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sabato 11 febbraio 2023

"Scegli" - Sesta domenica del tempo ordinario

 

“Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male”: così ci dice il libro del Siracide. Davanti ai nostri occhi vediamo ogni giorno vita e morte, bene e male. Sofferenze, disastri, guerre e terremoti; ma anche solidarietà, attenzione agli altri, condivisione, ricerca della pace.

Il rischio è quello di fermarci a vedere: vedere il bene e il male, la vita e la morte; vedere ma restare indifferenti, non scegliere.

Oggi la Parola vuole essere per ciascuno di noi forte invito al coraggio di fare le proprie scelte. “A ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” continua la prima lettura. Ci sarà dato secondo le nostre scelte. Non è Dio a dare o togliere, punire o premiare, siamo noi con le nostre scelte che possiamo generare vita e bene oppure causare morte e male. Dio, in Gesù, come padre, ci educa, ci guida affinché impariamo a scegliere bene.

“Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” alla Legge. Sono le parole di Gesù che si declinano subito in una serie di “Ma io vi dico” che suonano non come nuove indicazioni o regole, bensì come un portare a compimento, a pienezza ciò “che fu detto agli antichi”.

In questi “Ma io vi dico” c’è un di più. Gesù ci porta oltre alla semplice osservanza morale ed esteriore. Ci porta alla radice, al cuore delle nostre scelte, dei nostri atteggiamenti mettendo in luce ciò che può rendere ogni gesto e azione sorgente di bene e di vita. E non come sterile comando bensì come libera adesione del cuore, come interiore impulso verso un cammino di autentica realizzazione personale e sociale alla luce di ciò che a tutto dà compimento: l’amore.

In ciascuna esemplificazione che Gesù annuncia viene messo in evidenza un tema comune: il rispetto, l’attenzione alla persona, all’altro. L’altro è prima di tutto un “fratello” una “sorella” da amare e non un oggetto, una cosa, un antagonista da usare. “Chiunque si adira con il proprio fratello… prima va a riconciliarti con il tuo fratello”. “Chiunque guarda una donna per desiderarla…”: commettiamo adulterio ogni volta che tradiamo la fiducia di qualcuno e usiamo gli altri come strumenti della nostra soddisfazione personale. Quando ci serviamo degli altri, siamo adulteri! Siamo adulteri quando desideriamo usare l’altra persona per il nostro interesse.

La persona al centro. La persona come un tu da accogliere e amare e non come oggetto da usare e sfruttare.

Arrivare a questa attenzione e capacità chiede certo un lavoro perseverante su noi stessi, sui nostri desideri, sulle nostre azioni. A questo Gesù ci invita con il linguaggio forte del “tagliare”. Mano e occhio indicano appunto azioni e sguardi, pensieri. Così pure il nostro parlare, il linguaggio spesso causa di falsità e di maldicenza. “Sia il vostro parlare sì, sì, no, no, il di più viene dal maligno”. Mano, occhio, lingua sono da curare, custodire perché si dirigano sempre al bene, alla vita e non al male e alla morte prevaricando sull’altro.

Occorre lavorare su noi stessi, sulla nostra responsabilità perché ogni nostra scelta sia costruttiva e non distruttiva.

Guidati da Gesù al cuore della legge che trova nel primato della persona, nell’amore e nella interiore responsabilità personale il suo nucleo, chiediamo a Lui che ci renda pronti e disponibili ad osservare la sua Parola nella certezza che “chi la osserverà e la insegnerà sarà considerato grande nel regno dei cieli”. Più ancora: con la certezza che vivendo secondo la sua Parola il regno dei cieli inizia già oggi a prendere forma nella nostra vita e nella nostra società. A questo siamo chiamati oggi, vincendo ogni indifferenza e operando con le nostre scelte per un futuro di pace, di solidarietà, di fratellanza.

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