Siamo tutti, uomini e donne, cercatori di Dio, che lo si sappia o meno; anche chi si definisce ateo è a suo modo cercatore di un Dio per poterlo confutare o negare...
E’ dentro di noi, innata, la fame e la sete della Sorgente da cui proveniamo. Né è segno quel desiderio insaziabile di vita, di felicità, di realizzazione che ci abita.
Il monaco in particolare è colui che nella ricerca di Dio pone lo scopo di tutta la sua vita. Nella Regola (n.58) Benedetto infatti pone come requisito per l’accettazione del fratello in comunità questo, che “ricerca veramente Dio”.
Cercando Dio si arriva a conoscere se stessi, il senso della vita, del mondo intero. Tutta la regola di Benedetto evidenzia come, proprio nella ricerca di Dio, la nostra vita trova unità, armonia. Si diventa così ‘monos’ (monaco) uno, attorno a questo Dio che catalizza in Lui tutto ciò che siamo e facciamo, alimentando e facendo così crescere la vita nuova, scaturita dal Battesimo, la vita di figli di Dio.
Una ricerca non per nulla semplice e scontata ma che passa attraverso le strade impervie del nostro cuore e del nostro vissuto quotidiano. Una ricerca che chiede il coraggio di attraversare ferite e prove, momenti di dubbio e di lacerazione, attraverso una perseverante lotta quotidiana che ci conduce lentamente verso la luce.
In questo cammino il Dio ricercato non resta impassibile, in attesa, bensì si muove verso di noi, cammina anch’egli alla nostra ricerca. E’ un Dio che “scende”, si abbassa, entra nella nostra umanità.
Benedetto poi ci indica la strada che questa ricerca deve intraprendere: quella dell’umiltà. Suggerisce dodici gradini… ma non per salire a Lui, piuttosto per scendere verso di Lui e incontrarlo nel piccolo, nel quotidiano, in tutto ciò che è profondamente umano.
Questa strada altro non è che Gesù, il “mite e umile di cuore” che ci invita ad andare a Lui per trovare ristoro, ancor più, come dice il vangelo di oggi, per trovare “il centlupo”, cioè l’unità, la pienezza della vita, la sua piena fecondità.
Al n. 72 della Regola Benedetto chiede che i suoi monaci “non antepongano assolutamente nulla a Cristo”: sì perché solo Lui è la strada che porta all’incontro con “quel Dio che dobbiamo cercare ancora, cercare sempre, cercare insieme” (B.Calati).
Così, passo dopo passo, tutto può trovare unità, tutto può diventare spinta in avanti verso questo Dio che Gesù ci ha rivelato e che tutto avvolge e in tutto lascia intravvedere il suo volto.
Sia questo anche il nostro cammino, di donne e uomini in ricerca, per dare bellezza, fecondità, pienezza alla nostra vita. Facciamo sì che anche questo luogo del monastero di s.Benedetto diventi un richiamo costante a muovere i nostri passi verso di Lui e ci aiuti anche concretamente in questa ricerca. Diventi sempre più luogo accogliente dove vivere, nell’ascolto della Parola e secondo le sagge indicazioni della Regola, questo invito a diventare anche noi, sulle orme di s.Benedetto, ricercatori appassionati di un Dio che da sempre ama ciascuno di noi e l’intera umanità con amore appassionato.
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