sabato 17 maggio 2025

"Fare nuove tutte le cose" - Quinta domenica di Pasqua

 

Novità. E’ il desiderio che tutti portiamo nel cuore. Relazioni nuove, fraterne, di pace, serenità e dignità, reciproco aiuto e stima. Questa novità desideriamo.

Essa oggi ci viene annunciata come possibilità. C’è qualcuno capace di realizzarla concretamente, qualcuno che pagando di persona fino al dono della vita ora vive per sempre e attesta che tutto può rinnovarsi. "Ecco, Io faccio nuove tutte le cose!". Lui "abiterà con loro, asciugherà ogni loro lacrima, non vi sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno", così annuncia il libro dell’Apocalisse.

La novità si fa possibile se accogliamo la Presenza di Gesù, l'uomo nuovo, il risorto, nella nostra vita. 

Con Lui la nostra esistenza potrà diventare capace di produrre frutti nuovi. Primo tra tutti il frutto dell'amore che Gesù ci chiede, ci comanda, di portare. Un invito ad amare vecchio quanto la storia dell’umanità, ma che si presenta come proposta totalmente nuova nelle sue modalità. "Come io vi ho amati". Qui sta la novità: non tanto nell’amore, ma nel ‘come’ attuarlo. “Come io”. Come? Non a caso la pagina di oggi si apre con il riferimento a Giuda e con l'osservazione che "ora il Figlio è glorificato"; cioè solo ora nell'ora dell'amore supremo dato anche a Giuda, al traditore, e attuato sulla croce, nel dono della vita, si manifesta la gloria, cioè la grandezza e la totalità dell'amore del Padre rivelato nel Figlio. Un amore dunque che ha il coraggio di abbassarsi, accogliere e abbracciare anche il nemico.

Questo amore deve diventare sempre più il segno (l'unico segno) di riconoscimento per coloro che si dicono suoi discepoli "da questo vi riconosceranno se vi amate gli uni gli altri"

Questo amore di Gesù non sta solo come modello da imitare, ma anche quale causa, fondamento, che rende capaci di amarci. Siamo chiamati ad accogliere in noi l'Amore di Gesù: accoglierlo dentro la nostra vita fatta di peccato, debolezze, infedeltà. Solo se il Suo Amore è accolto, saremo trasformati e resi capaci di amare come Lui.

E' quanto vediamo nei primi discepoli (1 lettura): l'amore di Gesù li spingeva alla missione, all'amare come lui pur in mezzo alle tribolazioni. E in questo loro darsi da fare per diffondere e far crescere comunità cristiane c’è alla fine il riconoscere che chi effettivamente opera non sono tanto loro, ma Dio stesso: “riferirono quello che Dio aveva fatto per mezzo loro”.

Quanto è importante questa consapevolezza anche per noi oggi e per le nostre comunità. Non dobbiamo mai dimenticare che non siamo noi a fare nuove le cose, ma solo Lui. Lui che continua ad agire attraverso noi nella misura che ci lasciamo amare e impariamo ad amare “come Lui”.

Questo è ciò di cui oggi c'è particolarmente bisogno. Questa è la vera novità che serve al mondo, la riforma delle riforme, nelle famiglie, nella società, nelle nostre comunità.

Solo l'amore di Cristo, accolto in noi, può fare nuove tutte le cose, il mondo, la storia, ma innanzitutto, prima di tutto, la nostra vita personale.

E solo da questo amore vissuto concretamente, ogni giorno, “tutti sapranno che siamo sui discepoli”. Non da altro. Non tanto dalle cose che facciamo, ma da come ci amiamo: “se avete amore gli uni per gli altri… tutti sapranno”.

Tutti potranno allora toccare con mano che la Parola del Signore è efficace e fa veramente nuove tutte le cose; che la Sua Presenza d’amore continua oggi in mezzo a noi.

Chiediamo che questo si compia in noi e in particolare per papa Leone che inizia oggi ufficialmente il suo nuovo ministero. Lo chiediamo per i capi delle nazioni, per quelli che si professano cristiani in particolare, perché sappiano portare quella novità dell’amore che genera la pace vera interrompendo quanto prima ogni forma di violenza e di guerra. Lavoriamo insieme, ognuno nel proprio ambito di vita, per generare novità attraverso scelte e comportamenti di amore autentico a immagine di Cristo Gesù.

