Novità. E’ il desiderio che tutti portiamo nel cuore. Relazioni nuove, fraterne, di pace, serenità e dignità, reciproco aiuto e stima. Questa novità desideriamo.
Essa oggi ci viene annunciata come possibilità. C’è qualcuno capace di realizzarla concretamente, qualcuno che pagando di persona fino al dono della vita ora vive per sempre e attesta che tutto può rinnovarsi. "Ecco, Io faccio nuove tutte le cose!". Lui "abiterà con loro, asciugherà ogni loro lacrima, non vi sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno", così annuncia il libro dell’Apocalisse.
La novità si fa possibile se accogliamo la Presenza di Gesù, l'uomo nuovo, il risorto, nella nostra vita.
Con Lui la nostra esistenza potrà diventare capace di produrre frutti nuovi. Primo tra tutti il frutto dell'amore che Gesù ci chiede, ci comanda, di portare. Un invito ad amare vecchio quanto la storia dell’umanità, ma che si presenta come proposta totalmente nuova nelle sue modalità. "Come io vi ho amati". Qui sta la novità: non tanto nell’amore, ma nel ‘come’ attuarlo. “Come io”. Come? Non a caso la pagina di oggi si apre con il riferimento a Giuda e con l'osservazione che "ora il Figlio è glorificato"; cioè solo ora nell'ora dell'amore supremo dato anche a Giuda, al traditore, e attuato sulla croce, nel dono della vita, si manifesta la gloria, cioè la grandezza e la totalità dell'amore del Padre rivelato nel Figlio. Un amore dunque che ha il coraggio di abbassarsi, accogliere e abbracciare anche il nemico.
Questo amore deve diventare sempre più il segno (l'unico segno) di riconoscimento per coloro che si dicono suoi discepoli "da questo vi riconosceranno se vi amate gli uni gli altri".
Questo amore di Gesù non sta solo come modello da imitare, ma anche quale causa, fondamento, che rende capaci di amarci. Siamo chiamati ad accogliere in noi l'Amore di Gesù: accoglierlo dentro la nostra vita fatta di peccato, debolezze, infedeltà. Solo se il Suo Amore è accolto, saremo trasformati e resi capaci di amare come Lui.
E' quanto vediamo nei primi discepoli (1 lettura): l'amore di Gesù li spingeva alla missione, all'amare come lui pur in mezzo alle tribolazioni. E in questo loro darsi da fare per diffondere e far crescere comunità cristiane c’è alla fine il riconoscere che chi effettivamente opera non sono tanto loro, ma Dio stesso: “riferirono quello che Dio aveva fatto per mezzo loro”.
Quanto è importante questa consapevolezza anche per noi oggi e per le nostre comunità. Non dobbiamo mai dimenticare che non siamo noi a fare nuove le cose, ma solo Lui. Lui che continua ad agire attraverso noi nella misura che ci lasciamo amare e impariamo ad amare “come Lui”.
Questo è ciò di cui oggi c'è particolarmente bisogno. Questa è la vera novità che serve al mondo, la riforma delle riforme, nelle famiglie, nella società, nelle nostre comunità.
Solo l'amore di Cristo, accolto in noi, può fare nuove tutte le cose, il mondo, la storia, ma innanzitutto, prima di tutto, la nostra vita personale.
E solo da questo amore vissuto concretamente, ogni giorno, “tutti sapranno che siamo sui discepoli”. Non da altro. Non tanto dalle cose che facciamo, ma da come ci amiamo: “se avete amore gli uni per gli altri… tutti sapranno”.
Tutti potranno allora toccare con mano che la Parola del Signore è efficace e fa veramente nuove tutte le cose; che la Sua Presenza d’amore continua oggi in mezzo a noi.
Chiediamo che questo si compia in noi e in particolare per papa Leone che inizia oggi ufficialmente il suo nuovo ministero. Lo chiediamo per i capi delle nazioni, per quelli che si professano cristiani in particolare, perché sappiano portare quella novità dell’amore che genera la pace vera interrompendo quanto prima ogni forma di violenza e di guerra. Lavoriamo insieme, ognuno nel proprio ambito di vita, per generare novità attraverso scelte e comportamenti di amore autentico a immagine di Cristo Gesù.