Messaggio chiaro, forte, a tutti comprensibile, attuale e provocante.
Le parole di Gesù sono stimolo a un cammino che deve portarci a saper sprigionare le migliori energie che ci sono in noi e a svelare la nostra identità di figli “amate… affinché siate figli del Padre vostro celeste”.
“Ma io vi dico”: “Non opporti al malvagio… Amate i vostri nemici”. Non replicare al male col male; spezza la catena perversa con il coraggio del bene: questo sta a dire il “porgi l’altra guancia”. Non significa passare per stupidi.
“Quello che Gesù propone non è la sottomissione dei paurosi, ma una presa di posizione coraggiosa: “tu porgi”, fai tu il primo passo, tocca a te ricominciare la relazione, rammendando tenacemente il tessuto dei legami continuamente lacerato. Sono i gesti di Gesù che spiegano le sue parole: quando riceve uno schiaffo nella notte della prigionia, Gesù non risponde porgendo l’altra guancia, ma chiede ragione alla guardia: se ho parlato male dimostramelo. Lo vediamo indignarsi, e quante volte, per un’ingiustizia, per un bambino scacciato, per il tempio fatto mercato, per le maschere e il cuore di pietra dei pii e dei devoti. Non ci chiede di essere lo zerbino della storia, ma di inventarsi qualcosa - un gesto, una parola - che possa disarmare e disarmarci. Di scegliere, liberamente, di non far proliferare il male, attraverso il perdono” (E.Ronchi).
Ci invita dunque a non opporre alla violenza che viene addosso altra violenza, altrimenti questa cresce. Osa essere diverso: ecco cosa ci chiede Gesù; non chiudere i ponti con gli altri, impara a vedere il positivo che c’è in tutti, a vedere l’altro con lo sguardo stesso di Dio: più che prossimo, figlio suo.
Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. «Amatevi, altrimenti vi distruggerete. È tutto qui il Vangelo» (D.M. Turoldo). Violenza produce violenza, in una catena infinita. Io scelgo di spezzarla. Di non replicare su altri ciò che ho subito, di non far proliferare il male.
E’ la strada per tendere a una ricchezza di umanità che possiamo e dobbiamo recuperare.
In un mondo dove le relazioni quotidiane, sia sociali che personali, sono segnate sempre più da forme di violenza assurda; una violenza che penetra come virus dentro le famiglie, nelle relazioni più intime e profonde e genera divisione, morte, apre catene infinite di ricatti, di vendette, di ritorsioni. Dove guerre folli seminano un crescendo di morte e di ritorsioni, di distruzioni e di vendette.
Qui dunque dentro questa concreta storia siamo chiamati a un sussulto di umanità, e come cristiani al coraggio di essere differenti (“siate santi, siate perfetti come il Padre”) cioè alternativi, di essere veramente (e non solo per modo di dire) figli di Dio. E si è figli solo se si assomiglia al Padre nel comportamento, se siamo anche noi come Lui è “buono e grande nell’amore”. Coraggiosi nel lottare contro il male non con altro male ma con scelte che lo ostacolino, con scelte di pace, di riconciliazione, di dialogo. E con la consapevolezza che l’altro, anche il nemico, può cambiare perché anche lui come noi è abitato dallo Spirito, è figlio di Dio: “Non sapete che lo spirito di Dio abita in voi?” ci ha detto Paolo. E per lo Spirito tutto è possibile. Lui ha la forza di cambiare i cuori. Per questo occorre pregare, lavorare e cercare a tutti i costi strade alternative alla guerra, al male, alla morte e alla distruzione.
Dallo Spirito e dalla Parola ascoltata venga il coraggio di testimoniare la novità del Vangelo con gesti e scelte concrete e alternative alla mentalità dominante, iniziando dal piccolo delle nostre case e delle nostre comunità.
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