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mercoledì 30 luglio 2014

L'urgenza di una spiritualità creatrice.

Un interessante riflessione di Ignazio IV Hazim, patriarca ortodosso di Antiochia e vice presidente del Consiglio ecumenico delle chiese.
 
Voglio gridare l'urgenza di una spiritualità creatrice, la sola capace di scuotere il nichilismo dell'occidente, il suo freddo cinismo, e di rispondere alla fame di pane e di dignità di tanta parte dell'umanità. La contemplazione feconda l'azione, e l'azione la verifica. Sprofondare in Dio mediante l'adorazione significa incontrare il Dio-Trinità, il Dio-Amore che ci rinvia al servizio de­gli uomini. «Hai visto tuo fratello? Hai visto Dio!», dicevano gli antichi monaci.
Celebrare liturgicamente la vittoria di Cristo sull'in­ferno e sulla morte significa necessariamente lottare contro tutte le forme di inferno e di morte che devastano la cultura e la società. E contemplare il volto di Cristo significa comprendere che ogni uomo è un volto che esige da me responsabilità e rispetto incondizionato.
Abbiamo bisogno di santi, questi peccatori perdonati e riconoscenti, questi uomini della risurrezione, per­ché solo il santo testimonia pienamente la libertà e dif­fonde la luce. Abbiamo bisogno soprattutto di una santità dell'intelligenza, capace di illuminare tutta la complessità della vita mondiale, capace di aprire profe­ticamente le vie di un'umanità planetaria e trinitaria, unita e nel contempo rispettata nella sua molteplice di­versità.
Abbiamo bisogno di vere comunità in cui la comu­nione non sia una parola vuota, in cui gli uomini reimparino a respirare la bellezza, la condivisione, l' amicizia, per diventare più responsabili e più creativi nella storia. La Chiesa del duemila sarà senz'altro un'im­mensa diaspora di comunità liturgiche e profetiche che irradieranno, a proprio rischio, un amore creativo e liberatore in mezzo agli uomini.
Si ha talora la percezione che l'umanità oggi sia po­sta dinanzi a una scelta decisiva: o il suicidio nucleare, ecologico, la disintegrazione delle anime, dei corpi, delle società, le mostruosità genetiche, oppure il supe­ramento spirituale. È ai cristiani riunificati che spetta aprire le vie di questo superamento, in collaborazione con gli umanisti aperti e con i fedeli di altre religioni quando sanno vincere la tentazione dell'ideologia.
Di fronte alla minaccia di disintegrazione, la reinte­grazione delle comunità eucaristiche e degli uomini eu­caristici. Di fronte alla scienza e alla tecnica fine a se stesse, la finalità dell'uomo immagine di Dio e della terra-sacramento, segretamente penetrata dalla gloria del Risorto.

Ignazio IV Hazim, Nous unir dans la verité ... , pp. 15-16.

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