Gesù, pubblicani e peccatori, scribi e farisei. Sono i personaggi che introducono le tre parabole ascoltate. C’è tensione tra loro: non capiscono il comportamento di Gesù che accoglie quelli che tutti definivano peccatori. Gesù racconta tre parabole per dirci chi è il Dio che lui viene a rivelare: un Dio che si abbassa, si fa vicino, per cercare tutti noi, nessuno escluso. Lui vede solo figli da riportare tutti nell’unico abbraccio della suo amore misericordioso.
Lo ha ben compreso Paolo che da persecutore diventato apsotolo, nella seconda lettura, esclama: “Rendo grazie a colui che mi ha giudicato degno di fiducia. Mi è stata usata misericordia”, “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io”.
E’ canto alla misericordia che gli è stata usata, ma è anche indicazione per noi dell’unica strada per attingere questa misericordia, proprio in queste parole: “il primo sono io”. Riconoscerci smarriti, lontani, peccatori: di questi “il primo sono io”.
Davanti a Lui riconosciamoci mendicanti di misericordia e di amore. “Il primo sono io”: non il primo della classe, il migliore, il più bravo di tutti… Purtroppo oggi questa tentazione del primeggiare su tutti e su tutto ci seduce.
“Il primo sono io” tra i peccatori: questo dobbiamo con sincerità riconoscere. Significa riconoscere la nostra realtà segnata da fragilità e debolezza; è smettere di confrontarci e giudicare gli altri, come il fratello maggiore della parabola; è ammettere che senza il Suo perdono nulla possiamo con le nostre forze. Nulla se non perderci; è il verbo che apre ogni racconto: “perde un pecora, perde una moneta, perde un figlio…”. Quanto è facile perdersi. Ci perdiamo perché siamo stanchi, ci perdiamo perché ci sentiamo deboli, vorremmo fermarci, nasconderci. Ci perdiamo a volte perché gli altri ci hanno dimenticato, ci perdiamo perché la vita ci ha messo da parte, e non possiamo farci niente. Altre volte, però ci perdiamo perché abbiamo voluto perderci, allontanandoci da Dio, spezzando relazioni con persone che la vita ci ha posto accanto.
Succede di perdersi, e nella vita capita anche che nessuno venga a cercarci, ma nelle parabole che Gesù racconta oggi non c’è solo chi si perde, c’è sempre anche qualcuno che si mette a cercare o che aspetta, quando non può fare altro: e questo è Dio, uno che non si dà pace fino a quando non ci ha ritrovato!
Dunque, “il primo sono io” Signore che ha bisogno di essere cercato, riabbracciato, perdonato, restituito alla dignità di figlio. Solo questa esperienza della tua misericordia potrà rendere nuovo il mio cuore di pietra, renderlo capace di portare anche ai miei fratelli tenerezza, misericordia, perdono.
Solo questo incontro con la tua misericordia può renderci capaci di ricostruire relazioni di misericordia con chi ci circonda aprendo il nostro sguardo per riconoscere in loro fratelli e sorelle, figli tutti dell’unico Padre misericordioso, diventando insieme una chiesa che perdona e accoglie tutti.
Da te Padre accolti e non giudicati, impareremo ad accogliere e non giudicare; da te abbracciati e amati, impareremo ad abbracciare e amare i nostri fratelli ma anche i nostri nemici, realizzando la tua Parola che sempre ripete: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”.
Maria, Madre del Soccorso, ci liberi dalla pretesa di crederci giusti e ci faccia sentire il bisogno di andare dal Signore che ci aspetta sempre per abbracciarci, per perdonarci.
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