Stare nella storia, ovvero vivere, diventa allora -dentro questa realtà concreta e faticosa- saper fare scelte; di responsabilità o di disimpegno. Come ricorda Paolo, si può vivere “una vita disordinata senza fare nulla e in continua agitazione”, oppure “lavorare duramente per guadagnarsi il pane”. Possiamo, anzi dobbiamo scegliere ogni giorno: se abbandonarci al caso, nel disimpegno che ci chiude in noi stessi o se aprirci con coraggio ad atteggiamenti costruttivi e positivi, con fiducia.
Ogni scelta comporta – lo sappiamo – comprensione o anche rifiuto, e soprattutto le scelte più impegnative possono incontrare opposizione anche da quelli della stessa famiglia “perfino dai genitori dai fratelli, dai parenti e dagli amici sarete traditi, sarete odiati, a causa del mio nome”.
Tuttavia, come credenti, sappiamo che il nostro stare nella storia è nelle mani di Dio al punto che “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto” e in Lui tutto troverà verità e giustizia, perché Lui “giudicherà il mondo con giustizia e con rettitudine”.
Quindi oggi Gesù ci sta invitando a stare nella storia con consapevolezza e saggezza “badando di non lasciarci ingannare” soprattutto da quanti con molta superficialità si ergono come salvatori e messia, avanzando pretese di agire nel ”suo nome”. E nello stesso tempo consapevoli della complessità del presente; per tutti ma in particolare per il discepolo di Gesù, che agisce nel suo nome, secondo la sua Parola: una complessità che sarà tuttavia “occasione di dare testimonianza”.
Ci invita poi a vivere comunque con fiducia, certi che in ogni prova “lui ci darà parola e sapienza” per “resistere e controbattere”.
Inoltre ci invita a stare nella storia con perseveranza e impegno nel bene, certi che “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Quanto importante questo messaggio per noi oggi – per tanti giovani in particolare - fortemente tentati dalla paura, dallo scoraggiamento che porta a ripiegarci su noi stessi, a chiuderci agli altri, fino al rifiuto di affrontare la vita stessa.
E se oggi c’è una scelta da fare come cristiani e come chiesa è la scelta di stare dalla parte dei poveri, facendoci poveri con loro, cioè capaci di condivisione così come ha fatto Gesù che “da ricco che era si è fatto povero per voi”. Questa frase della lettera ai Corinzi fa da guida alla Giornata Mondiale dei poveri che oggi si celebra e ci sprona, tenendo fisso lo sguardo su Gesù che con la sua povertà ci ha resi ricchi del suo amore, a scegliere.
Scegliere da che parte stare innanzitutto: c’è un mondo da far finire ed è il mondo della violenza, del sopruso, della guerra, del commercio di armi e di persone. Noi, con Gesù, vogliamo stare apertamente dalla parte della non violenza, della pace, di coloro che vengono sfruttati, dei piccoli e dei poveri.
Scegliere come spendere la nostra vita (energie, tempo, capacità, beni…): se chiuderci nella nostra ricchezza o se invece condividere questa ricchezza mettendoci al passo con i poveri e gli ultimi per generare una società più giusta, creando uguaglianza e fraternità. Come Gesù ha fatto.
Stiamo dentro la storia dunque vivendo con fiducia e speranza, lavorando con perseveranza per il vangelo, certi che non il caos ma l’abbraccio di Dio è il fine della storia stessa, di ciascuno di noi e dell’umanità tutta.
Nessun commento:
Posta un commento