La festa dei Santi e il ricordo dei defunti accompagna queste giornate; e anche la Parola oggi ascoltata risuona dentro questo clima di preghiera, di riflessione, di ricordi.
Una Parola che ci porta immediatamente a ciò che vale di più, a ciò che è più importante, a riconoscere ciò che nella vita veramente conta: l’amore.
Per amore di Dio e del prossimo i santi hanno speso generosamente la loro vita, ritrovandola in pienezza, portando frutti che oggi noi possiamo gustare, che nutrono e rinsaldano il nostro cammino.
Essi ci ricordano che non c’è altra strada per realizzare sé stessi se non l’amore di Dio e del prossimo. E come ogni strada ha certo le sue fatiche, le sue salite. L’amore è appunto un cammino; si snoda nel futuro. Gesù stesso coniuga l’amore al futuro: “Amerai”. Passo dopo passo, giorno dopo giorno. Amerai. Crescerai nell’amore e arriverai alla sua pienezza.
Il ricordo dei nostri defunti ci invita a riconoscere che l’amore è la meta finale – appunto la pienezza verso la quale tendiamo - ed è ciò che rimane quando tutto finisce e scompare. E’ ciò che saremo per sempre: amore nell’abbraccio del Dio Amore che ci ha chiamati alla vita e questa vita la porta a pienezza in Lui.
Riconosciamo allora, come Gesù ci ricorda, che l’amore è il principio e il fine di tutto: nasce da Dio, arriva a noi come dono, si espande verso il nostro prossimo, in forme e modalità le più diversificate, spingendo così il mondo e la storia verso una comunione universale che troverà in Dio il principio di tutto anche il suo compimento. L’amore non è quindi sentimento e non è pensiero; l’amore è energia, è forza che trascina e spinge, che muove e impregna tutto e tutti.
Di questo amore, rivelatoci da Cristo Gesù, noi sua famiglia, sua chiesa, siamo resi canale inesauribile. La chiesa esiste per diffondere l’amore del Padre del Figlio e dello Spirito. E’ la sua missione, il suo compito. Quando dimentica ciò, non solo non ha più nulla da offrire al mondo, ma diventa ostacolo e impedimento agli uomini e alle donne che cercano e anelano alla pienezza della vita.
Allora come chiesa facciamo nostro ancora una volta l’invito di Gesù, ascoltiamo, accogliamo l’invito ad amare.
Papa Francesco nella nuova enciclica che ci ha donato, già nel titolo ci offre la chiave di lettura non solo del testo ma anche della nostra vita: “Dilexit nos”, “Ci ha amati”. Con tutto il cuore, con tutto sé stesso. Dal cuore di Cristo sgorga una sorgente di amore che è la vita stessa di Dio offerta a tutti noi perché abbiamo ad imparare ad amarlo con tutto noi stessi, con tutto il cuore e ad amarci gli uni gli altri.
In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni che elaboriamo per regolare la vita nostra e altrui, Gesù apre una breccia che mette in evidenza un’unica indicazione, la sola che può dare una svolta positiva ad ogni situazione esistenziale: l’amore. Mette in evidenza due volti, o meglio due cuori: quello del Padre e quello del prossimo. Non ci consegna due formule o due precetti in più. Ci consegna due cuori, o meglio, uno solo, quello di Dio che si apre ad accogliere i nostri cuori nel suo. Perché in ogni fratello e sorella, specialmente nel piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio, batte il suo cuore di Padre.
Alla fine allora che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo; Dio e ciascuno di noi. Queste due ricchezze non svaniscono.
Amare Lui e il prossimo è il cuore, il centro e il senso del nostro essere oggi nel mondo. E’ la strada che ancora una volta ci viene proposta per ridare speranza al futuro e per aprire orizzonti nuovi di umanità, di riconciliazione, di pace a partire dalle nostre relazioni quotidiane.