 


sabato 10 maggio 2025

"In buone mani" - Quarta domenica di Pasqua - Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

 

Una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. E’ la visione profetica della 2 lettura, nel libro dell’Apocalisse. Ma è un po' anche quanto abbiamo visto davanti a nostri occhi in questi giorni a Roma, nel gruppo dei cardinali come pure nella folla multicolore radunata in piazza: una moltitudine di ogni nazione, popolo, razza. Immagine e anticipo di questa nostra umanità chiamata a diventare famiglia, a trovare unità davanti a Colui che è l’origine della sua stessa vita.  

“Stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello” che siede sul trono perché vincitore. Gesù è l’agnello che ha donato la sua vita per l’umanità e che, risorto, vive per sempre, è il vincitore e dona la sua pace.

“La Pace sia con voi. - Così ha salutato il nuovo papa l’umanità tutta - Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”.

Di questo amore l’umanità è chiamata a farne esperienza piena: “non avranno più fame né avranno più sete” perché “l’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.

Gesù è Colui che donando la vita per amore (Agnello) guida tutti noi (Pastore) alle “fonti delle acque dalla vita”.

Così nel vangelo si presenta: guida per condurci, anzi per farci dono della vita senza fine: “io do loro la vita eterna”. In questo Egli opera a nome di Dio Padre, perché “io e il Padre siamo una cosa sola”. E del Padre Gesù manifesta tutto l’amore, l’attenzione e la cura per ciascuno di noi: “nessuno le strapperà dalla mia mano…. nessuno può strapparle dalla mano del Padre”.

Ed ecco ancora le parole di papa Leone: “Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti! Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”.

Davanti a questo amore smisurato del Padre a noi è chiesto semplicemente di ascoltare e seguire Colui che ci conosce da sempre. “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”.

Chiamati alla vita, ci è indicata la strada per realizzarla in pienezza: ascoltare la Voce, seguire Colui che amandoci si è fatto guida e pastore. Non altre voci che sovrastano la sua Voce. Troppi altri falsi pastori ci seducono e ci spingono a seguirli. E così invece che le fonti della vita, sperimentiamo l’aridità e la sete, il fallimento e il vuoto, la paura e l’angoscia. Dobbiamo imparare a far tacere queste voci per ascoltare l’unica Voce. Ascoltare e amare la Voce del Pastore. Ascoltare la Sua Parola perché questa Parola non ha altro da ricordarci che siamo in buone mani, nelle sue mani, come figli amati e che “nessuno può strapparci dalle mani del Padre”.

Da questa certezza troveremo la capacità, il rinnovato coraggio di seguirlo, di fare con Lui lo stesso cammino che porta alla “fonte della vita”. E’ quanto sono stati capaci di fare i primi cristiani: nel libro degli Atti (prima lettura) c’è la forte insistenza sulla Parola annunciata e ascoltata e nel contempo si descrive come questa Parola rende capaci di fare come Gesù anche davanti alle prove, alle gelosie, alle persecuzioni. La vita si fa servizio, si fa dono; è la vocazione di ogni cristiano, servire come Gesù per portare a tutti la sua Parola, la speranza che ci dona, la bella notizia dell’amore di Dio per ogni sua creatura, del nostro essere nelle sue mani e dell’essere chiamati, tutti, a diventare famiglia in Lui che è sorgente della vita per ciascuno di noi e dell’universo intero. Così tutti noi, ciascuno secondo la propria vocazione, collaboriamo all’unica missione: “a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace” (papa Leone XIV).

 


sabato 3 maggio 2025

"Mi ami tu?" - Terza domenica di Pasqua

 

Gesù è vivo. Questo annuncio è il cuore della Pasqua che ogni domenica ci ritroviamo a celebrare. Tuttavia permane la possibilità che rimanga un bel annuncio ma lontano, estraneo alla nostra vita quotidiana.

E’ quanto hanno provato anche i primi discepoli: ce ne parla proprio questo episodio, così a noi familiare nel suo svolgersi sul lago, tra reti e pesci… Sul lago loro ci erano tornati dopo la Pasqua ma con il cuore appesantito e la speranza debole. Avevano sentito l’annuncio dalle donne che Gesù è vivo, tuttavia è rimasto un annuncio staccato dalla loro vita, anzi li ha portati a ritornare a casa, al privato, al quello che avevano sempre fatto… “Io vado a pescare… Veniamo anche noi con te…”. Come se tutto fosse finito.

