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sabato 26 ottobre 2024

"Coraggio! Alzati" - XXX domenica del tempo ordinario

 

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”: che bella questa domanda che anticipa la richiesta del cieco. In Gesù vediamo tutta la premurosa attenzione di Dio verso di noi: è Gesù infatti che chiede, così come fa un servo davanti al suo padrone: cosa devo farti? Una domanda che rivela l’atteggiamento di disponibilità e di servizio tipico di Gesù. “Il Figlio dell’uomo è venuto per servire” ci ha detto domenica scorsa. E già nell’episodio di settimana scorsa questa domanda era risuonata: “Che cosa volete che io faccia per voi?” Così Gesù si rivolse a Giacomo e Giovanni lungo la strada. Loro chiesero i primi posti, privilegi e onori. Il cieco chiede, grida con forza il bisogno di luce.

Nella figura di questo cieco l’evangelista vuole indicare l’atteggiamento del discepolo: di Giacomo e Giovanni e degli altri che lo seguivano e di ciascuno di noi oggi. Noi discepoli che “non sappiamo cosa chiediamo” e dove andiamo. Noi che abbiamo bisogno di luce per capire su quale strada camminare: se quella del potere o quella del servizio; quella del sistemarsi o quella del donarsi.

Oggi in particolare, facciamo fatica come cristiani, come chiesa a vedere come muoverci, come vivere la nostra fede, come orientarci nelle nebbie e nelle tenebre di questo nostro tempo non facile. Il Papa ci invita a tornare “al cuore” con la sua nuova enciclica, a quel cuore di Cristo da cui proviene tutto l’amore di Dio per noi, tutta la luce di cui abbiamo bisogno. Il Sinodo che si sta chiudendo a Roma ci indica la sinodalità come metodo del nostro camminare insieme per una chiesa più missionaria, ministeriale. Tuttavia facciamo fatica a vedere dove stiamo andando, che passi e scelte compiere.

E non vediamo perché restiamo avvolti nelle nostre paure, chiusi nel mantello delle nostre sicurezze e abitudini che invece il cieco ha saputo con coraggio e decisione gettare alle spalle. Come ciechi non vediamo dove stiamo andando in questo tempo di crisi, di fatiche, di abbandoni, di incertezze.

“Che cosa vuoi che io faccia per te?” così oggi si rivolge a noi il Signore Gesù.

Troviamo il coraggio, senza lasciarci intimidire dalla folla, da questa società che fa tacere e mette da parte quanti invocano Dio e lo cercano. Gridiamo anche noi con forza: “Che io veda Signore!” Vuole essere oggi anche la nostra invocazione, quella delle nostre comunità e della chiesa tutta, la supplica dell’umanità intera che cerca spiragli di luce in mezzo a tanta tenebra e violenza.

Che il Signore ci aiuti a vedere la strada da seguire, la sua strada e non le nostre, per ridare speranza ai nostri giorni, per riportare pace nei nostri cuori tormentati, per ritrovare coraggio per gesti di perdono, per parole di riconciliazione, per scelte concrete di fraternità e di condivisione.

Gesù chiama anche noi a incontrarlo. “Chiamatelo”. Non ci lascia mendicanti solitari ai bordi delle strade. Ci chiama, ci invita a portare a lui il nostro grido, la nostra cecità, pronto a guarire i nostri occhi e il nostro cuore.

Da Lui guariti e illuminati ritroviamo la capacità di diventare suoi strumenti, missionari inviati a offrire a tutti parole di incoraggiamento e di vita nuova. “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. E’ la chiamata a risorgere: Alzati!.

E’ parola per la comunità cieca, chiamata a rialzarsi. E per ciascuno di noi. Parola da regalare a quanti ancora oggi ai margini della strada, della vita, gridano il loro dolore e la loro notte: “Coraggio! Alzati”. Come discepoli, guariti diventiamo guaritori. Rialzati rialziamo. Chiamati chiamiamo all’incontro con Colui che è la vera Luce del mondo.

Andare a Gesù per trovare luce. Portare a Gesù perché tutti abbiano luce. E’ la missione della chiesa e di ciascuno di noi.

E’ quanto il mondo oggi inconsapevolmente attende.

 



sabato 19 ottobre 2024

"Tra voi non sia così" - XXIX domenica del tempo ordinario

 

“Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo… concedici di sedere uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Discepoli che pensano di ottenere privilegi seguendo Gesù, in particolare di riuscire a primeggiare e dominare sugli altri.

