Tutto nel Natale è movimento: da Giuseppe e Maria che vanno da Nazareth
a Betlemme per il censimento e poi in Egitto per fuggire da Erode; dagli angeli
impegnati in messaggi e sogni, ai pastori messi in cammino nel mezzo della
notte…
Ma soprattutto questa festa dell’Epifania sottolinea maggiormente questo
movimento. L’episodio dei Magi è tutto un andare e venire di gente, di stelle,
di re e di scribi.
Questi personaggi che vengono da lontano sono simbolo di popoli interi
in movimento, così come già il profeta Isaia annunciava: “cammineranno le genti… vengono da lontano... tutti verranno”. Un
movimento globale, universale: l’universo intero, le stelle e gli uomini, sono
in movimento.
Nasce un primo pensiero: la vita degli uomini, la nostra vita è cammino,
ricerca, tensione verso un oltre… Vietato fermarsi, rassegnarsi, pensarsi
arrivati: siamo tutti in movimento.
Ma qual è la causa di questo camminare, muoversi?
La causa è il movimento più importante: quello di Dio verso l’uomo, di
Dio che si è fatto uomo in Gesù. E’ questa Sua presenza in mezzo a noi che
provoca ricerca, il muoversi di popoli e di creature.
Gesù è il punto in cui convergono
i più profondi aneliti che dal creato salgono. Tutto e tutti si muovono verso
di Lui, consapevoli o meno. La stella come i Magi, ma anche Erode e i suoi
scribi: che lo riconoscano o meno, di fatto da Lui sono interpellati, chiamati
a prendere posizione.
“Le genti sono chiamate in
Cristo a partecipare alla sua stessa eredità” scrive Paolo, ad aver parte alla sua stessa vita, la vita dei figli di
Dio.
Nasce un secondo pensiero: Gesù è il centro della storia, del mondo e –
lo speriamo – anche della nostra stessa vita. Solo convergendo verso di Lui
possiamo trovare pienezza e “formare lo
stesso corpo”, fare unità, fraternità.
Dio fatto uomo in Gesù, dal di dentro dell’umanità, spinge l’umanità
stessa a ricercarlo, a incontrarlo. Ma dove? L’episodio dei Magi, come quello
della notte di Natale, ci invita a riconoscerlo nell’umanità stessa, quella più
nascosta, fragile, piccola, povera; in un bambino in braccio a sua madre.
I Magi sono stati capaci di riconoscerlo, di orientare a Lui il loro
cammino, mettendo alle spalle sicurezze, calcoli, certezze. A differenza di
Erode e degli abitanti di Gerusalemme, chiusi nelle loro paure e nella
presunzione di conoscere già tutto.
Nasce allora un terzo pensiero: diventare cercatori di Dio dentro l’umanità,
nella ferialità, nella vita e nelle relazioni quotidiane, mettendo alle spalle anche
noi, certezze, sicurezze, pretese e paure. Grandissima sarà anche per noi la
gioia di questa scoperta, della Sua presenza in mezzo a noi.
Questo incontro con Gesù diventa poi un nuovo inizio. Da Lui il
movimento riparte, continua. Ma non più come prima. “Per un’altra strada fecero ritorno” scrive Matteo chiudendo il
racconto dei Magi. C’è un nuovo cammino che si apre.
Nasce allora un ultimo pensiero. L’incontro con Gesù non ci rende degli
arrivati, ma dei mandati; ci fa missionari, ci rimette in cammino, come i Magi,
su strade diverse: non più le nostre strade, ma le sue, le strade del suo
Vangelo, della Sua Parola che chiede di poter arrivare al cuore di ogni uomo e
donna. Missionari per portare ovunque la notizia dell’amore di Dio che è per
tutti, senza confini, e che tutti vuole unire a sé.
Ecco l’Epifania: la festa della manifestazione di Dio alle genti; una
manifestazione che chiama alla ricerca, a un incontro imprevedibile, che apre a
cammini nuovi.
Come cristiani e come chiesa, la festa di oggi ci invita a non sentirci
degli arrivati, ormai assopiti in una vita cristiana scontata e puramente
ripetitiva; ci chiama ad essere uomini e donne in movimento, con tutti gli
uomini e le donne di ogni popolo e nazione, per incontrare il Dio fatto uomo, Gesù;
trovare in Lui l’unico davanti al quale val la pena di prostrarsi e di adorare;
infine portare a Lui tutti coloro che incontriamo.
L’Epifania è il Natale che
si espande a tutti i popoli e alle genti, e che troverà nella Pasqua annunciata
la piena manifestazione di questo amore di Dio che muove verso di Lui l’umanità
intera, che “che move il sole e le altre
stelle” (Dante), tutto l’universo a una comunione e una gioia senza fine.
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