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C’è come un’urgenza che attraversa le
letture di oggi. Un’urgenza che ci porta a riconoscere l’importanza del
presente, dell’oggi, del qui e adesso. Proviamo a scoprirla nei brani letti.
Gesù è presentato all’inizio della sua
attività pubblica. Un inizio costituito dal “proclamare il Vangelo di Dio”. Si tratta della ‘bella notizia’ di
Dio: questo è il significato della parola ‘vangelo’. C’è una bella notizia
(finalmente…!) da proclamare e questa bella notizia viene da Dio stesso,
riguarda Lui ed è per noi.
Una frase la riassume: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete
al vangelo”. Queste le prime parola che Marco mette sulla bocca di Gesù,
quasi un novello Giona che, come ha proclamato la prima lettura, invitava
all’urgenza della conversione gli abitanti di Ninive.
Il cuore della bella notizia è questa
novità: “il regno di Dio è vicino”.
Vicino non significa ‘sta per arrivare’, ma è qui, accanto, in mezzo a noi,
ora. E’ in Gesù stesso che Dio e il suo agire (questo indica la parola regno)
si fa vicino, accanto e presente qui tra noi.
E Marco, con alcuni richiami, evidenzia le
modalità di questa straordinaria presenza, che tuttavia si attua nel modo più
ordinario:
- vicino proprio
quando “Giovani fu arrestato”: quando
cioè le cose sembrano andar male, i potenti sembrano prevalere, la speranza
venir meno;
- vicino “nella Galilea”, cioè nella zona più
dimenticata e nello stesso tempo più pagana (terra delle genti), giudicata
regione meno importante, secondaria;
- vicino “mentre gettavano le reti”, non mentre
celebravano il culto o facevano qualche digiuno: presente nel quotidiano, sul
posto di lavoro, di fatica di ogni giorno.
Una notizia così non può certo lasciar
indifferenti, non la si può lasciar passare come niente fosse: essa rivoluziona
la vita e il tempo. Tuttavia il rischio è che in fretta mettiamo in secondo
piano questa bella notizia e continuiamo il nostro tran tran, magari
lamentandoci, imprecando per la monotonia delle giornate o per le incertezze e
le fatiche che ci attendono…
Per quei primi pescatori invece, che hanno
ascoltato la bella notizia, non è stato così; quelle parole hanno messo nel
sangue e nel cuore un’urgenza: non c’è tempo da perdere, “subito” si lasciano affascinare. Capiscono che “il tempo è compiuto”: il tempo, i loro
giorni fatti di lavoro, fatiche, gioie e dolori della vita, possono trovare il
loro compimento, la loro pienezza e significato.
Dunque non c’è tempo da perdere, non vale
la pena di stare a mugugnare per il passato o a stare in ansia per il futuro.
Occorre vivere adesso. Vivere il presente.
Questo tempo, questo oggi, che ci viene detto essere abitato da Dio. Occorre
lasciare entrare questa bella notizia nella nostra vita. Questo significa
l’invito: “Convertitevi e credete nel
vangelo”. Convertirsi è ‘girarsi verso’ per fare spazio; un cambiare
orientamento e non per paura di castighi (come avvenne per gli abitanti di
Ninive al tempo di Giona), ma perché si è arriva a “credere nella bella notizia”, perché se Dio è qui nella mia vita,
in tutto ciò che faccio ogni giorno (anche nei giorni più oscuri e difficili),
allora la mia vita non può più essere portata avanti come prima, come se nulla
fosse; la mia vita trova un senso, una pienezza in Lui.
Tutto ciò che siamo e facciamo è avvolto
nella presenza di Dio: gli affetti, il pianto, il comprare e l’usare, le nostre
relazioni più belle, tutto. Ecco perché Paolo, nella seconda lettura, dice di “vivere come se” queste cose non
fossero; non vuol esprimere disprezzo per tutto ciò, ma è un modo forte per dire
che, se in tutto ciò Dio è vicino, occorre “vivere
come se” tutto è orientato a Lui, vivere tutto con Lui. “Il tempo si è fatto breve”, non va
sciupato, ogni occasione, ogni esperienza della vita non deve essere
banalizzata, ma valorizzata, come luogo dell’incontro con Lui, il Presente.
Tutto con Lui trova il suo giusto valore e significato: lavoro, affetti,
impegni… Tutto, senza di Lui invece rischia di essere o banalizzato o
assolutizzato fino a diventarne schiavi.
Ecco il cristiano. Colui che credendo alla
bella notizia della presenza di Dio nella sua vita, sa orientare tutto a Lui,
vivere tutto alla sua Presenza, alla luce della Sua Parola. Non c’è nulla
dunque di banale, secondario, meno importante. Tutto chiede attenzione e
responsabilità. E’ la conversione richiesta. La capacità di vivere non
aggrappati al passato o in ansia e agitazione per il futuro, ma attenti e
consapevoli del presente. Passato e futuro sono i tempi della mente umana: li
costruiamo noi, ma di fatto l’uno non c’è più e l’altro non è ancora. Il
presente invece è il tempo di Dio: questa la bella notizia. Il tempo presente è
l’unico tempo veramente reale. Convertiamo la nostra mente che troppo si chiude
a rivangare il passato o si tormenta pensando al futuro, dimenticando così di affrontare
il qui e ora, l’adesso: quel tempo compiuto per la nostra salvezza.
Subito dunque accogli la bella notizia.
Subito ri-orienta il tuo modo di vivere. Subito riconosci che questo tuo
presente che vivi è l’occasione preziosa per incontrare quel Dio che è vicino,
qui, ora, subito.
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