Che bello il brano del profeta Isaia nella prima lettura. E non si tratta di una bella favola. E’ parola di Dio, rivelazione dei suoi disegni, promessa di quel regno che verrà a compiersi nella storia e che troverà in Gesù il suo inizio e il suo compimento.
Il profeta descrive alcune caratteristiche di questo regno-presenza di Dio tra noi. Innanzitutto parla di un “germoglio”, dunque di qualcosa di piccolo, nascosto, silenzioso. Gesù annuncerà il regno con l’immagine del seme, del lievito. Su questo germoglio poi c’è lo Spirito, presente in tutta la sua ricchezza: “Su di lui si poserà lo spirito del Signore”. Da questo germoglio abitato dallo Spirito può così fiorire una storia nuova che porta dentro di sé i segni della fraternità universale, della convivialità delle differenze, della pace: “il lupo dimorerà insieme con l’agnello… Non agiranno più iniquamente”.
Nel vangelo abbiamo ascoltato poi un altro profeta, Giovanni il Battista che inizia la sua missione e lo fa gridando, quale “voce” che annuncia. E cosa annuncia? Che questo regno di Dio, questa storia nuova è vicina, è qui tra noi, più ancora è nelle nostre mani.
“Il regno dei cieli è vicino”. Esso tuttavia per compiersi chiede conversione: cambiare vita, preparare la strada a questa storia nuova che Dio vuole realizzare.
“Cambiate vita” è l’appello che risuona con forza.
Cambiare vita è urgente: perché “la scure è posta alla radice degli alberi”. Non c’è tempo da perdere.
Cambiare vita deve iniziare da noi stessi: come Giovanni che sceglie uno stile alternativo, “nel deserto, lui portava un vestito di peli di cammello, suo cibo cavallette e miele selvatico”.
Cambiare vita è liberarci da false sicurezze: “non crediate di poter dire dentro di voi: abbiamo Abramo per padre!”. Non pensiamo di cavarcelo solo perché ci diciamo cristiani.
Cambiare vita è riconoscere con coraggio i nostri peccati: “accorrevano a lui confessando i loro peccati”, riconoscendo tutto ciò che ostacola la storia nuova di fraternità e di pace che Dio vuole costruire.
Cambiare vita si fa possibile se riconosciamo e accogliamo Colui che viene, Gesù. Lui è il regno che germoglia, lui è la storia nuova, lui che abitato dallo Spirito viene a “battezzare in spirito e fuoco”, a immergerci nell’amore stesso di Dio, nella sua stessa vita.
Questo Spirito, questo fuoco del suo amore allora abitando in noi ci rende profeti e costruttori del regno, di quella storia nuova che attende di essere compiuta. Attende profeti che ripongano ogni loro speranza nelle promesse di Dio che Gesù ci ha rivelato. Questi profeti oggi siamo chiamati ad esserlo ognuno di noi. La giornata del Seminario che la diocesi oggi celebra indubbiamente pone l’accento su una scelta particolare che deve farsi profezia del vangelo che è la scelta del presbiterato. Ma non basta. Tutti, nessuno escluso, abbiamo la gioiosa responsabilità di collaborare insieme per generare una storia diversa. E’ il battesimo ricevuto che ci ha immersi tutti nella vita nuova dei figli di Dio e che ci rende insieme profeti, testimoni, missionari del suo regno dentro la storia. Lo sottolinea molto bene il libro sinodale che è stato dato alla nostra Diocesi a conclusione del Sinodo dove il rimando al battesimo, e dunque al nostro essere tutti profeti, discepoli e missionari nel popolo di Dio, è la base di un cammino di cambiamento e di rinnovamento della chiesa stessa: “dobbiamo essere consapevoli che l’unico battesimo è il dono più grande che ci è stato fatto”.
L’avvento che stiamo vivendo apra sempre più il nostro cuore al Signore che viene, al suo regno seminato in noi grazie al battesimo; con la forza e il fuoco del suo Spirito cambiamo la nostra vita lasciandoci da lui plasmare e operando insieme per generare, con scelte concrete e nuovi stili di vita, una storia secondo il disegno di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento