Gesù non fa altro che proporre se stesso. Invita noi a fare come ha fatto Lui: che ha amato i nemici, ha fatto del bene e chi lo odiava, ha benedetto chi lo malediceva, ha pregato per i coloro che lo trattavano male. Ha offerto l’altra guancia, ha dato, donato a tutti gratuitamente. Dimostrando che amare così non è debolezza, ma forza che spiazza l’altro costringendolo a deporre ogni resistenza. “Come io, anche voi”. Così amatevi.
Questa la novità che supera totalmente le nostre cosiddette ‘giuste misure’, i nostri equilibrismi, il nostro non andare oltre il dovuto.
Ma “se amate quelli che vi amano cosa fate di straordinario?”. E’ umano fare così. Lo fanno tutti, lo fanno anche solo per interesse, per comodità.
Al discepolo è chiesto il passo in più, la novità appunto di un amore che non ha misura, se non quella di Gesù stesso.
Il passo in più è amare di un amore umano capace di svelare un amore divino. Per usare le parole di Paolo nella seconda lettura: c’è un uomo terrestre ma c’è anche un uomo celeste; un uomo animale e un uomo spirituale. E noi per grazia di Dio siamo stati resi da terrestri celesti, da animali spirituali. Ecco perché chiamati ad amare in modo nuovo perché così “sarete figli dell’Altissimo”, “misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”.
E’ la novità del cristianesimo che introduce l’uomo nuovo nella storia, l’uomo figlio di Dio reso da Lui capace (noi non ne saremmo in grado) di un amore concreto ma che va oltre l’umano per generare una storia nuova scombinando i giochi di equilibrio e di calcolo che non portano ad amare ma solo a cercare difesa e possibilmente rivincita sull’altro.
Quanto è di estrema attualità, di estrema urgenza questo messaggio. Come cristiani rischiamo di relegare queste parole del vangelo come fossero ‘modi di dire’, ‘generiche e esagerate indicazioni’, mentre sono il cuore del nostro essere figli di Dio, discepoli di Cristo. Certo non è facile metterle in pratica. Ma finché le riteniamo semplici bonarie indicazioni non sentiremo nemmeno l’urgenza di tentare di viverle.
Oggi in particolare, in un clima sociale sempre più segnato da tensioni, conflitti, odio verso tutto e tutti, dove l’altro, soprattutto se diverso da me, è subito indicato come nemico, si pone urgente offrire una testimonianza nuova, incisiva, forte, di relazioni diverse fondate su un amore vero, un amore ‘divino’. E’ questa la vera alternativa oggi, la vera rivoluzione.
Chiediamo allora al Padre che “è benevolo verso gli ingrati e i malvagi” che ci doni sguardo, cuore, linguaggio e vita nuovi.
Uno sguardo nuovo capace di guardare l’altro e vederlo al di là di ogni etichetta o attributo; di vedere non più amici o nemici, vicini o lontani, ma solo figli, figli di Dio come noi.
Ci doni un cuore nuovo, libero da giudizi, rancori, capace di rispetto anche verso chi diverso da noi; un cuore soprattutto libero dalla paura dell’altro, quella paura che porta a vedere nemici ovunque e che alla fine genera chiusura, cattiveria, odio.
Ci doni un linguaggio nuovo, capace di verità e non di menzogna, capace di benedire e non maledire, capace di non parlare male di nessuno, di non offendere e giudicare l’altro.
Ci doni dunque un modo nuovo di vivere, capace innanzitutto di fare propria la regola d’oro: “come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fatelo a loro”, - e questo umanamente sarebbe già molto! - per arrivare, passo dopo passo, a quell’amore che Gesù ha vissuto e ci ha donato invitandoci a orientare ad esso il nostro modo di amare: “come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.”
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