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sabato 13 maggio 2023

"Non vi lascerò orfani" - Sesta domenica di Pasqua

 

Oggi il Vangelo ci porta al cuore della vita cristiana. “Se mi amate”: così si apre il brano letto. Il cristianesimo è amore per Gesù. E’ amore per una persona che è il mio Signore, che amo perché mi ha amato e ha dato se stesso per me. La mia fede sta nel rispondere all’amore di Gesù per me, con amore.

Il brano di vangelo ci ricorda che questo suo amore è così forte da non lasciarci mai: “Non vi lascerò orfani”. L’amore di Gesù è l’amore stesso del Padre, manifestato a noi e riversato in noi: “Chi mi ama sarà amato dal Padre e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Ma non si può dire di amare una persona e non ascoltare la sua parola; significa ignorarla. A noi è chiesto di accogliere questo suo amore attraverso l’osservanza dei suoi comandamenti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”. L’ascolto della sua Parola ci radica nel suo amore; e i suoi comandamenti si riassumono in un unico comando: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”.

Ci rendiamo conto di quanto tutto ciò è bello ma altrettanto faticoso, e di quanta strada dobbiamo compiere ancora per vivere in questo amore. Proprio per questa nostra umana fragilità, Gesù, nel suo amore, ci assicura una presenza forte, un dono suo e del Padre: “Vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”.

Dallo Spirito santo, guidati e illuminati, veniamo resi capaci di vivere questa relazione d’amore con Gesù, custodirla e farla crescere in noi, come pure manifestarla con la nostra vita.

La prima lettura ci ricorda che è solo grazie allo Spirito, donato attraverso gli apostoli tramite l’imposizione delle mani, che veniamo resi capaci di accogliere la sua parola e di viverla, divenendo così chiesa, famiglia di coloro che vivono nell’amore per Gesù.

E questo Spirito, che rende presente Gesù tra noi e ci unisce nella comunione fraterna è Paraclito, cioè ‘colui che sta vicino’, sostegno e difesa, nostro avvocato, perché abbiamo a testimonianza del suo amore.

E’ l’invito rivolto nella seconda lettura da Pietro ai cristiani. Dopo aver loro detto di “adorare il Signore, Cristo, nei vostri cuori”, ricordando così che Lui è il presente, colui che ci abita e vive in noi, li esorta ad essere “pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi”. “Pronti”, dunque vigilanti, attenti; “sempre”, in ogni momento e ambito della vita; “a chiunque”, dunque non a qualcuno sì e ad altri no, ma a tutti; “a rispondere”, cioè ad essere responsabili della speranza che portiamo nel cuore E questa “speranza che è in noi” è Cristo stesso, che non ci lascia orfani, ma ci ha reso figli amati del Padre, abitati dal suo Spirito.

Da qui e solo da questo profondo legame d’amore con Gesù che può nascere la testimonianza cristiana nel mondo. Il cristiano che vive amando Gesù non può che diventare narratore di speranza.

Narratori di speranza perché tanti nostri fratelli e sorelle possano fare anche loro la gioiosa scoperta di non essere orfani, possano uscire dalla loro solitudine e chiusura, dalle loro delusioni e scoraggiamenti e scoprirsi amati, abitati da Colui che è venuto per amare e salvare il mondo e non per condannarlo. Questo testimoniare la speranza ha la sua efficacia se avviene secondo lo stile di Gesù come ricorda Pietro: “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”. La nostra capacità di amore sincero sarà il primo annuncio dell’amore stesso di Dio e potrà aprire la strada all’incontro con Lui. In tutto ciò è sempre e solo lo Spirito che Gesù ci ha promesso e donato a sostenerci e a donarci la forza e la capacità.

Oggi è urgente dare testimonianza a Gesù sia a livello di relazioni personali, sia dentro le famiglie e la comunità, sia in ogni ambito della società. E’ la sfida che ci attende. Adorare Cristo nei nostri cuori, testimoniarlo con la nostra vita.

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