Ma quel Qualcuno che un giorno li aveva chiamati, non si stanca di cercarli e non certo per giudicarli bensì per chiamarli di nuovo a sè. E il racconto evidenzia questo ritorno: dal “non sapevano che fosse Lui” al “E’ il Signore”, fino alla certezza “sapevano bene che era il Signore”. Passo dopo passo arrivano di nuovo a fare esperienza viva di Lui nella loro vita. Avviene un cammino di riscoperta, di passaggio dalla notte all’alba, un continuo ricominciamento…

E’ così anche la nostra fede: crediamo nell’annuncio che Lui è vivo certo, ma abbiamo continuamente bisogno di ricominciare da capo a scoprirlo presente nella nostra vita, accanto noi. Fatiche, scoraggiamenti, possono portarci alla chiusura, al rimpiangere il passato, a vivere come se Lui non ci fosse…

Ma lui è sempre sulle nostre tracce.  E quello che avviene in questo episodio può avvenire anche nella nostra vita.

Fermiamoci in particolare sulle parole che Gesù pronuncia e che hanno aiutato i discepoli a fare esperienza della Sua Presenza.

Le prime: “Non avete nulla da mangiare?”, “gettate dalla parte destra e troverete”. Parole che da una parte ci riportano alla nostra pochezza, quasi a dirci: “ma come, con tutto il vostro affannarvi e la vostra pretesa di essere abili pescatori siete a mani vuote?”. Non è una forma di ironia ma il desiderio di aprire loro il cuore a un rinnovata fiducia in Lui e nella sua Parola. Gesù riporta i suoi a recuperare questa fiducia nella Parola che era andata smarrita portandoli a perdere la speranza, l’entusiasmo. Come quella prima volta sul lago: “Sulla tua Parola getterò le reti”.

Poi un secondo intervento: “Portare un po’ del pesce che avete preso”, “Venite e mangiate”. E’ un invito a condividere, a fare comunione. Porta la tua vita a Gesù, ricevi la sua nel pane che ti offre, condividi, entra in comunione con Lui e con tutti. E’ nella comunione che possiamo fare esperienza della sua presenza oggi. Quella comunione che si costruisce attorno alla mensa e che da qui si allarga ad ogni uomo e donna, ad ogni creatura.

Infine l’ultimo intervento, rivolto certo a Pietro, ma che tocca anche oggi tutti noi. “Mi ami tu?” per tre volte accompagnato da un “pasci” e infine “Seguimi”. Una richiesta di amore: questa Gesù rivolge a Pietro, a colui che per tre volte lo aveva rinnegato. Mi ami? Questo mi interessa; non i tuoi sbagli, le tue paure, i tuoi rinnegamenti, ma il tuo amore. E questo amore diffondilo, donalo: pasci, custodisci, ama gli altri.

Oggi Gesù interroga me, tutti noi. E l’argomento dell’interrogazione è ancora una volta quello dell’amore. Non ci chiede se siamo bravi, se abbiamo capito tutto, se facciamo tante belle iniziative, se conosciamo bene la dottrina, no, ci chiede “Mi ami tu?”. E’ questo amore personale e profondo che deve caratterizzare il nostro essere cristiani e da questo amore deve ripartire un cammino: “Seguimi”. Solo chi ama segue; e si segue solo chi si ama veramente.

I discepoli da questo incontro sul lago sono arrivati a riconoscere che Gesù è vivo, a riprendere il cammino con Lui, a seguirlo fino a testimoniarlo e trovando il coraggio di rimanere a lui fedeli nonostante incomprensione e percosse: la prima lettura ci presenta questo cambiamento di rotta.

E noi? L’esperienza viva di Gesù, nell’ascolto della sua Parola, nella comunione fraterna e nell’amore per Lui e per i fratelli, doni anche a noi la forza di vivere con Lui e di essere oggi suoi testimoni. Ci renda comunità cristiane capaci di fecondare questa nostra storia e di far crescere in essa il suo Regno, la Sua Presenza.