Che fatica fanno questi discepoli a capire il loro Maestro. Questo un po' ci consola belle nostre fragilità ma soprattutto ci invita a non cadere nella identica incomprensione.

“Tra voi non sia così”, risponde Gesù. “Chi vuole diventare grande fra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. E’ la via nuova che Gesù apre al discepolo e alla sua chiesa. Una via apparentemente strana in un mondo dove il potere è cercato e non solo da chi governa ma alla fine un po' da tutti; primeggiare, essere importanti, farsi valere, poter dominare qualcuno o qualcosa, sembra oggi il modo normale di essere e di vivere.

Fin da piccoli viene alimentata in noi una sete di potere. Un certo modo di educare, improntato alla competizione, non aiuta la nostra crescita serena, né tantomeno ci è di esempio lo scenario della politica e delle istituzioni: dappertutto si vede una corsa a prevaricare sull’altro per essere i primi. Alla fine gli altri ci appaiono come avversari, rivali o concorrenti.

E’ la sottile tentazione che si manifesta nel nostro piccolo quotidiano: sul luogo di lavoro, nel gruppo, perfino nella coppia a volte, e certamente anche nella comunità cristiana dove non mancano invidie, confronti, voglia di essere primi...  “Tra voi non sia così” avverte Gesù. Le sue parole suonano come chiaro e preciso invito a una ‘differenza’ che deve distinguere il discepolo e la chiesa, da coloro che governano e in genere dalla società tutta. Non si tratta solo di un generico invito. Quello che Gesù chiede è di essere come Lui, il Figlio di Dio che, invece del potere e della gloria, ha scelto di farsi servo e ultimo per amore. “Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita”. “Servo” è la parola che rivela il vero volto di Dio. Gesù è il Dio che si fa servo dell’umanità.

“Il giusto mio servo”, annunciava il profeta Isaia, “giustificherà molti”, aprirà cioè per tutti spiragli di luce, vie di vita. Gesù è il servo che è venuto a “prendere parte alle nostre debolezze” come ci ricorda la lettera agli Ebrei: possiamo dunque “accostarci con piena fiducia al trono – non del potere, del dominio ma – della grazia – dell’amore gratuito per noi, per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati nel momento opportuno”. Un servizio d’amore.

Dunque “tra voi non sia così” perché Dio non è così!

“Sono venuto per essere servo”. Servo della vita, della nostra vita, per renderci non schiavi ma figli liberi. Chi domina rende l’altro schiavo; chi serve invece rende l’altro signore. Il padrone esige, il servo invece dona. Il Dio che Gesù ci rivela non è padrone, ma servo. Servo per amore; per amore nostro. Perché “abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza”. (Gv.)

Come cristiani siamo chiamati a diventare anche noi come Gesù servi per amore e mai padroni di nessuno. Mai ricercatori di privilegi, di posizioni di prestigio, di onori. Solo così noi siamo suoi discepoli e sua chiesa.  

Oggi è la giornata missionaria mondiale, che si celebra durante il Sinodo convocato a Roma.

Missione è la capacità di servire testimoniando così il vangelo, la bella notizia di un Dio che non è padrone, ma servo. Così avviene l’evangelizzazione: facendoci solidali, non tanto con parole, ma con uno stile che fa trasparire lo stile stesso di Gesù, con una vita che sa mettersi a servizio di tutti e in particolare dei piccoli, degli ultimi, dei lontani. Perché tutti possano partecipare al banchetto della vita. E tutti siamo missionari in forza del nostro battesimo che ci ha resi figli di Dio a somiglianza del Figlio Gesù che si è fatto servo per noi. Come Lui anche noi quindi chiamati a testimoniare l’amore del Padre con gesti di servizio e disponibilità verso tutti.

“Tra voi dunque non sia così”: possano le nostre comunità imparare a vivere come Gesù ha vissuto; per essere chiesa che ha ancora la forza e la capacità di essere missionaria, portando a tutti il vangelo della gratuità e della misericordia, quel vangelo che ci offre, nel servire e nell’amare, la via della vera grandezza e realizzazione.

 

sabato 12 ottobre 2024

"Invitati a fare il salto" - XXVIII domenica del tempo rodinario

 

Oggi vi invito a seguire, passo passo, nel loro ordine, le tre letture ascoltate.

