Non può passare in silenzio l’avvertimento
di Paolo nella seconda lettura odierna, anche perché suona molto attuale.
“I
giorni sono cattivi”, dice l’apostolo, tempi difficile
ieri come oggi. Dunque?
Occorre una buona dose di saggezza per non
vivere da stolti: ”fate molta attenzione
al vostro modo di vivere comportandovi non da stolti ma da saggi”.
In tempi non facili la saggezza, sempre
secondo l’apostolo, sta nel fare buon uso del tempo; e ciò si traduce
concretamente in due indicazioni. La prima: “non
siate sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà di Dio”. La
seconda: “Non ubriacatevi di vino che fa
perdere il controllo di sé, siate invece ricolmi dello Spirito”.
Due indicazioni che invitano a vivere
responsabilmente, capaci da una parte di riflettere per cogliere il disegno di
Dio, la sua volontà (e sappiamo che questa volontà è la vita piena per ogni
creatura) e capaci dall’altra di lasciarci guidare non dalle emozioni
superficiali ma dallo Spirito, per non perdere il “controllo di sé”.
Insomma vivere il tempo con spirito di
discernimento per cogliere dove ci sta portando il disegno di Dio e collaborare
ad attuarlo nella verità e nella responsabilità.
Possedere questa saggezza è certo urgente
in questi tempi non facili. Ma perché avvenga ci è chiesta la disponibilità a
lasciarci nutrire da ciò che realmente può rendere saggi.
Per questo Gesù, ancora una volta, nel
vangelo, si ripropone con insistenza come “vero
cibo”.
Anzi invita a mangiare e bere di Lui. E
questo nutrirsi di Lui altro non è che aderire a Lui con tutta la nostra
umanità e il nostro spirito.
Questo nutrirci, ricorda Gesù, ci porterà da
una parte a rimanere in Lui: “chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”; e dall’altra a
vivere per Lui: “colui che mangia me
vivrà per me”.
Gesù si propone non come modello esteriore
da imitare, ma quale forza interiore che anima, sostiene, da forza alla nostra
vita.
“Come
è possibile?” si chiedono e ci chiediamo; come nutrirci
di Lui?. E’ chiaro che il linguaggio è fortemente e volutamente simbolico.
Mangiare e bere di Lui sta a indicare la capacità di far sì che Lui entri nella
nostra vita, nei nostri pensieri, nelle nostre scelte. “Allora
mangiare e bere Cristo significa prenderlo come misura, lievito, energia”
(E.Ronchi).
Questo avviene attraverso una comunione
sempre più profonda con la sua persona che cresce e si attua attraverso una
quotidiana vita spirituale fatta di ascolto della sua Parola, di preghiera che
ci mette in sintonia con Lui e anche di quel nutrirsi a quel Pane dell’Eucaristia
che fa scorrere in noi il Suo stesso Spirito, la sua stessa vita.
Accogliamo dunque oggi l’invito che in
particolare ci viene rivolto nella prima lettura: “Chi è inesperto venga qui!... Venite, mangiate il mio pane, bevete il
vino che ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per
la via dell’intelligenza”.
Solo così troveremo capacità e forza per
vivere in questi nostri tempi da veri discepoli, fedeli al vangelo, in coerenza
con la nostra fede e soprattutto con responsabilità di scelte e prima ancora di
pensieri e di idee.
Questa è l’ora della responsabilità. Per
noi cristiani. Per ogni uomo e donna di buona volontà. Il Signore ci doni la
saggezza necessaria per restare saldi nella verità, nel bene, nella fedeltà a
Lui e alla Sua Parola.
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