Quest’anno
desidero rivolgere a tutti voi gli auguri utilizzando un’immagine particolare,
quella della scala…
La scala
alla quale mi riferisco è quella che sognò Giacobbe, nelle prime pagine della
Bibbia, dove si racconta: «Giacobbe fece un sogno: una scala poggiava sulla
terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava
davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre. Ecco, io
sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai» (Gen.
28,12-17).
Questo sogno trova la sua realizzazione nel Natale di Gesù.
Il racconto del vangelo infatti ci parla di terra e cielo che
si incontrano, di uomini e angeli che dialogano, di gloria a Dio nei cieli e di
pace agli uomini sulla terra.
La nascita di Gesù che oggi celebriamo ci annuncia che cielo
e terra si sono abbracciati, si sono uniti, si sono fusi insieme. Dio e uomo si
stringono in un abbraccio che non potrà mai più essere sciolto. E la scala sta
a simboleggiare questo incontro. Sta anche a ricordarci la via che rende
possibile tutto ciò. Forse per noi la scala è un’immagine che evoca il salire
in alto: la utilizziamo infatti quando occorre andare su un tetto, raggiungere
uno spazio elevato. E tante volte nella vita diventa, purtroppo, simbolo del
nostro modo di agire: sovrastare gli altri, scalare il successo, e non importa
se per fare questo mettiamo sotto i piedi le persone, gli affetti, e forse
anche la nostra dignità. La vita diventa una scalata…
Nel Natale invece Dio ci indica che la via che lui segue non
è la scalata, ma la discesa. Potremmo dire che Dio usa la scala per scendere
verso di noi, per abbassarsi, per mettersi al nostro fianco, per condividere
fino in fondo la nostra umanità. “Discese
dal cielo” professeremo fra poco nel Credo. Natale è questo abbassamento di
Dio che si fa uomo tra gli uomini, piccolo tra i piccoli, povero trai poveri.
Ma è proprio in questo abbassamento-discesa che avviene il dono più grande: la
Sua vita divina diventa la nostra vita, veniamo resi partecipi della sua stessa
vita così da riconoscerci figli di Dio, così da poter, con Lui, salire fino
alla dignità di figli: “Dio si è fatto
uomo perché l’uomo diventi Dio” affermavano i padri della Chiesa. Ecco il
Natale. Il cielo in terra, la terra impastata di cielo, “la terra incinta di cielo” direbbe E.Ronchi. Sì, noi siamo terra
incinta di cielo; abbiamo in noi il cielo, la stessa vita di Dio e siamo
chiamati a generarla, a darle carne.
Grande mistero di incarnazione; ma ancor più grande dono che
ci infonde speranza, coraggio, fiducia, gioia. Non c’è nulla di umano, di
terreno che non abbia valore e dignità perchè dal Natale di Gesù il cielo ha
avvolto la terra. E’ il canto degli angeli che come a Giacobbe ci ripetono: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla
terra pace agli uomini che egli ama”. Il Signore è con te, ti proteggerà
dovunque andrai.
La pace è qui con me, con noi. Con Gesù l’uomo ritrova se
stesso, la terra riacquista tutta la sua bellezza e splendore, l’umanità
diventa una famiglia chiamata sempre più a generare il cielo su questa terra, a
renderla feconda di bene, di pace, di giustizia, di rispetto per ogni creatura,
di accoglienza.
“Il popolo che
camminava nelle tenebre vide una grande luce”: la luce del cielo rischiara
la terra perché l’umanità comprenda che è chiamata con Dio a spezzare ogni giogo
che opprime, a “bruciare e dare in pasto
al fuoco ogni calzatura di soldato e ogni mantello intriso di sangue”. Basta
violenza, armi, odio, guerra. Nel mondo come nelle nostre case. ”Ci è stato dato un figlio” Siamo stati
resi figli. Natale è vita che nasce, è cielo che illumina questa nostra terra
di tenebra. Che ognuno di noi – questo è l’augurio – porti un po’ di cielo in
questa terra, dentro le nostre famiglie, nelle comunità, nella società. Perché
– dice P.Francesco: “Fare Natale è
accogliere in terra le sorprese del cielo. Non si può vivere terra-terra,
quando il Cielo ha portato le sue novità nel mondo. Natale inaugura un’epoca
nuova dove la vita non si programma, ma si dona; dove non si vive più per sé,
in base ai propri gusti, ma per Dio; e con Dio, perché da Natale Dio è il
Dio-con-noi, che vive con noi, che cammina con noi.”
Nessun commento:
Posta un commento