del tuo amore, della tua vita spezzata per noi affinché anche la nostra vita impari a farsi dono, pane spezzato per tutti!
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