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sabato 20 novembre 2021

"Principio e fine di tutte le cose" - Festa di Gesù, re e signore dell'universo.

 Un dibattito serrato quello che oggi il vangelo ci presenta, che fa emergere il vero significato della regalità di Cristo e le conseguenze che ne derivano per tutti noi suoi discepoli.

Vediamone i passaggi principali.

Innanzitutto la frase di Gesù in risposta a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”. Non sta contrapponendo il cielo alla terra (come noi a volte pensiamo parlando di ‘regno dei cieli’), ma due mondi differenti: il mondo del potere e il mondo dell’amore, cioè il regno del potere e il regno dell’amore. Nell’uno sono presenti il dominio, la menzogna, che causano morte negli uomini, nell’altro il servizio e la verità che invece comunicano vita. Quindi il regno di Gesù non è di questo mondo perchè non è secondo la prassi del mondo, ma è in questo mondo, dentro e presente nella storia degli uomini.

E Gesù insiste su questa differenza: “il mio regno non è di quaggiù”. Quindi Gesù esclude che il suo regno abbia anche lontanamente le caratteristiche dei regni di questo mondo, basati sul potere. Dove si fa violenza, dove si abusa, dove il potere, il denaro e l'io sono aggressivi e voraci, Gesù dice: non passa di qui il mio regno.

Una seconda frase. Pilato afferma “Dunque tu sei re?” e Gesù risponde: “Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità”.

È re, cioè il primo di tutti, ma come aveva detto Lui stesso in varie occasioni: il primo è colui che si fa servo di tutti. Questa è la regalità che caratterizza Gesù. Regalità non è certo imitata dai governanti del mondo: essi spesso coltivano e soddisfano interessi e ambizioni personali non compatibili con l’idea di amore e di servizio. Non per nulla la parola che corre maggiormente sulla loro bocca è «vincere»: vincere elezioni, vincere avversari, vincere dibattiti, vincere…; le parole «amare» e «servire» rimangono assenti dal loro vocabolario e soprattutto dai loro calcoli economici e sociali.

Il regno di Dio invece viene con l’arrivo di Gesù che afferma:“Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità”. E verità è appunto quella luce che ci fa vedere la nostra vita come frutto dell’amore del Padre e come dono di amore.

Gesù testimonia la verità diventando, lui il figlio del Padre, dono per tutti, servo di tutti, diventando garanzia di perdono con la sua morte in croce. “Testimone fedele.. colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati… Alfa e omega, colui che è che era e che viene” ci ricorda l’Apocalisse.

Quando accogliamo Lui e facciamo come Lui, - ecco le conseguenze che ne derivano per noi - si fa visibile la novità del regno, il regno di Dio Padre, dove tutti sono fratelli.

Fratelli che sanno chi ascoltare perché “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Ascoltano con amore Gesù, ritenendolo unico re della loro vita, dei loro pensieri, del loro cuore.

La festa di oggi allora vuole condurci a fare di Gesù, della sua vita, la verità per la nostra vita.  Questo attraverso l’ascolto di Lui perchè “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”.

Ascoltare la sua voce significa lasciarsi guidare dalla sua Parola, dal suo esempio, da tutta la sua vita che ci manifesta l’amore vero del Padre.

Ascoltandolo diventiamo parte del suo regno, della sua famiglia, capaci di esserne anche i costruttori dentro questo mondo.

A ciò siamo chiamati: non ad adeguarci alla logica del mondo, bensì a costruire dentro il mondo, nella storia, un modo di vivere nella verità, che è Gesù.

Un vivere secondo il vangelo affinché cresca come seme e lievito quel Regno che Lui è venuto a portare e a testimoniare.

Regno che si compirà un giorno in tutta la sua pienezza, ma che fin d’ora chiede a noi di essere riconosciuto, testimoniato, fatto crescere con tutta la nostra vita.

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