La prima. Due verbi emergono subito: “pregai” e “implorai”. Da questa azione viene un dono: “venne in me lo spirito di sapienza”. La conseguenza di questo dono è la gioia e la scoperta di aver ricevuto la ricchezza più grande: “la preferii a scettri e troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto. L’ho amata più della salute e della bellezza. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni”.

Mi pare essere l’opposto di quanto viviamo oggi. Siamo alla ricerca di tutt’altro: ricchezza, star bene, salute e bellezza, godersi la vita. Tutto ciò che è effimero, fugace, vano noi lo abbiamo trasformato in ‘tesoro’, bene assoluto. E così abbiamo perso la vera sapienza che sola permane e ci aiuterebbe a vivere una vita piena e vera.

Risuona quindi per noi un primo invito: cercare ciò che vale nella vita, “lo spirito di sapienza”. Sapendo che ci può essere donato solo dall’Alto attraverso la preghiera - “pregai, implorai” –. Ritornare a una relazione profonda e perseverante con Dio proprio attraverso la riscoperta della preghiera per essere uomini e donne saggi.

La seconda lettura. Questa sapienza da invocare e cercare è il Verbo di Dio, la Sua Parola. Essa ci è detto “è viva, efficace, tagliente; discerne” e illumina la nostra vita. Qui abita la vera sapienza che può dare sapore e verità alla nostra esistenza. 

Oggi invece preferiamo rimbambirci con altre parole sempre più vuote, ripetitive, ingannevoli. E così facendo rischiamo di navigare a vista, senza meta, senza scopo lasciandoci trascinare dalla corrente di chi parla di più e alza maggiormente la voce. 

Ritornare all’ascolto della Parola di Dio per diventare saggi e orientare al meglio la nostra esistenza è il secondo invito.

Terzo brano: il vangelo. Incontriamo nel nostro cammino, come quel giovane, Gesù. Lui è la Parola che si è fatta Carne proprio per camminare con noi e guidarci alla vita eterna. E’ questo il desiderio e la domanda di quel giovane. Speriamo sia anche il nostro desiderio. L’incontro con Lui è l’incontro con la vera sapienza che illumina i nostri passi. Bello questo incontro che ha il suo centro in uno sguardo: “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò”. Sentiamoci guardati così da Lui. Uno sguardo non giudicante ma amante, misericordioso. Sguardo che dice tutto il bene che Lui desidera per noi. Sguardo che si traduce in proposta: “vieni, seguimi”. “Una cosa sola ti manca” per essere veramente saggio, per imboccare la strada di una vita piena, staccati dalle tue sicurezze, dalla fortezza del tuo io, fatti dono come me, seguimi. «Una cosa sola ti manca, vendi tutto e dallo ai poveri», una cosa sola ti manca: passare dalle cose alle persone, dalla dottrina all’amore, dall’osservanza alla fantasia creativa di Dio. Dio non è un insieme di regole da rispettare, è di più, molto di più. E’ la vita piena che cerchiamo e desideriamo, è quel pezzo che ci manca per dare compimento alla nostra esistenza. E’ sapienza che vale più di ogni altra cosa. E’ parola che riscalda il cuore e sguardo d’amore che ci invita: ascoltami, vieni, seguimi. Lui non ti toglie nulla, ti offre tutto. Ti offre il centuplo già ora e la vita eterna.

E invece no: “se ne andò rattristato”. Triste se ne torna il giovane a casa: ancorato ai suoi beni non è riuscito a fare il salto, appesantito dalle cose e dai possessi non ha spiccato il volo, illuso di essere saggio perché ricco, non ha seguito Colui che solo è la vera sapienza, la Parola di verità e di vita. Triste, solo, con il vuoto dentro. Lui. 

E noi? Quanta tristezza c’è a volte in noi e nella vita di tanta gente. Troviamo il coraggio di fare il salto, di buttarci con fiducia a seguire Colui che è la sola Sapienza, la Parola vera, lo sguardo d’amore che incoraggia.  

“E noi che abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”? si interrogano i discepoli. Ci interroghiamo noi. “Già ora, cento volte tanto”, già ora un’esistenza aperta e condivisa, fraterna e solidale con tutti verso una pienezza di vita eterna che possiamo già ora gustare e assaporare se viviamo con il coraggio di seguire Gesù e di lasciarci guidare dalla sua Parola.