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sabato 24 ottobre 2020

L'amore vuole TUTTO - Trentesima domenica del tempo ordinario

Il brano di oggi muove da un dottore della Legge che vuole tentare Gesù per metterlo ancora una volta alla prova.

La questione circa cosa fosse più importante osservare, riguardava la prima comunità cristiana a cui Matteo scrive; e riguarda anche noi oggi, che rischiamo di disperderci in una molteplicità di devozioni, pratiche, precetti, perdendo di vista l’essenziale, il cuore stesso della vita cristiana. L’amore. E’ questo il ‘cuore’ di tutto. E Gesù lo ripropone con chiarezza, ricavando l’indicazione proprio dai testi dell’antico testamento e arrivando a evidenziarne il primato assoluto.

Amare Dio, amare il prossimo. Primo e secondo in ordine di presentazione, ma unico inscindibile nuovo comandamento.

E’ l’amore nella sua totalità, ciò che dà significato e valore a osservanze, tradizioni, precetti… Essi risultano come svuotati di senso se non vengono attuati nella luce e nella prospettiva dell’amore. Amare è tutto. Amare con tutto noi stessi: corpo, mente, anima. Fare dell’amore il perno, il punto unificante di tutta la nostra vita.

E’ questo “tutto” che sorprende e forse un po’ ci spaventa. Un “tutto” che riguarda innanzitutto Dio: Lui non ama, Lui è amore. E’ tutto amore e lo è per tutti e tutti ama con tutto se stesso, con la totalità del suo essere amore (non ci dona qualcosa per amore, delle briciole, ma ci dona se stesso, tutta la sua vita!).

L’essere umano da Lui creato porta dentro di sé la chiamata all’amore: tutti noi sentiamo questa chiamata ad amare e ad essere amati. Sentiamo che senza amore la vita si spegne, muore. L’amore diventa ciò che dà senso alla vita, ciò che la rende significativa e dona ad essa immortalità, perché “più forte della morte è l’amore” (Cantico dei Cantici)

Il nostro amare diventa allora cammino, tensione verso la totalità. Gesù usa un verbo al futuro; non un imperativo, un comando “Ama”, ma piuttosto il futuro “Amerai”. Lo chiamerei un futuro espansivo… destinato cioè a crescere, a espandersi fino ad arrivare ad amare con tutto noi stessi, ad amare tutti, ad amare il Tutto. “Amerai il Signore… amerai il tuo prossimo”. E’ un ricordarci che l’amore è un cammino che chiede tempo, anche fatica e lotta, e amare è un’azione mai conclusa, che dura una vita intera perché della vita l’amore è il respiro vero, in continua espansione, come la vita stessa.

Questo cammino, questo tendere alla totalità porta a cogliere sempre più quanto sia inscindibile l’amore verso Dio e l’amore verso l’uomo: sono una cosa sola. Come Dio ama tutti, senza distinzioni, così noi siamo chiamati a un amore che si apre e si riversa su tutti. In particolare del debole e del povero, come già chiedeva il libro dell’Esodo (1 lettura) invitando a prestare attenzione e amore concreto agli stranieri, alle vedove e agli orfani, agli indigenti. Gesù poi apre a dimensioni di universalità questo invito di amare il prossimo abbracciando in esso anche il pagano, il peccatore, l’eunuco (omosessuale), la prostituta, il nemico.

E’ questa tensione alla totalità (amare tutti e amare con tutto noi stessi) che rende vero, autentico l’amore. Lo ha ricordato anche papa Francesco mercoledì all’udienza dicendo: Un antico detto dei primi monaci cristiani così recita: «Beato il monaco che, dopo Dio, considera tutti gli uomini come Dio» (Evagrio Pontico, Trattato sulla preghiera, n. 123). Chi adora Dio, ama i suoi figli. Chi rispetta Dio, rispetta gli esseri umani. Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Se tu preghi tanti rosari al giorno ma poi chiacchieri sugli altri, e poi hai rancore dentro, hai odio contro gli altri, questo è artificio puro, non è verità. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello»(1Gv4,19-21). Dio non sopporta l’«ateismo» di chi nega l’immagine divina che è impressa in ogni essere umano. Quell’ateismo di tutti i giorni: io credo in Dio ma con gli altri tengo la distanza e mi permetto di odiare gli altri. Questo è ateismo pratico. Non riconoscere la persona umana come immagine di Dio è un sacrilegio, è un abominio, è la peggior offesa che si può recare al tempio e all’altare”.

Il nostro amare prenda quindi sempre più le misure dall’amore di Dio che è amore senza misura e per tutti. “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. E’ la missione affidata alla Chiesa, a ciascun battezzato. Ogni giorno, in ogni luogo.

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